La creatività del Movimento 5 Stelle, lo abbiamo compreso da tempo, pare sia infinita. L’ultima trovata è stata presentata dal vicepremier Di Maio che, in un video lanciato sui social, spiega come si attuerà la deroga al vincolo dei due mandati per i consiglieri comunali e di municipio.

Saranno queste infatti le cariche che potranno beneficiare della soluzione “Mandato Zero”, ossia una sorta di giro di prova per gli eletti, che si trasforma in un mirabolante giro del fumo per i vertici del Movimento. Per trovare effettiva applicazione, dovrà essere prima approvata sulla piattaforma Rousseau dagli iscritti ma, conoscendo il grado di attendibilità della stessa, non ci sono motivi per credere che l’esito possa rivelarsi contrario a quanto già deciso (!).

E non ci sono nemmeno motivi che impediscano di ipotizzare che l’idea nata per agevolare i succitati, possa essere applicata, in un secondo momento, anche ad altre cariche a livello regionale e nazionale. Del resto, c’è qualcuno che pensa davvero che tutto questo non sia stato creato apposta per testare le reazioni della base, in relazione a quello che sarà solo il primo di una serie di passi da dirigere verso l’alto?

Quindi, riassumendo, quello che fino a ieri veniva liquidato dai grillini come misero attaccamento alla poltrona, che ha prodotto una quantità incalcolabile di astio verso i cosiddetti “professionisti della politica”, diventa oggi, a detta del loro stesso leader, un’azione necessaria per “non disperdere l’esperienza”. Un’ipocrisia che non conosce vergogna, insomma.

In tutta onestà, trovo il principio di base più che condivisibile. È un’assurdità pensare che un partito possa crescere con un tasso di turnover troppo elevato. La perdita di tempo nel cercare ogni volta facce nuove, la mancanza di motivazione in chi sa fin dall’inizio che farà un percorso breve e l’impossibilità di maturare dell’esperienza in un settore così delicato come quello della politica, non possono che ledere il processo di strutturazione del partito stesso. Tuttavia mi chiedo come mai, loro, se ne siano accorti solo adesso.

Come i bambini, cambiano le regole durante il gioco, le tagliano e cuciono di volta in volta, adattandole all’occorrenza e senza il timore di perdere consensi allontanandosi dai principi iniziali, poiché possono fare largo affidamento sull’assenza di pensiero critico interno, capace di fare da contrappeso e su un’indiscutibile abilità nel riuscire a manipolare il consenso, attraverso un buon uso della comunicazione.

A me, ad esempio, il Mandato Zero, per come si presenta, ha fatto pensare subito alle offerte del supermercato che terminano con il “.99″ centesimi. Quelle che, facendoti credere che un prodotto costi un po’ meno, inducono ad acquistare. Si tratta di semplici strategie di marketing.

Anche la nuova idea pentastellata gioca banalmente, a mio avviso, con la psicologia. Dire 1+2, fa pensare al 3, numero che sfora rispetto a quel 2 che torna in tutti i proclami del Movimento e che è stato ripetuto per anni, sul tema dei mandati. Questo potrebbe indurre gli elettori a notare di più la loro maggiore estensione nel tempo e a provare più facilmente un senso di irritazione. Iniziando invece con il conteggio dallo zero, il terzo mandato risulta il secondo, proprio il 2 che ricompare. In sostanza si torna al numero di partenza e, così, pare che tutto resti immutato, agli occhi dei loro sostenitori.

È il potere di un particolare uso delle parole che i vertici grillini conoscono bene, di cui ho già parlato nel mio pezzo “Frame e comunicazione” e che abbiamo visto utilizzare anche in altre circostanze come quando, ad esempio, lo scempio delle trivellazioni volute da altri, si è trasformato per loro in un’importante ricerca di idrocarburi. Gli inciuci degli altri, sono diventati per loro un contratto di Governo. Gli F35, da inutile spreco di denaro, sono diventati irrinunciabili per la nostra Aeronautica. L’ostilità verso ogni forma di condono, si è mitigata nella loro pace fiscale, e così via, fino ad arrivare al recente 0+2, senz’altro più digeribile di un 1+2. Un linguaggio riabilitante, niente di più. Cambiare perché nulla cambi.

Da cittadina non posso non chiedermi come sia possibile credere ancora in un Movimento che modifica costantemente le regole in corsa, disattendendo tutte le promesse fatte quando ancora non era nella stanza dei bottoni. Faccio fatica a capire come non si riesca a dubitare di chi pone sempre al centro la questione morale quando si parla degli altri ma se la scorda totalmente quando si tratta dei suoi esponenti e delle loro proposte.

Ma del resto, si sa, “il potere logora chi non ce l’ha”. E adesso che stanno lì, attaccati alla poltrona con il nastro biadesivo, ai grillini non pare più provocare molto disgusto, quel tanto denigrato potere.

Elisa Dettori