di Giampiero Vargiu

Venerdì 9 ottobre scorso nella prima pagina e a pagina 6 de La Nuova Sardegna Simonetta Selloni dava notizia, nella cronaca di Nuoro, dei 23 manifesti per la propaganda elettorale per le prossime elezioni al Comune di Nuoro che raffiguravano due ragazzi in costume sardo che si baciavano.  Il titolo del  pezzo era “il bacio a un ragazzo per dire no all’omofobia”, con sottotitolo ” Fabrizio, uno dei protagonisti: abbiamo fatto il botto? Allora il problema esiste”.

I manifesti sono stati affissi dai Giovani Democratici a sostegno della candidatura a Sindaco di Nuoro del candidato del PD Carlo Prevosto.

Social impazziti, anche oltre l’isola, web diviso tra chi plaude a quello che viene definito un atto di coraggio e chi non risparmia critiche.

Tra le tante critiche, l’aver voluto cavalcare l’onda mediatica della campagna elettorale. Che c’entra il tema LGBT con le comunali di Nuoro? Becero marketing?

Esempi come quello di Nuoro sono innumerevoli. Il tema della misoginia e della omotransfobia è un problema irrisolto in tutte le realtà della nostra isola. In Italia approvare leggi sui diritti civili è sempre stato molto difficile. Le difficoltà in materia sessuale  e di convivenza personale o di gruppo sono sempre state tante. Spesso ci sono dietro dei drammi umani.

Dal 1982 la normativa italiana prevede la possibilità di ottenere la rettifica dei documenti anagrafici perché possano corrispondere alle caratteristiche sessuali ottenute a seguito di interventi chirurgici. Nel caso delle coppie omosessuali, fino all’approvazione della Legge sulle unioni civili era la giurisprudenza – sulla scia dell’orientamento tracciato dalla Corte Costituzionale – ad attribuire, in casi specifici, taluni trattamenti analoghi a quelli previsti per le coppie sposate (Sentenza 138/2010).

La Legge 205/1993, nota come Legge Mancino, ha introdotto sanzioni penali per la violenza o istigazione alla violenza nel caso in cui tali atti siano motivati da odio razziale, etnico o religioso.

Un esempio delle difficoltà ad affrontare i temi sui diritti civili furono i DI. CO. (DIritti e doveri delle persone stabilmente COnviventi), presentati in un Disegno di Legge dal secondo Governo Prodi nel 2007 e finalizzati al riconoscimento nell’ordinamento giuridico italiano dei diritti e doveri legati ai rapporti di “convivenza” e registrati all’anagrafe. Non se ne fece nulla, anche per contrasti all’interno della stessa Unione di Centrosinistra, che governava in quel periodo.

Con l’adozione della Legge n. 76 del 2016 (Legge Cirinnà di “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenza), le coppie dello stesso sesso possono avere un riconoscimento legale della propria unione, qualificata come “formazione sociale” e a cui corrisponde un insieme inderogabile di diritti e doveri reciproci, analogo sotto molti profili a quanto previsto dalla disciplina del codice sul matrimonio.

Dal punto di vista antidiscriminatorio, in Italia è vigente il Decreto Legislativo n. 2016 del 2003, che recepisce una Direttiva dell’Unione Europea contro la discriminazione sul posto di lavoro verso i soggetti a “rischio”, tra cui la comunità LGBT.

Manca ancora una disciplina che abbia la finalità specifica di contrastare l’omotransfobia, la misoginia e l’avversione nei confronti delle persone LGBT.

Questo è in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione, che afferma che tutti i cittadini della Repubblica godono di pari dignità sociale di fronte alla legge, senza distinzione per le proprie condizioni personali e sociali. La Costituzione non si limita ad affermare l’uguaglianza formale di tutti i cittadini, ma vincola lo Stato ad adottare azioni finalizzate a “rimuovere gli ostacoli” per una piena uguaglianza sostanziale e dignità sociale dei propri cittadini. 

L’attuale Disegno di Legge ad iniziativa Zan – Scalfarotto mira a colmare questo vuoto per estendere la Legge Mancino e le previsioni degli articoli 604 bis e ter del Codice Penale al caso in cui l’aggressione sia motivata dall’orientamento sessuale o identità di genere della vittima.

Il Disegno di Legge Zan – Scalfarotto deve ancora essere discusso in assemblea alla Camera e, se approvato, passerà in esame al Senato. Ci sono delle difficoltà legate ad emendamenti presentati da varie forze politiche.

Se venisse approvato, sarebbe il primo strumento che imporrebbe allo Stato di occuparsi di un problema a lungo passato sotto silenzio, almeno sul piano giuridico. Il suo impatto culturale, che è quello più temuto da molti, sarebbe notevole.

È singolare che ancora oggi questi temi rappresentino per molti un tabù. La stessa nuova Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” indica che la fraternità e l’amicizia sociale sono le vie per costruire un mondo migliore, più giusto e pacifico, con l’impegno di tutti. Sono ancora molti i sordi a questo invito.

Le trasformazioni sociali e culturali necessitano di molto tempo ma, nel nuovo millennio, i temi sulla violenza di genere, la misoginia e la omotransfobia di cui ho scritto aspettano una soluzione da troppo tempo. Le libertà individuali e i diritti civili devono essere garantiti a tutti.