Il primo significato è chiaro; l’interesse degli italiani viene prima di tutti coloro che risiedono fuori dall’Italia.

Il modello sono gli Stati Uniti di Trump che, coerentemente con l’enunciato “Prima gli Usa”,denuncia tutti i trattati internazionali, alza i muri ai confini per respingere gli immigrati, reintroduce barriere protezionistiche per proteggere le merci nazionali.

Lega e Stelle vogliono percorrere la stessa strada.

Lo slogan”prima gli italiani” ha però, come conseguenza che tutti i paesi fanno o hanno il diritto di dire e fare la stessa cosa.

Questo significa il ritorno agli stati nazionali, le guerre commerciali e, in ultima analisi le guerre tout court.

Rifiutare questa parola d’ordine significa accettare la politica di chi questo slogan lo pratica? Assolutamente no.

Significa insistere per un corretto rapporto fra gli stati e fra i cittadini di questi stati, nella consapevolezza che le difficoltà dell’Unione europea non sono solo il derivato degli interessi delle tecnocrazie europee, ma la logica della difesa ad oltranza degli interessi degli stati nazionali.

Chi crede che la forza, i pugni sul tavolo, siano la soluzione migliore, non considera che, quando il metro di condotta è la forza, è il più debole che soccombe.

Passiamo al secondo significato: chi viene “prima in Italia”?

Sono prima italiano o valdostano, lombardo, veneto, campano, siciliano, sardo?

Non vi è dubbio che, nella gerarchia dei valori, il Nord ricco e produttivo venga prima del Sud sprecone e assistito.

Gli epiteti, che oggi ci indignano, con cui Spiegel online definisce gli italiani, non sono esattamente gli stessi che la Lega Nord usava per definire i meridionali?

Venendo in casa nostra, lo slogan è dichiaratamente “Prima i sardi”

Alla fine della scala c’è il singolo individuo per il quale niente e nessuno viene prima di lui e dei suoi familiari.

Questo significa lo slogan “prima gli italiani” portato alle sue estreme conseguenze.

Accettarlo o meno è un preciso spartiacque fra un sistema di valori fondato l’uno sull’egoismo personale, di regione e di nazione e l’altro basato sull’uguaglianza e la solidarietà a tutti i livelli.

Antonio Ladu

Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano al Liceo Jeanson de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.