Perchè il nome “Oristano e Oltre?”

Il nome Oristano comincia con la o e finisce con la o.

La o è il segno di uno spazio delimitato con precisione e certezza ed è, allo stesso tempo, chiuso, presentando così insieme diverse possibilità: agire dentro o fuori il cerchio, ma anche tenendo conto che il fuori influenza ed è influenzato dal dentro.

Qual’ è oggi la situazione di Oristano?

La nostra città vive ripiegata su se stessa e non partecipa alle dinamiche del mondo esterno siano esse istituzionali e politiche che economiche, sociali e culturali.

Con quali conseguenze?

Dal punto di vista istituzionale Oristano non esercita il ruolo di Capoluogo e, di conseguenza di Città Guida del territorio. È vero che la responsabilità non è solamente locale; quello che preoccupa, però, è che sono oggi assenti dal dibattito cittadino i temi dell’Autonomia, della Specialità, della Riforma delle Autonomie locali; tutti temi che hanno o avranno riflessi diretti e diversi a seconda di come si sono conclusi o concluderanno.

Oristano non esercita un ruolo guida neanche dal punto di vista economico. Non vi è dubbio che l’Oristanese pesi poco negli equilibri politici regionali e venga quindi trascurato. Sicuramente non ha ricevuto un flusso di finanziamenti adeguato alle sue esigenze di riequilibrio o quanto meno alla ripartizione teorica territoriale fra i territori della Sardegna nella Programmazione 2007-2013 e sta rischiando lo stesso pericolo nella Programmazione 2014-2020.

Ci si aspetterebbe, quindi, una reazione convinta e decisa per affermare la volontà del territorio di rivendicare il ruolo che gli spetta nel panorama regionale.

Niente di tutto questo. Le reazioni più significative sono il ripiegamento su se stessi, le soluzioni individuali o, peggio ancora, il conflitto interno con grande gioia dei decisori regionali.

Non è sempre stato così. Di fronte ad una situazione di questo genere Oristano ha, talvolta, quantomeno provato a reagire con le diverse Vertenze Oristano che hanno registrato risultati spesso insoddisfacenti, ma che, perlomeno, hanno espresso la volontà di reagire alla marginalizzazione economica e sociale.

Presupposto necessario di questi momenti di progettazione e di lotta era l’unità delle forze istituzionali, economiche e sociali, oggi ancora più necessaria che nel passato.

Presupposto ancora più necessario era il tentativo di definire un progetto di sviluppo partendo da una precisa analisi della situazione esistente, dalla individuazione di obiettivi precisi e di strumenti adeguati per raggiungerli.

È quindi dalla costruzione di un progetto di sviluppo che bisogna ripartire

Le difficoltà non sono poche, a cominciare dalla definizione dell’ambito territoriale adeguato; la maggiore difficoltà è, però, quella di concepire un progetto di sviluppo nell’attuale scenario economico e sociale.

E importante inoltre riflettere sui concetti della condivisione e della valutazione.

La condivisione è la sintesi fra la partecipazione e la decisione. Oggi l’accento è posto quasi interamente sulla partecipazione. Non vi è dubbio che essa sia un elemento fondamentale; la partecipazione ha bisogno, però, di regole precise e, soprattutto, di tempi certi alla fine dei quali si prendono le decisioni.

Non meno importante è quello della valutazione con l’obiettivo di mettere a valore quel che di buono è stato fatto nel passato.

Ricominciare sempre daccapo affermando che tutto è da buttare significa non solo perdere la memoria del proprio passato, ma anche rinunciare a priori all’esame preciso di cosa è stato fatto, che cosa non ha funzionato e a chi attribuire le responsabilità di quanto non È stato realizzato.

Antonio Ladu