Ho fatto un brevissimo commento al recente Post di Giampiero Vargiu ( ” Ai tempi del coronavirus. Cosa ci salverà?” ), pubblicato nel sito dell’Associazione www.oristanoeoltre.it. In esso ho sottolineato in estrema sintesi alcuni spunti sui quali, in questo periodo di estrema difficoltà, ognuno di noi dovrebbe approfondire la riflessione con spirito critico ed autocritico, affinché il Paese, che è un grande Paese, non s’inclini lungo una deriva che finisca per distruggere progressivamente i principi fondamentali e fondanti, costituzionalmente protetti, che hanno fatto dell’Italia il grande Paese che è.

In questo Post vorrei chiarire più diffusamente qualche aspetto.

Stacey Abbate, un’amica moglie americana di un carissimo amico ( Patrick Abbate, cui mi lega tra l’altro un comune trascorso chitarristico e la fondazione del gruppo musicale “173 Ensemble” ) e con la quale mi ritrovo spesso su ragionamenti della stessa lunghezza d’onda, ha recentemente polemizzato via face book su certi atteggiamenti dei suoi connazionali americani; contrapponendovi lo spirito che individua invece in Italia in questo momento di grande difficoltà.

Il riferimento all’America ha una sua ragione d’essere, in quanto ispiratrice di molte teorie, modelli gestionali e scelte economico-sociali che hanno interessato per osmosi l’Europa, l’Italia e dove in quest’ultima sorreggono ed ispirano molte delle proposte economiche e sociali della coalizione di destra.

Personalmente ho sempre rifiutato concettualmente l’impostazione comunista sovietica per la sua natura dittatoriale ( c.d. del proletariato prima, oligarchica adesso ), ma guardo altresì in modo assai critico anche all’impianto statuale socio-economico dell’America, condividendone le scelte con il bilancino del farmacista e dopo approfondite analisi.

Ne critico, in particolare, l’impianto socio-economico permeato da un eccesso di “Privatizzazione” e da un’esaltazione oltre misura delle logiche del “Profitto”, costituenti elementi statuali fondanti che diluiscono, sin quasi ad annullare, il principio di solidarietà sociale oltre il limite di accettabilità; ponendosi a base di intollerabili disuguaglianze socio-economiche.

Per chi ne abbia interesse segnalo che in molti Post sono state analizzate con argomentazioni critiche le proposte della destra nazionale direttamente ispirate a teorie, scelte e modelli gestionali americani. Li cito: ” Flat tax, le osservazioni di Giampiero Vargiu: una chiosa a sostegno “; “Flat tax: importanti picconatori crescono nei dintorni, pur se al di fuori del governo giallo-verde”; ” Ancora sulla flat tax: anche i più accesi sostenitori la considerano inefficace”; ” È possibile un patto sociale per quella che può considerarsi una questione sociale?”; “Flat tax e abolizione della tassa di successione: a chi il fumo e a chi l’arrosto”.

La vicenda del coronavirus, che ci sta tormentando, dovrebbe indurci ad una profonda riflessione sui fondamenti del nostro stato sociale; sul nostro contributo di cittadini a mantenerlo in salute; sul rischio di una dispersione della rete di protezione sociale esistente, inseguendo scelte politiche che rischiano la lesione e l’allentamento di questa protezione; recuperando, ove sia il caso, la consapevolezza che, al contrario, dobbiamo assumere comportamenti idonei a pretendere scelte politiche finalizzate al suo progressivo rafforzamento.

Sotto questo profilo la vicenda che stiamo vivendo ha intanto e comunque posto in luce una circostanza: la fondamentale importanza di avere un Sistema Sanitario Pubblico Nazionale, che lungi dai reiterati tentativi di smantellamento privatistico va invece rafforzato significativamente nella sua natura “pubblica”.

In quest’ottica mai fu più vero quanto, nell’anticipazione relativa al suo ultimo libro, dichiara il nobel per l’economia Joseph Stiglitz ( “Popoli, Potere e profitti” – ed. Einaudi in libreria dal 17/3/2020 ) e cioè che eventi come questo “»confermano l’assunto principale del mio libro. Ovvero: quando la gente ha bisogno di essere protetta da rischi seri, si rivolge allo Stato, non certo ai privati” ( intervista de “Il Venerd씝 n. 1669 del 13/3/2020 ).

Un’osservazione che spazza in un solo colpo tutte le tentazioni di eccessi di diffusione privatistica nei campi fondamentali del nostro stato sociale: Sanità, Istruzione, Pensioni, Reti di previdenza e tutela sociale, Casa; che sono le tentazioni striscianti di acritica imitazione di modelli U.S.A. della coalizione della destra nazionale.

Sottolinea Stiglitz che oltre la metà degli americani, 150 milioni di persone, ha meno di 1000 dollari in banca e che la stessa percentuale di popolazione possiede cumulativamente meno ricchezza dei tre principali miliardari: Jeff Bezos, Bill Gates e Warren Buffet. Effetto primo riconducibile a logiche di “regressività” fiscale ( di cui la Flat Tax costituisce strumento funzionale ), connesse all’applicazione delle teorie di Trickle down economics, per cui gli sconti fiscali ai ricchi avrebbero dovuto provocare un dinamismo che alla fine si sarebbe riverberato positivamente ( per sgocciolamento !!? ) sui poveri, con la creazione di lavoro. Scelte che pur rivelatesi fallimentari si vorrebbero comunque importare, nella concezione della destra, anche in Italia; laddove c’è al contrario bisogno di valorizzare al meglio l’attuale e costituzionale principio di “progressività” fiscale, che caratterizza il nostro sistema.

La disuguaglianza è invero un fenomeno mondiale, considerato che l’1% più ricco possiede il 44% della ricchezza mondiale ( fonte: Credit Suisse Global Weath Report 2019 ) ed interessa da vicino anche l’Italia, anche se non in questa misura; ma nessun altro Paese dell’OCSE è diseguale come l’America, dove l’1% della popolazione detiene il 42,5% della ricchezza (( fonte:OCDE ). Un risultato frutto di un’impostazione di uno Stato dove “Privatizzazione” e “Profitto” sono stati assunti a pilastri fondanti che hanno coartato ogni altro aspetto sociale. Uno Stato dove, sottolinea Stiglitz, è presente una Sanità Privata che è in assoluto la più cara ed inefficiente. Una realtà che vede milioni di di persone prive di reti di salvataggio.

Teniamoci ben saldo il nostro complessivo sistema statuale ed i principi di solidarietà sociale su cui si fonda e pretendiamone invece politicamente un consolidamento ed un progressivo ampliamento, che veda l’attuazione di politiche, possibilmente di respiro anche europeo, finalizzate come sostiene Stiglitz ad “» intervenire sulla cosiddetta redistribuzione, ovvero sul modo in cui si formano i redditi, alzando quelli minimi e ridando potere ai sindacati e agli organismi antitrust » potenziare la redistribuzione eliminando la regressività fiscale e gli sconti fiscali di cui si sono avvantaggiati i ricchi, fino a pensare a serie patrimoniali sulle grandi fortune».” ( ibidem )

Per ognuno di noi è quindi tempo, in periodo di coronavirus, per una riflessione, eventualmente anche autocritica, sulla sua visione della Società e sul ruolo e sul comportamento che in essa compete ad ognuno; consapevoli che Sanità Pubblica, Istruzione Pubblica, Reti di previdenza e tutela sociale, Pensioni e Casa, quali pilastri del nostro ordinamento, presuppongono coerenza nei comportamenti e nelle scelte politiche, confermando:

1 – Progressività fiscale, da valorizzare ulteriormente e rafforzare;

2 – Aderenza a corretti comportamenti fiscali;

3 – Condivisione e riaffermazione di aderenza al principio di equità fiscale, nel cui ambito va riaffermato l’irrinunciabile lotta all’evasione ed elusione fiscale.

L’attuazione di questi principi – obiettivi, che sono premessa indispensabile per una valida gestione socio-economica statale rispetto ai temi in precedenza indicati, pongono a carico di ognuno di noi l’obbligo sociale di comportamenti conseguenti improntati a coerenza.

Gianni Pernarella

Laurea in Giurisprudenza conseguita a Pisa e studi post laurea in Economia. Dipendente del Banco di sardegna dal 1973 al 2003. Dopo esperienza pluriennale di filiale, assume nel 1990 ruoli di responsabilità nella struttura centrale “Organizzazione e Sistemi Informativi” dove, in veste di funzionario capo progetto, ha gestito oltre 10 progetti organizzativi e relativi a sistemi informativi. Collaboratore per oltre 6 anni del SIL – PTO di Oristano; ha scritto quattro libri sulla materia del credito e dell'economia provinciale oristanese relativa all'artigianato.