di Giampiero Vargiu

Dopo due anni, chiusi in casa e attenti a rispettare le regole dettate dalla pandemia, ci troviamo con la guerra, la carneficina più atroce dopo la seconda guerra mondiale in Europa, con la Russia che invade l’Ucraina, uno Stato sovrano e democratico, che ha deciso di fare propri i valori liberali e democratici della Comunità occidentale.

Per la prima volta sembra che l’Europa riscopra le sue radici comuni, ma anziché puntare decisamente, prima di tutto, sulla necessità di organizzarsi per realizzare, finalmente, l’Unione Europea politica su base Federale, il sogno del Manifesto Politico di Ventotene di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, qualche Stato pensa, singolarmente, a riarmarsi, aumentando le spese militari.

Dopo oltre settant’anni di pace torna l’incubo della guerra totale. Chi come noi semplici cittadini può solo prestare il proprio impegno per alleviare le grandissime difficoltà degli ucraini a casa loro o qui da noi, ospitandoli come rifugiati, prova a cercare qualcosa che dia un minimo di speranza per il futuro. Come tutti gli esseri umani, anch’io provo al riguardo a mettere in moto la mia coscienza teatrale, la capacità degli esseri umani di guardare dentro il proprio sé, di immaginare, di ragionare, di dialogare con sé stessi, in questo caso, su qualche appiglio che ci salvi dalla depressione e dallo sconforto. Ho provato a dialogare con questa parte della mia coscienza, nella ricerca affannosa di qualcosa di buono del genere umano, che mi possa far pensare che un futuro di pace e di progresso sia ancora possibile.

Qualcosa di convincente, forse, ho trovato. Ultimamente ho visto tre film, che hanno messo in luce tre donne straordinarie, che hanno tracciato il cammino dell’emancipazione delle donne, lasciando una loro fortissima impronta: “Suffragette”, “Una giusta causa”, “Il diritto di contare”. Le tre donne sono, rispettivamente, Emmeline Pankhurst, Ruth Bader Ginsburg e Katherine Johnson.

Suffragette

“Suffragette” è un film del 2015, diretto da Sarah Gravon. Il film è ambientato a Londra, nel 1912, e segue la storia di Maud Watts, giovane donna dell’East End londinese, costretta a lavorare in una lavanderia per un misero compenso e a sopportare le angherie del suo datore di lavoro. Maud rimane affascinata dalla forza delle suffragette, che sfilano per le vie di Londra e protestano per ottenere il diritto al voto.

Manifestazione di suffragette

Nasce in lei il desiderio di unirsi alla lotta. Le donne occupano il Parlamento e espongono la propria condizione lavorativa davanti al rappresentante della Camera dei Comuni, ma c’è un rifiuto alla proposta del suffragio universale, le donne protestano violentemente e, nel delirio della folla, Maud viene arrestata. Dopo aver scontato la sua pena, Maud partecipa al raduno di Emmeline Pankhurst (Meryl Streep) e scoprirà di possedere un’incredibile forza d’animo e nessuno potrà contrastare le donne che marciano su Londra per far valere i loro ideali.

Le suffragette era il nome dato a queste donne, che in origine aveva una connotazione dispregiativa, ma che in seguito le donne stesse si diedero. Costituirono il movimento  per il voto (il suffragio) ale donne durante il 1800.

I primi movimenti per l’uguaglianza delle donne erano nati durante la rivoluzione francese, quando la parola égalité ne era diventata uno dei messaggi principali. La donna che lottò per raggiungere questo traguardo, Olympe de Gouge, fu ghigliottinata durante la rivoluzione.

La lotta per l’emancipazione femminile è stata poi ripresa ne XIX secolo in Inghilterra e  nel 1869, nacque il Movimento delle Suffragette. Nel 1897 venne fondata la “Società Nazionale per il Suffragio Femminile” (National Union of Women’s Suffrage), non appoggiato dagli uomini.

Emmeline Pankhurst arrestata a Londra nel 1907

Nel 1903 Emmeline Pankhurst diede vita all’ “Unione sociale e politica delle donne” (Women’s Social and Political Union) per l’ottenimento del voto politico e nazionale per tutte le donne, senza vincoli di sorta. Seguirono arresti e persecuzioni delle attiviste del Movimento, ma la lotta continuò e le donne iniziarono a pretendere anche la parità nella vita politica, in campo giuridico, sociale ed economico.

In Italia il diritto di voto politico per le donne fu applicato per la prima volta il 2 giugno 1946 per la scelta tra repubblica e monarchia, ma il Gender Gap c’è ancora, basti pensare che le lavoratrici, in Italia, guadagnino il 16% in meno dei loro colleghi lavoratori, facendo lo stesso lavoro.

Emmeline Pankhurst (1858 -1928) è stata una delle più importanti suffragette e prime attiviste ottocentesche, fondò il Women’s Social and Political Union, l’organizzazione per la promozione del suffragio delle donne nel Regno Unito. Dedicò la sua vita alla causa della divulgazione e sensibilizzazione sul tema del diritto di voto per le donne. Fu arrestata più volte dalle autorità inglesi, ma nel 1918 vide la realizzazione del suo ideale: in Inghilterra fu concesso il suffragio universale. Nel 1999 è stata riconosciuta dal Time come una delle persone più importanti del XX secolo.

Una giusta causa

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, martedì 8 marzo scorso, è andato in onda, alle 21.25  su Rai1, il film “Una giusta causa”, diretto da Mimil Leder. Il film si ispira ad una storia vera che ha avuto luogo nell’America degli Anni Cinquanta, nel quale una giovante e talentuosa avvocatessa, Ruth Bader Ginsburg (1933-2020) è stata una giurista, magistrato e accademica statunitense. È anche una delle prime donne ammesse alla facoltà di giurisprudenza della prestigiosa università di Harvard nel 1955.

Ruth Bader Ginsburg

Dopo la nascita della figlia Jane, al marito di Ruthè stato diagnosticato un cancro ai testicoli, ma lei, durante questo periodo, frequentò le lezioni e prese appunti per entrambi, battendo a macchina i documenti dettati dal marito e prendendosi cura della figlia e del marito malato, il tutto mentre frequentava la Harvard Law Review.

Ruth diventerà un’icona delle lotte femministe per la parità di genere negli Stati Uniti, contribuendo a diffondere l’uguaglianza di genere contro ogni forma di discriminazione. Nonostante un’altra laurea alla Columbia, infatti, all’inizio le fu impossibile trovare lavoro negli studi legali, rifiutata soltanto per essere una donna. Sostenuta dall’avvocato progressista Dorothy Kenyon, Ruth aprì un processo per discriminazione di genere riuscendo a vincerlo e creando un precedente nella storia legale americana.

Nel 1980 Jimmy Carter la nomina giudice della Corte d’appello degli Stati Uniti d’America per il Distretto della Columbia, dove lavora fino alla sua nomina presso la Corte suprema degli Stati Uniti d’America nel 1993. Nominata dal Presidente Bill Clinton, viene confermata dal Senato con 96 voti a favore e 3 contrari. Dal 2021 è ricordata con una targa al Giardino dei Giusti di Milano.

Il diritto di contare

Come scritto in La Repubblica  il film racconta «Una storia vera perduta come tante, dimenticata anche negli Stati Uniti, perché racconta di donne nere e del loro genio e apporto essenziale in un mondo di massima virilità come la Nasa ai tempi dei primi voli spaziali».
“Il diritto di contare” è l’incredibile storia di Katherine Johnson, Dorothy Vaughn e Mary Jackson, tre brillanti donne afro-americane che, alla NASA, hanno lavorato alla spedizione in orbita dell’astronauta John Glenn, una delle più grandi operazioni della storia.

In particolare, Katherine Johnson (1918 – 2020), matematica, informatica e fisica statunitense, ha contribuito, con i suoi calcoli, a lanciare la corsa nello spazio. “Il diritto di contare” è un film del 2016, diretto da Theordore Melfi e tratto dall’omonimo romanzo di Margot Lee Shetterly.

Katherine Johnson ha contribuito in modo fondamentale all’aeronautica statunitense e ai programmi spaziali della Nasa, sfidando razzismo e sessismo: dai calcoli delle traiettorie delle orbite alle finestre di lancio delle navicelle spaziali fino al lavoro sul programma Space Shuttle e ai piani per le missioni su Marte. Fu determinante la traiettoria da lei tracciata per la missione Apollo 11 nel 1969.

Katherine Johnson, da piccola, fu mandata dai genitori in un’altra contea a causa delle leggi razziali, fu selezionata tra i tre studenti afroamericani, unica donna, per la scuola di specializzazione, dopo la sentenza della Corte Suprema del Missouri del 1938, in cui si affermava che gli stati che fornivano una scuola a studenti bianchi dovevano fornire un’istruzione statale analoga anche agli studenti neri.

Katherine Johnson

Nel 1962, quando la Nasa ha utilizzato i calcolatori elettronici per la prima volta per il calcolo del volo orbitale con la Mercury Friendship 7, viene richiesto a Khaterine Jphnson di verificare i calcoli del computer, poichè l’astronauta John Glenn, si rifiutava di volare a meno che non fossero confermati dalla stessa Katherine.

Dalla fine degli anni ’70 ha lavorato al programma Space Shuttle, all’Earth Resources Satellite e ai piani per una missione su Marte.

Nel 2015, Barack Obama l’ha insignita della Medal of Freedom, la più alta onorificenza civile negli Usa, la Medaglia presidenziale della Libertà. In quell’occasione, Katherine ha spiegato la sua vita in breve: “Io conto tutto, conto i passi che faccio per strada, quelli per andare in chiesa, il numero di piatti e stoviglie che lavo, le stelle in cielo. Tutto ciò che può essere contato, io conto”.

Il 5 maggio 2016 le è stato formalmente dedicato alla Langley Research Center a Hampton, in Virginia, il nuovo impianto Katherine G. Johnson Computational Research.

Ecco, ho voluto raccontare tre storie straordinarie di altrettante donne straordinarie, dalle quali tutti hanno molto da imparare, in particolare oggi.

Dopo quanto sta succedendo oggi, forse dobbiamo imparare a non dimenticare l’esempio di queste donne, che la politica è una cosa seria e, poiché decide dei nostri destini, alla prima puzza di bruciato, dobbiamo mandare a casa i politici inadeguati, i populisti, i sovranisti, i demagoghi, tutti quelli che, anche dal primo odore, fanno intravedere la prepotenza, la brama di potere per il potere, la propensione a gestire il potere in maniera dittatoriale.

L’Unione Europea deve diventare una istituzione politica unica, su base federale, non più fondata sui confini geografici ma sui valori di democrazia, pace, uguaglianza e sostenibilità.

L’ONU va riformato in modo che tutti abbiano uguale voce e nessuno abbia diritto di veto, ma sia una istituzione veramente democratica e riconosciuta da tutti.

Poiché gli uomini continuano a dimostrare, in numero troppo elevato, di essere solo dei guerrafondai e dei prepotenti, eccessivamente competitivi, forse è giunta l’ora che si facciano da parte questi esempi distruttivi di governanti  o che i cittadini decidano, finalmente, che il voto è una cosa seria e va dato a chi è veramente capace  e ha l’inclinazione a rappresentare le istanze dei cittadini e che ci si convinca che uno non vale uno.  Meglio ancora, è tempo di affidarsi alle donne, quelle come Emmeline Pankhurst, Ruth Bader Ginsburg e Katherine Johnson o, comunque, senza fare distinzioni o discriminazioni di genere, a persone di dimostrata intelligenza, sensibilità, approccio democratico, partecipativo e cooperativo nelle scelte.