Nel presente articolo proponiamo un’intervista fatta a una ragazza di 40 anni che in questi giorni continua a lavorare a contatto con il pubblico. Abbiamo sentito l’esigenza di raccogliere una testimonianza di questo genere subito dopo la pubblicazione del post “Il lavoro da casa in tempi di clausura forzata” del 22 marzo, perché abbiamo ritenuto ancora più importante capire come cambia la vita di chi, in linea teorica, continua a fare lo stesso lavoro di prima, ma con grandi differenze dal punto di vista pratico. L’intervistata ha chiesto di rimanere anonima, la chiameremo Alessandra, nome di fantasia.

Ecco l’intervista.

I -Alessandra, in cosa consiste il tuo lavoro?

A – Lavoro in un ufficio pubblico come impiegata.

I – Come ti sposti in città per andare a lavoro?

A – Utilizzo la mia automobile.

I – Come è utilizzare l’auto in questo periodo?

A – C’è meno traffico, le strade son meno trafficate, per strada si vede pochissima gente, nessuno alle fermate degli autobus.

I – A lavoro invece? Avete i dispositivi di protezione individuale adeguati?

A – L’azienda ci ha fornito guanti, disinfettante per mani e le mascherine arrivano regolarmente.

I – I clienti sono diminuiti?

A – No, anzi. Recarsi in ufficio è la cosiddetta “passeggiata autorizzata”. Vengono molte più persone, c’è chi viene ogni giorno per una scusa o per l’altra. Una pratica non indispensabile diventa la scusa pe uscire di casa e incontrare altre persone. Si può accedere agli uffici uno per volta, ma le persone aspettano fuori anche per molto tempo pur di non rinunciare all’uscita.

I – È cambiato il modo di lavorare?

A – Sicuramente si, il contatto con le persone è cambiato. Quando qualcuno non rispetta le distanze mi viene naturale spostarmi, tocco tutto con i guanti, si sbirciano le persone con attenzione e paura. Prima la giornata finiva quando chiudevo la porta, ora finisce quando mi tolgo i guanti e la mascherina.

Ci sono stati momenti di tensione?

Spesso, c’è chi viene ogni giorno con una scusa diversa o una commissione, non si riesce a far capire alle persone che ci sono cose che possono aspettare, altre che devono e che sono derogabili. L’importante è poter uscire di casa.

I – Ci sono persone che vedete spesso?

A – Sì, tanti tornano anche più volte al giorno.

I – È faticoso lavorare in queste condizioni?

A – Molto, c’è paura, non sai chi entra in ufficio, dove è andato, chi ha incontrato. Anche “tenere” le persone che non rispettano le distanze o le disposizioni e ti insultano se chiedi di rispettare il metro di distanza. Quando finisci porti le tracce “fisiche”, tenere la mascherina per 6 ore è faticoso, la pelle si secca, non si respira bene, ti segna il viso.

I – Hai paura quando vai a lavoro?

A – Capitano le giornate in cui mi siedo alla scrivania con un groppo in gola, ma cerco comunque di andare avanti e svolgere le mie mansioni al meglio.