di Giampiero Vargiu

Michele Ardu, socio dell’Associazione di Promozione Sociale Oristano e Oltre, ha  organizzato per il Comune di Siena, negli Spazi dei Magazzini del Sale, la suggestiva Mostra “AURUM URENS” (“Oro Ardente”) dal 09/06/2022 al 10/07/2022. La Mostra, supportata dalla Associazione citata e patrocinata dal Comune di Siena, ha riguardato il terribile incendio che nell’estate del 2021 ha devastato il territorio del Montiferru.

Michele Ardu è un artista italiano di Oristano con base a Londra da 10 anni.

La sua prima ricerca artistico-fotografica è “In Re Quieta”, una collezione di immagini che racconta l’unione tra Uomo e Cavallo e ciò che circonda questa amicizia ancestrale. “In Re Quieta” è stata presentata a Palace House, National Museum of Horseracing (Newmarket, UK) ed esposta ad Abu Dhabi @ADNEC (Abu Dhabi National Exhibition Centre) e, in occasione di PhotoLondon 2018, anche all’Istituto Italiano di Cultura di Londra.

Come fotografo ha collaborato nel Palio di Siena per il National Geographic.

Michele ha esposto i suoi lavori in Italia, UK, Russia, Taiwan e EAU (Emirati Arabi Uniti) e conta, tra i suoi estimatori, collezionisti privati amanti della fotografia e dell’Arte contemporanea e diversi esponenti di famiglie reali del Medio Oriente.

Ha proposto al Comune di Siena un evento pensato e costruito ad hoc sugli spazi dei Magazzini del Sale. Il tutto è consistito in un intenso percorso tra fotografie e sculture, che in un continuo dialogo tra i due linguaggi espressivi, ha voluto costituire una significativa testimonianza della sensibilità della Città di Siena ai temi ambientali e della salute animale e sottolineare il forte legame esistente tra la Sardegna, i suoi cavalli, i suoi fantini e il Palio, la cui emozione tornerà finalmente quest’anno, dopo che le quattro precedenti carriere non si sono corse a causa del Covid – 19.

La mostra ha trattato temi ambientali delicati e profondi, quale gli incendi e l’inestimabile valore della natura distrutta dal fuoco e su tutto ciò che rimane dopo l’inarrestabile passaggio delle fiamme. Una serie di fotografie del territorio di Cuglieri colpito dal terribile incendio citato ed una collezione di alberi e legni selvatici sopravvissuti, che sono diventati un simbolo di resistenza. Le opere sono state realizzate congiuntamente dal fuoco e dall’artista, mettendo a nudo il dramma della distruzione, la dignità della lotta per la vita e la luce splendente della rinascita. Il progetto “AURUM URENS” di Michele ha l’obiettivo di riflettere e sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema a livello globale.

La mostra e gli alberi raccolti sono partiti da Cuglieri verso Siena e l’installazione è consistita in circa 15 fotografie, 30 sculture, 1 contenuto video, testi critici e di sala (scritti da Francesca Campana e Nicola Pinna).

Come scrive Francesca Campana “L’incendio ha distrutto oltre 20mila ettari di territorio, di boschi, oliveti e campi coltivati, case e aziende agricole, che Ardu ha sentito l’urgenza di raccontare, non solo per i suoi legami biografici, ma soprattutto per sostenere con i linguaggi espressivi che gli sono propri, politiche ecologiche di tutela del territorio. Più in generale, Michele Ardu mostra con le sue opere, che ciò che nasce dal raffronto fra la tradizione e l’osservazione del presente, fa germogliare una profonda analisi sul senso dell’esistere, che non abbia più al suo centro l’Uomo.”

Pensando a quella estate, Nicola Pinna ha scritto nella presentazione di AURUM URENS, “L’avevamo chiamata guerra, perché alla guerra allora non eravamo più abituati. Perché molti di noi non l’avevano neanche mai vista, se non in fotografia, se non sulle vecchie immagini o sui libri di storia. Ci sembrava di assistere al peggio, in quei giorni di luglio. Era il 2021 e il bombarolo 2022 non era ancora nelle previsioni. Credevamo che un danno più grande non fosse possibile, che una distesa di cenere sconfinata così non si potesse mai vedere sul pianeta. Non sapevamo chi fosse il nemico, quel giorno senza carri armati ma con molto fuoco: di fronte avevamo la paura e non conoscevamo il mandante di un piano di distruzione così spaventoso. La disperazione si vedeva, si sentiva, si viveva: tanta, tantissima, impossibile da osservare senza reagire. Senza farsi travolgere. Sì, impossibile, anche per chi in quella devastazione aveva solo il dovere di raccontare il disastro e possibilmente di non creare ostacoli.”

Su La Repubblica del 25 luglio 2021 era scritto “Quasi 1500 persone sfollate, oltre 20mila ettari di territorio, di boschi, oliveti e campi coltivati ridotti in cenere, aziende agricole devastate, case danneggiate. È pesantissimo il bilancio del gigantesco rogo scoppiato nel Montiferru, nell’Oristanese. Non è ancora stato possibile fare una stima precisa visto che il fuoco, dopo aver percorso circa 50 chilometri dall’Oristanese all’Ogliastra non è stato ancora domato e continua a minacciare case e aziende.

Al lavoro per tentare di contrastare le fiamme ci sono 7500 uomini tra Corpo forestale, Vigili del Fuoco, Protezione Civile, volontari, ma anche Croce Rossa Italiana, Carabinieri e Polizia di Stato, in volo sette Canadair, più due in arrivo dalla Francia richiesti dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, 11 elicotteri della flotta regionale, tra i quali il Super Puma, un elicottero dei Vigili del Fuoco e uno dell’Esercito, ma la situazione resta ancora molto difficile.

Sono trascorsi quasi 27 anni dall’ultimo rogo scoppiato nel Montiferru: era l’agosto del 1994 quando un incendio, poi risultato doloso, cancellò i boschi di Seneghe, Bonarcado, Cuglieri, Santu Lussurgiu e Scano Montiferro. Ed è proprio nella stessa zona, tra Bonarcado e Santu Lussurgiu che sabato sono partite le fiamme. Le alte temperature e il vento hanno alimentato il fuoco che si è velocemente propagato circondando prima Santu Lussurgiu e poi spostandosi a Cuglieri.”

Scrive ancora Francesca Campana a proposito della Mostra “L’interazione fra i due mezzi artistici – fotografia e scultura – fornisce un quadro complessivo, che diventa rappresentazione delle tracce durature lasciate dalla devastazione e a cui il tempo potrebbe attribuire nuova dignità.

La fotografia e la sua bidimensionalità, perciò, non sono più sufficienti a rappresentare la stupenda e dolorosa fragilità dei luoghi, il che porta Ardu a prelevare alcuni frammenti dal paesaggio sgomento ed arso del Montiferru ed a farne sculture. Camminando nel bosco bruciato, l’artista effettua una tassonomia delle rimanenze, raccoglie alberi riarsi, cortecce, tronchi bruciati, frammenti, ne individua così il potenziale inespresso. Ardu sente il dolore del legno che raccoglie e che questo dolore debba essere mostrato: non basta la fotografia, serve la materia prima, riproporre i soggetti scelti nella loro materica tridimensionalità, residui originali ed effettivi che consentano al visitatore una percezione olistica dell’accaduto.

In questo senso, alcune delle sculture vengono esposte nel loro originale e drammatico aspetto post incendio, ancora ricoperte di terra e cenere, a significare la violenza del danno ambientale; altre, invece, ripulite con pazienza e passione, per esaltarne ogni ruga, cicatrice e bruciatura, sono ornate da una veste d’oro, a restituire il valore e la dignità di una rinascita, di una nuova vita, di una nuova sostanza.

L’interazione fra Uomo e Natura e la fragilità di quest’ultima, che spesso ne deriva, è condizione sovvertibile solo laddove, con le parole dello stesso artista: “dopo secoli vissuti negli stessi acri di terra, che questi alberi entrino ora nei musei del Mondo, in nuove case, e continuino a vivere, cercando di proteggere le altre foreste del nostro Pianeta, testimoniando la preziosità e la fralezza della natura”.”

Nelle foto scattate è possibile cogliere il pathos, l’impatto emotivo racchiuso nella rappresentazione delle opere di Michel Ardu. Tale emozione raggiunge immediatamente chi guarda. Chi ha avuto o avrà la fortuna di guardare la Mostra sente di essere partecipe di quel dramma e sentirà il bisogno di guardare alla vita che ci circonda con il rispetto che merita e che, ancora oggi, manca.

In foto recenti del territorio la natura sembra riprendere il suo corso, la vita sembra tornare nel territorio del Montiferru, ma, forse, dopo un disastro del genere serve uno sforzo straordinario di tutte le persone e, in particolare, della politica per riportare il Montiferru allo splendore precedente il disastro. Lo stesso titolo della Mostra (“Oro Ardente”) rappresenta la metafora della speranza di una nuova, possibile e auspicabile  rinascita, ma serve una nuova e forte coscienza dell’importanza dell’ambiente nel quale viviamo, un processo culturale profondo, nel quale prendiamo atto che non siamo noi al centro del mondo, del quale ci dobbiamo prendere cura.

Una proposta. L’Associazione di Promozione Sociale Oristano e Oltre ha avuto l’onore di supportare la Mostra, ma occorre uno sforzo ulteriore. Creiamo le condizioni perché AURUM URENS possa essere esposta anche nel nostro territorio.