di Giampiero Vargiu

Lo psichiatra e neurologo Franco Basaglia diceva “”Bisogna sempre imparare a fare qualcosa al buio”. Noi adesso siamo al buio. Il Covid ha complicato una situazione già complicata, ma è proprio adesso che dobbiamo sollevare lo sguardo e provare a guardare lontano e aprire squarci di luce. È in questa situazione che la Scuola può dispiegare la sua vocazione principale: l’apertura alla pluralità delle lingue. La Scuola vista come l’antidoto, il vaccino  all’ignoranza, al pregiudizio, alla figura triste e inquietante del muro, all’idea che esista una sola lingua. La Scuola come germe della Democrazia.

Ho già scritto varie volte che il futuro di Oristano può essere nella creatività e nel design. In particolare ho scritto “”E se fossero il Design, la creatività e la cultura il futuro di Oristano?”. Qualunque cosa può essere disegnata e realizzata in tanti modi diversi, ugualmente validi, anche il nostro modello di sviluppo.

Oristano città della creatività

Questi  miei convincimenti sono stati rafforzati da una notizia apparsa sulla pagina Facebook di Andrea Riccio riguardante un pezzo apparso sulla edizione italiana della rivista mensile statunitense Wired dal titolo “A Milano nasce il liceo del Design”.

Ho trovato, digitando Stefano Paschina, tale pezzo in Internet su Wired, con sottotitolo “Stefano Paschina crea un nuovo istituto per insegnare progettazione e creatività, dopo l’esperienza di successo delle sue elementari del design”.

Stefano Paschina è nato in Sardegna a Villamar 54 anni fa, frequenta ragioneria a Sanluri, il paese natale di Renato Soru, si laurea in Economia a Cagliari a 23 anni.

Undici anni fa ha creato una scuola per insegnare alle bambine e ai bambini delle elementari il design. Oggi sta portando a compimento la sua ultima creatura: un campus da mille liceali sul design, accanto al quartiere generale di Fastweb e alla Fondazione Prada.

Per l’imprenditore di Villamar la vicenda del coronavirus va vista come una lezione di civiltà. Per dirla con Massimo Recalcati il coronavirus è un magistero che ci sta facendo vedere l’asprezza del reale, che la vita ci mette sempre davanti: ci sta, però, costringendo a riprogettare la nostra vita. Un progetto che deve essere aperto e senza paura dell’innovazione.

Paschina è diventato consulente del Comune di Bilbao per disegnare “La città del futuro”. Lo sta facendo dal punto di vista degli occhi delle bambine e dei bambini, che sanno sognare e hanno una visione senza la malizia e i condizionamenti sociali degli adulti.

Parte dal presupposto che gli adulti devono ascoltare i bambini e le bambine, interpretare cosa dicono e quello che ci suggeriscono. Sta poi agli adulti guidare il tutto tra le difficoltà di realizzazione.

Dice Paschina in merito al liceo del design “Lo stiamo realizzando su un’area di diecimila metri quadrati, avrà piscina, palestra e un auditorium. Sarà la scuola dell’accoglienza, senza spigoli, un luogo dell’ibridazione culturale che punta al futuro vivendo il presente. Avrà un carattere internazionale, ma con le radici che affondano nella cultura italiana, utilizzeremo i programmi ministeriali. I corsi dureranno, come in tutto il mondo, 4 anni e il diploma che rilasceremo garantirà l’acceso alle migliori università del mondo. Credo che sia possibile replicare questa esperienza nel mondo, vogliamo esportarlo in tante altre città”.

Oristano deve candidarsi per la realizzazione di un’esperienza come quella che sta portando avanti l’imprenditore sardo in altre realtà.

Per costruire la proposta possiamo contattare Paschina e utilizzare anche il metodo proposto sulla scuola pubblica da Massimo Recalcati: “La Scuola nelle città”. Un progetto per la città che parte dalla scuola, con la partecipazione di intellettuali, insegnanti, cittadine e cittadini, imprenditori e professionisti che, a titolo gratuito, concretizzano una reale apertura della Scuola alla città, parlando di come ridare centralità alla scuola, che diventa centro pulsante della Comunità. La scuola pubblica, in sinergia anche con quella privata, per una “Comunità creativa”, partendo dalle bambine e dai bambini, dalle ragazze e dai ragazzi.