Alle 11.30 di venerdì 16 febbraio scorso, nella Sala Spadolini del Ministero dei Beni Culturali, il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha annunciato che sarà Parma la Capitale della Cultura 2020, prescelta nel gruppo delle dieci selezionate. In tale gruppo c'era anche Nuoro. Parma si presentò per avere questo ruolo anche per il 2016. Non ce la fece. Il Presidente della Commissione giudicatrice Ministeriale, Stefano Baia Curioni ha commentato il risultato dicendo “A Nuoro non è mancato niente. 'E difficile valutare una città. Noi possiamo valutare i progetti. Quello di Parma ha avuto qualità esplicite, declinate più ampiamente. Ha avuto una larga partecipazione territoriale con decine di Comuni, forte partecipazione dei privati e degli industriali, collegamenti con l'Università, la ricerca e il volontariato e una gestione dell'attrattività molto buona”.

Anche Oristano si è candidata per ambire a tale riconoscimento. Non era riuscita a entrare nel gruppo delle prime dieci, nel quale era entrata Nuoro.

Tutto perso? No, come ha dimostrato Parma. Bisogna insistere e guardare al futuro e prendere esempio da Parma, che ha avuto il “fiato lungo” e, soprattutto, una visione di ampio respiro, intorno a un grande progetto di coinvolgimento del territorio e della propria Comunità sociale, culturale ed economica.

Oristano ha già dimostrato di avere capacità progettuale. Ha messo in campo il Progetto “Oristano Est”, che nei prossimi anni disegnerà un “segno” urbanistico importante, un asse che dal collegamento Silì – Oristano, attraverso la Via Marconi, la ferrovia, il rione del Sacro Cuore si sviluppa fino al comparto Nord della Zona Industriale e al Porto: un progetto che darà forma alla città secondo uno degli schemi direttori previsti nelle Linee Guida del PUC dagli Architetti Paola Viganò e Bernardo Secchi e al progetto di “rammendo delle periferie” concepito dall'Architetto Renzo Piano. Un progetto che merita più attenzione di quanta non ne abbia avuta ad oggi. Un progetto che la città deve sentire proprio ed esserne orgogliosa.

Si stanno muovendo i primi passi all'interno del progetto territoriale, all'interno di un raggruppamento di Comuni, per la ulteriore valorizzazione del litorale di Torregrande.

Non bisogna avere timore di pensare in grande e di adoperarsi per utilizzare tutte le risorse disponibili a livello regionale, nazionale e dell'Unione Europea. Occorre tornare all'idea lanciata nelle Linee Guida del PUC, nel quale gli Architetti Paola Viganò e Bernardo Secchi, di una “Oristano2″, che stava a significare le potenzialità enormi di Oristano dal punto di vista non solo urbanistico e architettonico, ma anche dal punto di vista sociale, culturale ed economico.

Tra le potenzialità veniva messa in evidenza la qualità del paesaggio, che può diventare un volano da mettere in stretta relazione con lo sviluppo del turismo di qualità. Per sviluppare questa potenzialità veniva proposta una strategia incentrata sulla valorizzazione di 4 “schemi direttori”. Uno di questi era stato denominato “Al di qua e al di la della foce”, per il quale venivano proposte alcune idee progettuali, tra le quali la valorizzazione di Torregrande.

Un altro degli “schemi direttori era “lungo la ferrovia”.

In questa impostazione era evidenziata la possibilità di ragionare sulla città partendo da degli assi già presenti, ma che andavano valorizzati. Quanto previsto nel Progetto “Oristano Est” rientra in quella impostazione, così come il litorale di Torregrande.

Un altro asse era “le frazioni che entrano in città”, anche attraverso il “percorso dell'acqua”, che dal Tirso, coivolgendo le frazioni di Silì, di Massama, di Nuraxinieddu, di Donigala Fenugheddu e della parte Ovest della città, arriva verso le lagune del Golfo di Oristano. Ecco, mi voglio soffermare su questo asse, del quale sento parlare da anni, ma sul quale nulla si è fatto nel concreto.

Da subito le nostre Comunità possono iniziare a disegnare questo progetto. Sono stato sempre convinto che i progetti si concretizzano se ci si crede e se ne parla tutti insieme fino a vederlo concretizzarsi con il contributo più ampio della Comunità, per tempo, senza dover rincorrere all'ultimo momento i Bandi regionali, nazionali o dell'Unione Europea.

Su questo schema potrebbe essere sviluppato un progetto simile a quello di “Oristano Est”, con il coinvolgimento, da subito, dell'Amministrazione Comunale, dei cittadini, delle Associazioni e degli imprenditori, così come ha fatto il Comune di Parma, allargando ai Comuni del Territorio, tenendo presente la situazione dei progetti in corso, come quello tra il Comune di Oristano e l'Unione dei Comuni dei Giganti, per il quale è stata firmata nei giorni scorsi l'Intesa con la Regione Sardegna sulla Progettazione Territoriale e il Progetto Territoriale sulla Mobilità Lenta, per la quale esiste già un progetto preliminare.

Su questo asse, che ricomprende le “Vie d'acqua”, quindi sia il Tirso ma anche le lagune si potrebbe individuare una funzione, che darebbe alla città di Oristano un servizio di alta qualità urbana.

La proposta mi è stata suggerita guardando una puntata di qualche settimana fa di “PresaDiretta” di Riccardo Iacona dal titolo “Appalti fuori controllo”. PresaDiretta ha fatto un viaggio in giro per l’Italia delle opere pubbliche e delle infrastrutture, dalla Calabria alla Liguria. Quanti soldi si sprecano a causa della poca efficienza o della scarsa preparazione dei tecnici e dei funzionari pubblici? Una ricerca internazionale pubblicata dall'American Economic Review, ha calcolato che la nostra pubblica amministrazione spreca nella gestione degli appalti 30 miliardi di euro ogni anno e di questi il 15% sono legati alla corruzione e l'85% alla incompetenza delle pubbliche amministrazioni.

Le telecamere di Presa Diretta sono state in Germania, dove dall'inizio degli duemila ci sono Scuole di Alta Specializzazione per i funzionari che gestiscono il denaro pubblico. Da queste Scuole vengono fuori anche molti dei loro politici più capaci. In Francia esistono da molto le Scuole di Alta Formazione dei funzionari pubblici.

Sono sempre più urgenti gli investimenti necessari per formare funzionari pubblici davvero competenti, capaci di gestire una materia complessa e delicata come quella degli appalti.

Ecco sull'asse delle “vie d'acqua” (“Oristano Ovest”), potrebbe essere realizzato un “Campus per la Scuola di Alta Formazione”, che potrebbe richiamare anche studenti dalla penisola. L'ubicazione più idonea potrebbe essere Sa Rodia, già dotata di spazi ampi e molti servizi, di edifici che potrebbero essere acquisiti e valorizzati. Un'idea del genere avrebbe bisogno di un potenziamento delle infrastrutture viarie su ferro, come il raddoppio delle ferrovia da San Gavino fino ad Oristano, l'ammodernamento della tratta ferroviaria da Sassari per Oristano e una accelerazione sulla realizzazione del polo intermodale.

È una proposta irrealizzabile per Oristano? No. Occorrono convinzione, uno sguardo lungo, la giusta strategia, un territorio coeso e che la città di Oristano, finalmente, si decida a proporsi come guida del territorio.

Se Oristano entra in questa logica può ripresentare la propria candidatura come “Città della Cultura”, coinvolgendo l'intera Comunità e il territorio in modo, come sottolineato dal Presidente della Commissione giudicatrice Ministeriale, Stefano Baia Curioni, sulla scelta di Parma per il 2020, da avere una larga partecipazione territoriale di Comuni, forte partecipazione dei privati e degli industriali, collegamenti con l'Università, la ricerca e il volontariato e una gestione dell'attrattività molto buona.

Giampiero Vargiu