di Giampiero Vargiu

Il quadro che si delinea a livello mondiale oggi non lascia ben sperare per il futuro. Come minimo ci dà una misura di quanto c’è da fare per costruire un modello di Società Umana inclusiva, democratica, rispettosa dei generi, delle religioni degli altri e che elimina tutte le disuguaglianze, divenute sempre più enormi e insopportabili.

Raccontavo qualche tempo fa di una manifestazione a Piacenza più unica che rara. Un corteo di uomini che scendono in strada contro la violenza sulle donne. A Piacenza aveva sfilato un corteo pensato per tutti, uomini e donne, ma in nome del supporto maschile contro le molestie, i femminicidi e ogni forma di sopruso verso il sesso femminile.

I fatti più recenti non mi pare abbiano portato a una benchè minima inversione di tendenza.

La lotta ai cambiamenti climatici, gli incendi che stanno devastando il mondo, le grandi migrazioni dalla povertà e dalle guerre, le devastazioni delle foreste fluviali, l’affannosa ricerca di terre rare per i dispositivi tecnologici avanzati, le guerre per il petrolio e il gas, la crisi in Afghanistan con le sue conseguenze, soprattutto, sulle donne e i bambini, la corsa agli armamenti, la pochissima consapevolezza che la complessità di oggi impone un governo mondiale vero e convinto nell’interesse complessivo dell’Umanità, le difficoltà dell’Europa ad assumere un ruolo determinante nella geopolitica mondiale, il senso di incertezza e impreparazione di fronte alla pandemia da coronavirus, che evolve come una corsa sulle montagne russe. Uno scenario che può lasciare sgomenti.

In questo scenario cupo, mi sento di tirare un sospiro di sollievo, che mi viene da quanto sta emergendo dal G20 sull’empowerment femminile.

Quest’anno l’Italia ha la presidenza del G20. A fine ottobre si riuniranno a Roma i capi di Stato e di governo di 19 Paesi più i rappresentanti dell’Unione europea, che insieme rappresentano l’85% del PIL mondiale. In vista dell’evento, la Women20 – il Gruppo del G20 che si occupa di uguaglianza di genere e rappresenta la società civile – ha organizzato due eventi. Il primo ha riguardato una tre giorni, che si è tenuta a Roma tra il 13 e il 15 luglio scorsi. Il secondo è stata la Conferenza W20 (G20 Conference on Women’s Empowerment), che si è tenuta a Santa Margherita Ligure il 26 agosto appena trascorso e che fa parte degli eventi previsti in vista del G20 di fine ottobre prossimo.

L’obiettivo principale delle due iniziative è stato quello di elaborare delle proposte da portare all’attenzione del vertice del G20, a presidenza italiana, che si terrà a Roma il 30 e il 31 ottobre 2021.

La tre giorni di Roma è stata un’occasione per discutere di lavoro e imprenditorialità femminile, di opportunità offerte dallo sviluppo digitale, di accesso all’istruzione e ai servizi di cura, di presenza paritaria nei luoghi decisionali, ma anche di divario salariale e tecnologico, di contrasto agli stereotipi di genere e alla violenza sulle donne.

Sono state presenti scienziate, economiste, donne che lottano per i diritti della propria terra, con l’obiettivo di “rimettere le donne al centro del cambiamento” e tracciare una “roadmap per l’uguaglianza”, come ha detto Linda Laura Sabbadini, presidente di Women20.

Le statistiche internazionali dicono che la pandemia ha ulteriormente aumentato le disuguaglianze, allontanando l’obiettivo di una vera parità a livello globale. “Le donne sono il 24% più vulnerabili nel perdere il lavoro e nel subire cali più marcati del reddito. Il divario retributivo di genere, già elevato, si è ampliato, anche nel settore sanitario”, conferma l’Onu.

Un’altra generazione di donne “dovrà attendere la parità di genere, per colmare il divario globale ci vorranno 135,6 anni”, calcola il World Economic Forum (WEF), che nel suo rapporto annuale ci dà una misura delle sfide che ci attendono. Per esempio, in politica il divario di genere resta il più significativo: in 156 Paesi del mondo, le donne rappresentano solo il 26,1% di circa 35mila seggi parlamentari e solo il 22,6% di oltre 3.400 ministri nel mondo. Inoltre, come dice il WEF, anche nella partecipazione alla vita economica il divario è sostanziale: tra le posizioni di vertice le donne nel mondo rappresentano ancora solo il 27% di tutti i manager.

Dall’evento che si è tenuto a Santa Margherita Ligure i “Grandi” della terra (i Paesi del G20) avranno sul tavolo i risultati del Women20.

Il “Comunicato finale del WG20” di Santa Margherita Ligure si articola in cinque punti e una serie di “focus”, tra i quali il primo è dedicato agli stereotipi.

Si è parlato di equità sanitaria e medicina di genere, imprenditorialità e finanza femminile, empowerment digitale, lavoro, violenza contro donne e ragazze e violenza di genere, sostenibilità ambientale.

Nelle raccomandazioni finali sono stati invitati i membri del G20 a stabilire un meccanismo chiaro per monitorare i progressi e la responsabilità sugli impegni in materia di parità di genere.

La sintesi del Comunicato finale è stata racchiusa nei seguenti 5 punti:

  1. Porre la parità di genere al centro delle decisioni di bilancio creando modelli economici inclusivi e innovativi che funzionino per le donne e si concentrino sul raggiungimento del benessere umano;
  2. Garantire un’equa rappresentanza delle donne a tutti i livelli decisionali negli organismi pubblici e privati, nazionali e globali, politici ed economici entro il 2030; adottare piani pluriennali per raggiungere questo obiettivo e monitorare annualmente i progressi;
  3. Raccogliere, analizzare e riferire su tutte le aree identificate in questo Comunicato utilizzando dati disaggregati e sensibili al genere;
  4. Sviluppare valutazioni dell’impatto di genere, senza lasciare indietro nessuno, nella progettazione, attuazione, monitoraggio e valutazione di tutte le iniziative legislative, politiche, strategiche e programmatiche, compresi i piani di ricostruzione post-pandemia e le strategie di risposta climatica;
  5. Promuovere l’istruzione investendo in infrastrutture per garantire che donne e ragazze abbiano accesso e partecipino all’istruzione prescolastica e terziaria, compresa l’istruzione precoce e i programmi STEAM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Arti e Matematica); rafforzare la formazione tecnica e professionale, le competenze digitali, finanziarie e imprenditoriali e l’apprendimento permanente. Questo per consentire alle donne di garantire un’occupazione di qualità con la formazione continua e la progressione durante le interruzioni di carriera.

In particolare, a seguito del focus sugli stereotipi, i Governi del G20 vengono impegnati a formulare Piani Nazionali per affrontare gli stereotipi di genere entro i prossimi tre anni, sostenere le organizzazioni che affrontano questi problemi e stanziare fondi per l’attuazione delle politiche.

In occasione dell’evento di Santa Margherita Ligure, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha chiesto un impegno al G20 perché sia fatto tutto il possibile perché le donne afghane mantengano le loro libertà e i loro diritti fondamentali, in particolare, il diritto all’istruzione. 

Nella situazione di estrema difficoltà, il fatto che le donne stiano assumendo un ruolo attivo, forte e unito fa ben sperare in un futuro migliore. Potrebbero essere le donne a innescare una rivoluzione pacifica, che serve per cambiare il mondo. La pace e il progresso equo e sostenibile vanno perseguiti e costruiti con la Politica con la P maiuscola, lasciando, finalmente, da parte i piccoli cortili, compresi quelli della nostra “casa Italia”.