di Riccardo Scintu

Qualche settimana fa ho scritto un post in cui, umilmente, sostenevo che è necessario scardinare il distanziamento sociale che a Oristano è arrivato, come una maledizione, ben prima del Covid. Dicevo questo anche, ma non solo, in prospettiva delle elezioni amministrative 2022, che sembrano lontane e invece ci piomberanno addosso senza darci preavviso. Il post non voleva essere un manifesto Politico, però alcuni che sono intervenuti l’hanno letto in questi termini, come una proposta politica sedicente innovativa e in discontinuità con il panorama politico amministrativo della nostra città. In particolare, qulcuno mi ha chiesto (cito): “per far che? E come? E con quali mezzi, e, soprattutto, persone?”

Se mi si chiede un piano operativo che preveda modalità, mezzi e persone, allora si sta confondendo un suggeritore con un leader, che mio malgrado non credo di essere. In altre parole, non credo di essere io il potenziale artefice, il centro aggregatore intorno al quale costruire l’alternativa politica alla situazione esistente. Non credo di esserlo perché, pur abitando Oristano e avendo (avuto) un ruolo all’interno della vita politica oristanese, non ho la presunzione di essere la persona su cui i miei concittadini possano investire ad occhi chiusi.

Chi segue la pagina di Oristano e Oltre (oristanoeoltre.it), sa che in passato ho scritto la mia personale opinione su cosa non va bene a Oristano ( “Odiare” Oristano: un obbligo morale) e su cosa andrebbe fatto (Ma quindi, cosa si può fare per amare, finalmente, Oristano?), ma quelle sono mie opinioni che non rappresentano un punto di arrivo, al massimo sono delle idee che possono essere prese in considerazione dalle persone che accettano un metodo di lavoro, che si basi su alcuni principi cardine. Su questo credo di poter dare un contributo, nel proporre dei principi di fondo da cui partire: 

1. Le persone sono più importanti delle organizzazioni. Una proposta civica deve tenere in considerazione le esigenze delle persone, delle famiglie e dei soggetti fragili, non quelle delle aziende, delle associazioni di categoria, dei sindacati e degli altri soggetti collettivi. Dico questo perché troppo spesso le organizzazioni hanno come principale finalità quella di sopravvivere, non considerando i bisogni, le aspettative e le emergenze delle persone.

2. Il programma si costruisce sull’ascolto dei bisogni e sulla programmazione operativa delle politiche. Non sembri una frase fatta: abbiamo avuto amministratori che troppo spesso hanno creduto di essere depositari unici del sapere e che non hanno voluto confrontarsi con gli altri, semplicemente perché troppo spesso hanno creduto che le persone, tutte le persone, agiscano con egoismo e che solo i pochi unti dal successo elettorale potessero interpretare i bisogni della comunità. Io credo che il programma si scriva insieme, attraverso un metodo “deliberativo” e che chi si propone di governare la città trovi soluzioni, politiche, tecniche e sociali, per raggiungere gli obietti vi prefissati. In altre parole, l’agenda è patrimonio comune, l’onere per raggiungere i risultati è degli eletti.

3. I servizi sono il fine ultimo del Comune. Il Comune fa anche altro (opere pubbliche, imposizione imposte etc.), ma il vero obiettivo è fornire servizi, non prebende, non favori, ma servizi. Molto spesso si misura il livello di successo di un’amministrazione sui soldi spesi (e magari su quelli elargiti a imprese locali), ma un nuovo soggetto civico non dovrebbe avere favori da fare, bensì servizi da esigere e da garantire. Ecco la differenza tra la politica e la Politica.

4. Tutto va fatto in piena trasparenza: gli obiettivi, le aspettative, le disponibilità vanno dichiarate pubblicamente e non nelle più o meno affollate segrete stanze. Il progetto dovrà essere ambizioso e pragmatico, ma soprattutto chiaro, spiegato, conosciuto. 

5. Chi allora? Chiunque accetti questi principi, ci sono anche all’interno dei partiti, ma sicuramente ci sono genitori, nonni e ragazzi che hanno la capacità di leggere, di conoscere la città e di articolare delle politiche per migliorarla.


Riccardo Scintu