Nelle ultime settimane i due quotidiani sardi a maggiore tiratura hanno dato molto spazio a vicende legate a truffe, o presunte tali, sulle fonti di energia rinnovabile.

Dare queste notizie è un dovere di cronaca democratico e indispensabile.

A me piace inquadrare nel giusto contesto internazionale queste vicende. Credo che questo approccio sia utile e corretto.

Il contesto:

  1. Dopo la COP 21 di Parigi, che ha impegnato la maggior parte delle Nazioni a tenere l'aumento delle temperatura della Terra nella seconda metà del XXI secolo, rispetto al periodo pre industriale, al di sotto di 1,5 °C, è appena terminata la COP 23 di Bonn, nella quale Trump ha confermato la decisione degli Stati Uniti d'America di ripuntare sul carbone, sugli impianti CCS (Carbon Capture and Storage) per la cattura e stoccaggio della CO2, sul nucleare, sullo shale gas (quest'ultimo ottenuto attraverso la fratturazione delle rocce profonde con processi altamente impattanti);
  1. alla COP 23 di Bonn la Cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha annunciato l'erogazione di 100 milioni di euro per i Paesi in via di sviluppo per aiutarli a produrre energie alternative, ricorda ai Paesi del mondo l'importanza degli impegni assunti a Parigi due anni fa dicendo che “quella del clima è una sfida centrale per il mondo, una questione di destino dell'umanità”, Macron annuncia l'uscita dal carbone della Francia entro il 2021. Entrambi puntano il dito contro lo scetticismo di Donald Trump;
  2. Jerry Brown, governatore della California, ha parlato del possibile raggiungimento del 50% di rinnovabili elettriche in California entro il 2020″. Canada e Regno Unito hanno annunciato di voler eliminare il carbone dalle fonti nazionali per la produzione di elettricità. Oggi la coppia diventa un’alleanza di una ventina di Paesi, che hanno deciso di eliminare dal settore energetico il carbone, che è il combustibile fossile più inquinante che esista, entro il 2030. L’annuncio di questa nuova coalizione è stato dato il 16 novembre durante la Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima (COP 23) di Bonn. L’alleanza, che si chiama Powering Past Coal Alliance (l’Alleanza per il Superamento dell’Uso del Carbone), vede la partecipazione anche dell’Italia. Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, presente a Bonn, ha confermato l’intenzione dell’Italia di candidarsi – probabilmente attraverso Milano – a ospitare la Conferenza sul Clima del 2020, la COP 26;
  1. Il Governo Italiano ha di recente presentato la nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN), in cui viene anticipata l’uscita dal carbone al 2025 per poi arrivare a un taglio definitivo delle emissioni di CO2 per il 2050;
  2. Da più parti ci sono impegni per eliminare i combustibili fossili, in particolare il gasolio, dalla mobilità veicolare nei prossimi anni (2025 – 2030), per puntare sui veicoli ibridi (in parte a elettricità e in parte a combustibili fossili), su quelli elettrici e su quelli a guida autonoma;
  3. Come già scritto in un precedente pezzo sull'Energia, la Regione Sardegna, come previsto nel Piano Energetico e Ambientale della Regione Sardegna, ha deciso di realizzare la metanizzazione dell'intera isola. In particolare, la Regione Sardegna ha preso queste decisioni:

– approvazione del Piano Energetico e Ambientale della Regione Sardegna (PEARS), che punta anche sull'energie rinnovabili, sulle Smart Grid, sull'efficienza energetica, sull'infrastrutturazione con colonnine di ricarica elettriche delle principali arterie dell'isola, ma anche sul gas e sul carbone, per il quale è confermato, con un finanziamento di 68 milioni di euro, il Protocollo d'Intesa per lo sviluppo di un polo Tecnologico di Ricerca sul Carbone Pulito e la costruzione di una centrale Clean Coal Tecnology e la cattura della CO2

– Piano di Metanizzazione della Sardegna, da realizzare attraverso il “Patto per la Sardegna – Metano ed Energia”, siglato nel 2016, per un totale di oltre 1,5 miliardi di euro, a valere sull'APQ Metano, con la realizzazione delle dorsali principali, alcune dorsali secondarie, due rigassificatori e 7 depositi costieri.

La COP di Parigi si è tenuta dal 30 novembre al 12 dicembre del 2015. È stata la 21ª sessione annuale della Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) del 1992 e la 11ª sessione della Riunione delle Parti del Protocollo di Kyoto del 1997.

I punti principali dell'Accordo di Parigi (COP 21), raggiunto nel dicembre 2015 da 195 Paesi, in vigore con la ratifica di almeno 55 Paesi (a oggi lo hanno già fatto 34 Paesi, compresi USA e Cina), produttori del 55% delle emissioni globali, entro il 2020, sono i seguenti:
– Riscaldamento globale. L'articolo 2 dell'accordo fissa l'obiettivo di restare “ben al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali”, con l'impegno a “portare avanti sforzi per limitare l'aumento di temperatura a 1,5 gradi”;

– Obiettivo a lungo termine sulle emissioni. L'articolo 3 prevede che i Paesi “puntino a raggiungere il picco delle emissioni di gas serra il più presto possibile”, e proseguano “rapide riduzioni dopo quel momento” per arrivare a “un equilibrio tra le emissioni da attività umane e le rimozioni di gas serra nella seconda metà di questo secolo”;

– Impegni nazionali e revisione. In base all'articolo 4, tutti i Paesi “dovranno preparare, comunicare e mantenere” degli impegni definiti a livello nazionale, con revisioni regolari che “rappresentino un progresso” rispetto agli impegni precedenti e “riflettano ambizioni più elevate possibile”. I paragrafi 23 e 24 della decisione sollecitano i Paesi che hanno presentato impegni al 2025 “a comunicare entro il 2020 un nuovo impegno, a farlo poi regolarmente ogni 5 anni” e chiedono a quelli che già hanno un impegno al 2030 di “comunicarlo o aggiornarlo entro il 2020”. La prima verifica dell'applicazione degli impegni è fissata al 2023, i cicli successivi saranno quinquennali;
– Finanziamenti. L'articolo 9 chiede ai Paesi sviluppati di “fornire risorse finanziarie per assistere” quelli in via di sviluppo, “in continuazione dei loro obblighi attuali”. Più in dettaglio, il paragrafo 115 della decisione “sollecita fortemente” questi Paesi a stabilire “una roadmap concreta per raggiungere l'obiettivo di fornire insieme 100 miliardi di dollari l'anno da qui al 2020”, con l'impegno ad aumentare “in modo significativo i fondi per l'adattamento”;

– Trasparenza. L'articolo 13 stabilisce che, per “creare una fiducia reciproca” e “promuovere l'implementazione” è stabilito “un sistema di trasparenza ampliato, con elementi di flessibilità che tengano conto delle diverse capacità”.

Lo scenario descritto configura un cambio del modello di “Società Umana”, un nuovo modello sociale, una democrazia mondiale avanzata, un'Economia Circolare”.

È un'utopia? No, credo sia una necessità e, comunque, l'uomo ha fatto grandi cose quando ha creduto nelle utopie..

Si, gli obiettivi di garantire la possibilità di sopravvivenza sulla Terra per molti altri millenni sono legati a queste scelte di democrazia energetica, a scelte coraggiose per invertire la situazione sui cambiamenti climatici, che non possono essere più negati.

Ci tengo ad aggiungere un'altra narrazione, strettamente legata con quanto fin qui scritto.

Per modificare il paradigma energetico occorre un nuovo modello di “Società Umana”, non più basato sul PIL, sulla crescita infinita.

Fin qui l'economia mondiale si è sostanzialmente retta due postulati:

– la crescita, dopo un prima periodo di aumento della povertà, è in grado, successivamente, di diminuirla e regalare a tutti prosperità;

– la crescita, dopo un primo periodo, nel quale aumentano i rifiuti e l'inquinamento e si fanno sentire gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, è in grado di fornire all'umanità gli strumenti per invertire questa rotta nefasta.

È in atto da decenni un fallimento totale su entrambe le questioni citate e la situazione si sta aggravando sempre di più.

Come già fatto, mi piace citare il saggio di Kate Raworth “L'Economia della Ciambella” con sottotitolo “Sette mosse per pensare come un economista del XXI secolo”, nel quale l'economista scrive che oggi “La sfida che l'umanità ha di fronte è epocale, la pressione umana sui sistemi naturali è completamente insostenibile e, con i grandi cambiamenti globali che abbiamo indotto nella natura, la nostra stessa civiltà è a rischio”, per cui occorrono scelte coraggiose, che guardano al futuro, la transizione ad un “Sistema Energetico Sostenibile, Diffuso e Democratico”.

Kate Raworth, tra i tanti impegni che ha, insegna al Master in Environmental Change and Management all'Università di Oxford.

La Raworth immagina un Modello Economico di Società non più basato sul PIL ma sulle reali esigenze degli umani, raffigurato da una ciambella, costituita da due cerchi, uno interno ed uno esterno.

All'interno del cerchio interno ci sono le condizioni di povertà. All'esterno del cerchio esterno ci sono le condizioni negative create dai cambiamenti climatici indotti dall'uomo con il modello consumistico e della crescita senza limiti. Tra i due cerchi, cioè nella ciambella, ci sono “le condizioni di sicurezza e di equità del nucleo domestico planetario”.

Delle sette mosse individuate dall'economista cito la prima “dal PIL alla Ciambella”, nella quale proponendo di passare dalla “crescita infinita alla prosperità in equilibrio”, individua quali sono i dodici bisogni socialmente ed ecologicamente equi e sicuri, le condizioni che consentiranno agli umani di sopravvivere e, quindi, i nuovi valori da perseguire:

  1. cibo sufficiente per tutti;
  2. acqua potabile e condizioni igieniche decorose;
  3. accesso all'elettricità e ad attrezzature per cucinare pulite;
  4. accesso all'istruzione e alla sanità;
  5. alloggi decenti;
  6. reddito minimo e un lavoro decoroso;
  7. accesso alle reti di comunicazione e supporto sociale;
  8. equità di genere;
  9. equità sociale;
  10. espressione politica;
  11. pace;
  12. giustizia.

In sintesi la Raworth individua una “base sociale e un tetto ecologico”, come salvezza per l'Umanità, un'”Economia Circolare”.

Ecco, tra i bisogni minimi, individua un modello energetico diffuso, democratico ad energia distribuita, un modello diverso da quello fin perseguito con le fonti fossili, piramidale, inefficiente, inquinante.

Il Modello a cui pensa la Raworth è quello ad energie rinnovabili, distribuite, di facile accesso a tutti.

Torno alla notizia iniziale, sulle speculazioni evidenziate dai nostri quotidiani.

È colpa delle rinnovabili quanto accaduto, in particolare, in Sardegna? No, gli incentivi hanno portato distorsioni ma, hanno ottenuto il risultato di portare, per esempio, il fotovoltaico a costare oggi, mediamente, anche per i piccoli impianti, 1.200,00 – 1.300,00 € a kWp, mentre nel 2006 costava circa 8.000, 00 a kWp. Per gli impianti medio – grandi il prezzo è ormai sotto i 1.000, 00 a kWp. Dove si consuma, il fotovoltaico è conveniente senza gli incentivi.

Una politica accorta deve promuovere fortemente nei prossimi anni le rinnovabili con accumulo e con lo sviluppo della mobilità elettrica.

Secondo me le rinnovabili sono il futuro dell'Umanità. Cerco di individuare alcune delle cause che hanno portato distorsioni:

– inizialmente il Conto Energia incentivava gli impianti fino a 1 MW. Qualcuno ha deciso di togliere tale tetto, per cui si è passati dagli impianti medio – piccoli ai grandi;

– la politica, in particolare in Sardegna, non è stata all'altezza della sfida, non è stata capace di programmare, di individuare una strategia, non aveva una visione di quale modello energetico perseguire, per cui la normativa individuata è stata incerta, è cambiata in continuazione, con una incertezza giuridica totale, non è stata all'altezza delle sfide di oggi;

– lo stesso Piano Energetico e Ambientale della Regione Sardegna non è all'altezza delle sfide che ci troviamo davanti, è già superato dagli eventi.

Riformulo alcune delle mie proposte:

  • mobilitiamoci perchè prevalga una visione, che richiede un processo culturale e sociale in tale direzione paziente e di lungo periodo, che ci porti verso una Società a “Coscienza Biosferica” sviluppata;
  • attiviamoci perchè dal basso si sviluppi un “Patto sociale e culturale”, che disegni un modello sociale in sintonia con il modello delineato da l'”Economia della Ciambella” di Kate Raworth.

Le fonti di energia rinnovabile sono un'occasione di sviluppo? Decisamente si, purchè non si pensi di perpetrare con esse lo stesso modello energetico creato con le fonti fossili, centralizzato e per niente democratico. Occorre un nuovo modello distribuito, efficiente, a smart grid, con la produzione dove serve.

Giampiero Vargiu

Laureato in Ingegneria elettrotecnica all'Università di Cagliari nel 1980. Sindaco del Comune di Villagrande Strisaili dal 1995 al 2000. Socio della Societ di Ingegneria TEAM SISTEMI ENERGETICI SRL, che ha sede operativa a Oristano e opera in tutta la Sardegna. Esperto in efficienza energetica e fonti di energia rinnovabili.