Recentemente ho letto sulla pagina facebook del Sindaco di Oristano un lungo post nel quale difendeva la propria attività amministrativa e ribadiva, come già fatto in diverse occasioni, l’amore incondizionato per la sua città.

È assolutamente diritto del Sindaco o di qualsiasi amministratore amare la propria comunità, ma nel caso specifico ho ritenuto che proprio non fosse una frase felice.

Oristano è un piccolo centro di una zona periferica di uno Stato un po’ sfortunato dell’Europa, una cittadina di provincia che come tale porta avanti la sua esistenza.È anche un centro con una storia gloriosa, capoluogo di un territorio dalle enormi potenzialità in almeno quattro settori produttivi: agricoltura, attività portuali, turismo, cultura.

Però è necessario riconoscere che la città e più in generale il territorio presentano problemi che incidono pesantemente sulla qualità della vita:

  • Un mercato del lavoro asfittico, fatto prevalentemente di posti pubblici e di pochissime aziende che producono posti di lavoro.
  • Una popolazione anziana e in costante invecchiamento.
  • Un abbandono lento ma costante dei servizi essenziali, come la sanità pubblica, i servi di sicurezza, gli uffici burocratici.
  • Un livello migratorio dei giovani elevatissimo, verso Cagliari o fuori dalla Regione.
  • Una viabilità urbana agghiacciante, derivante dalla condotta inaccettabile dei fruitori (automobilisti in testa) e dalle condizioni di manto stradale, zone ciclabili e pedonali.
  • Le frazioni in condizioni fatiscenti, compresa la borgata marina che dovrebbe essere il fiore all’occhiello della città
  • Un clima ostruzionistico per qualsiasi genere di iniziativa privata da parte di enti pubblici, associazioni, comitati e singoli cittadini.
  • Un abbandono da parte dell’amministrazione regionale, che di Oristano si interessa poco o punto
  • Qualcuno direbbe anche una penuria di eventi culturali che non siano legati alla tradizione.

Per questo motivo ho sempre creduto che gli oristanesi, e soprattutto quelli che si propongono come amministratori, debbano in un qualche modo sostenere che odiano, non sopportano, Oristano per come è, così depressa, immobile, legata al pettegolezzo e alle tristi saghe familiari, invecchiata e rattoppata. Solo attraverso l’accettazione di una situazione che non permette di amare la città si può con forza enunciare e praticare il cambiamento.

L’amore per Oristano e per il suo territorio deve essere l’amore per ciò che potrebbe essere, se davvero affrontassimo e risolvessimo i problemi esistenti.

Credo che uno degli scopi della nostra associazione sia proprio questo: denunciare questa necessità e proporre strade, metodi e – con un pizzico di immodestia – anche soluzioni, affinché in futuro il Sindaco di Oristano possa finalmente dire, stavolta in completa sincerità, che ama Oristano per come si è riusciti a farla diventare.

Riccardo Scintu

Ha conseguito nel 2010 il Dottorato di Ricerca in Scienza Politica presso l’Università di Bologna, sede di Forlì. Laureato nel 2006 all’Università di Bologna in Scienze dell’Organizzazione e del Governo. Opera in numerosi enti locali della Sardegna come componente esterno di organismi di valutazione delle performance e come consulente sulle tematiche dell’organizzazione e della gestione delle risorse umane.