di Giampiero Vargiu

Tra i fatti di terrorismo in Francia, la pandemia da coronavirus e le elezioni negli Stati Uniti d’America, il mondo è davvero scosso da eventi preoccupanti, molto difficili da interpretare e dei quali è difficile vedere l’approdo.

Voglio provare a esprimere la mia preoccupazione per la situazione attuale negli USA e per la situazione che potrebbe verificarsi il 4 novembre prossimo, il giorno successivo alle elezioni nella realtà in grado ancora oggi di influenzare la situazione geopolitica dell’intera terra.

Prendo spunto da vari inserti e speciali, che sarebbe importante leggere e rileggere con molta attenzione, pubblicati dal “CORRIERE DELLA SERA” il 28 ottobre scorso e da “il manifesto” il 30 ottobre scorso.

Come scrive Guido Moltedo su “il manifesto”, il ciclone Trump sembrerebbe perdere impeto e il meteo politico sembra annunciare una giornata di cielo sereno il giorno dopo l’Election Day. Lo sperano in tanti, anche tra i conservatori.

Lo stesso giornalista mette in evidenza due considerazioni apparentemente contrastanti tra loro. Le tante, troppe malefatte personali e politiche che dovrebbero rendere impossibile la sua rielezione e il fatto che George W. Bush fu rieletto nel 2004 nonostante avesse scatenato due guerre, quella dell’Afghanistan, subito dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 e quella dell’Iraq nel 2003, dopo la falsa accusa all’Iraq stesso di possedere armi di distruzione di massa. La motivazione in quella occasione fu “Non si cambia il comandante mentre una guerra è in corso”.

Può succedere che la guerra contro il coronavirus riproduca gli stessi effetti?

Ritengo sia utile andare oltre queste considerazioni e valutare quali sono le poste in gioco nelle elezioni del Presidente degli USA, che riguardano anche le elezioni dei senatori.

Cito i fatti che mi sembrano più dirompenti. Nei suoi quattro anni di presidenza, Trump ha rimesso in questione, o tentato di farlo in tutti i modi, l’adesione del suo paese agli accordi sui cambiamenti climatici, la chiusura graduale delle centrali a carbone, la partecipazione alla NATO, gli accordi sul nucleare con l’Iran nei quali aveva avuto un ruolo importante l’Unione Europea, l’esigenza di regolamentare l’uso facile delle armi da parte dei cittadini, ha riconosciuto Gerusalemme come capitale dello Stato d’Israele scatenando le ire di molti paesi islamici, ha rapporti poco chiari con la Russia e ha scatenato una guerra commerciale con il mondo intero e, in particolare, con la Cina. Inoltre, ha tentato, pur non riuscendoci, di rimettere in discussione la riforma della sanità americana di Obama, che l’aveva resa più accessibile alle persone più disagiate, ha dato spazio ai suprematisti bianchi e favorito l’emergere del razzismo più odioso. Disconosce la pericolosità della pandemia da coronavirus contro il parere dei suoi stessi consulenti scientifici e ha messo metà degli americani contro l’altra metà. Queste forme di radicalizzazione è riuscito a portarle in tutto il mondo, Italia compresa: il sistema dell’informazione e delle Big Tech senza regole sta minacciando l’essenza stessa delle democrazie.

Ma la cosa che mi sembra più inquietante è che ha già messo le mani avanti su un suo possibile disconoscimento del risultato delle elezioni nel suo paese nel caso fossero a lui avverse.

Ecco, nonostante tutte queste sue scelte, rischia di rivincere le elezioni.

Pur nella confusione mentale che può ingenerare questa ipotetica possibilità, cerco di darmi delle spiegazioni.

Mi soffermo su due riflessioni che mi vengono spontanee.

La prima considerazione che mi viene spontanea è che chi poteva portare avanti delle proposte alternative ha, quantomeno, balbettato e non riesce a proporre e, soprattutto, a concretizzare un modello di società equa e sostenibile. Una proposta di un modello di società diversa da quella di Trump, in grado di disegnare un mondo migliore, con un linguaggio comprensibile da tutti e adeguato alla “Società dell’informazione”. Forse, c’è anche il fatto che le regole elettorali non consentono ai cittadini di farsi rappresentare da persone che sono coerenti con questi obiettivi.

La seconda riguarda il fatto che la ricerca affannosa dell’uomo della provvidenza, dell’uomo forte, del leaderismo spinto porta sempre sull’orlo del baratro senza possibilità di ritorno, nonostante la storia si sia incaricata in lungo e in largo di dimostrare i fallimenti e i disastri di queste scelte.

La terza considerazione che evidenzio è la necessità che la Unione Europea è, forse, l’unica realtà che, se unita anche dal punto di vista politico, con una sua politica sui diritti sociali e in materia di ambiente, di politica estera, di difesa e commerciale, può giocare un ruolo positivo nello scenario mondiale e, quantomeno, attenuare le contrapposizioni frontali scatenate, soprattutto, da Trump per questioni di potere politico ed economico.

Ma è possibile che ha ragione chi continua a dire che l’uomo è si l’animale più intelligente, ma anche quello più stupido?

Io non sono di questo parere. Penso che la Democrazia sia il modello di organizzazione della società umana migliore. Necessità di continuo impegno da parte di chi ci crede, dei politici che vogliono riaffermarne i valori con scelte coerenti e dei cittadini che devono sentirsi parte di questa comunità di valori partecipando alle scelte che li riguardano. Nonostante la pandemia, il terrorismo e, nonostante, Trump.