di Giampiero Vargiu

A completamento del primo pezzo sulla transizione energetica in Sardegna, intendo valutare lo scenario nel quale inserire una possibile proposta.

Ecco, quando parlo di nuovo paradigma energetico, penso a una nuova Società, nella quale si passa dalle grandi centrali di produzione e dalle grandi distribuzioni, con un modello centralizzato e piramidale, che è specchio anche di una Società verticistica, di grandi disuguaglianze e antidemocratica, a una Società ad energia distribuita, rinnovabile e sostenibile, efficiente, con reti intelligenti, una Società democratica, equa e sicura, così come definita da Kate Raworth in “L’Economia della ciambella”, che altro non è che la base teorica dell'”Economia Circolare”.

Scenario

Provo a delineare lo scenario, del quale si deve necessariamente tenere conto in una discussione razionale e proattiva sulla strategia energetica e sulla transizione energetica:

– l’Agenda 2030 dell’ONU con i suoi 17 goals e i 12 indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES) adottati dall’Italia delimitano una cornice dentro la quale individuare la strategia di transizione energetica e, più in generale, la strategia di transizione ecologica;

– l’ultima COP 26 di Glasgow ha impegnato 197 paesi del mondo su 4 obiettivi principali, uno dei quali, sulla mitigazione, prevede di azzerare le emissioni nette entro il 2050 e contenere l’aumento delle temperature non oltre 1,5 gradi rispetto all’epoca preindustriale, accelerando l’eliminazione del carbone, riducendo la deforestazione ed incrementando l’utilizzo di energie rinnovabili;

– l’Unione Europea ha emanato il Fit for 55. “Torniamo a vivere entro i limiti del pianeta”. Così il vicepresidente della Commissione Europea, Frans Timmermans, presenta il pacchetto Fit for 55, il ‘bazooka verde’ con cui l’esecutivo UE imposta la roadmap per tradurre in pratica il Green Deal. È lo sforzo legislativo più poderoso mai tentato finora per accelerare la transizione verde. Il pacchetto Fit for 55 contiene 13 proposte legislative sull’energia e sul clima, che hanno lo scopo comune di mettere l’Unione Europea in condizione di centrare l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, come previsto dalla “Legge Clima”. Tra queste 13 proposte, due sono, rispettivamente, “Modifiche alla direttiva sulle energie rinnovabili (RED)” e “Modifiche alla direttiva sull’efficienza energetica (EED)”;

– la Direttiva RED II, che definisce la Comunità Energetica Rinnovabile (CER), recepita in Italia dal D. LGS. 8 novembre 2021, n. 199 “Attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 del  Parlamento  europeo  e del Consiglio,  dell’11  dicembre  2018,  sulla  promozione  dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili;

– la Direttiva 944/2019 sul Mercato Interno dell’Energia elettrica, che norma la Comunità Energetica dei Cittadini (CEC), recepita dal D. Lgs. 8 novembre 2021, n. 210 “Attuazione della direttiva UE 2019/944, del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 giugno 2019, relativa a norme comuni per il  mercato interno  dell’energia  elettrica  e   che   modifica   la   direttiva 2012/27/UE, nonche’  recante  disposizioni  per  l’adeguamento  della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento UE 943/2019 sul mercato interno dell’energia elettrica e del regolamento UE  941/2019 sulla preparazione ai rischi nel settore dell’energia elettrica e che abroga la direttiva 2005/89/CE”;

– il PNRR, che destina alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica 67,44 miliardi di euro, di cui 17,53 miliardi di euro per la transizione energetica e la mobilità locale sostenibile. A questo riguardo è prevista una Misura, con 2,2 miliardi di euro di dotazione, per la realizzazione, con finanziamenti al 100%, di impianti fotovoltaici e storage in configurazioni di autoconsumo collettivo e Comunità Energetiche, nei Comuni sotto 5.000 abitanti. Principale strumento per realizzare il progetto saranno finanziamenti a tasso zero fino al 100% dei costi ammissibili e della durata massima di 10 anni, per costruire gli impianti. Questi dovranno entrare in funzione non oltre il 2026, per cui la misura è valida per 5 anni: dal   quarto   trimestre   2021 alla   metà   del   2026.   Il beneficio non sarà cumulabile con gli incentivi del FER 1 (il DM 4 luglio 2019), mentre il Decreto Attuativo ha disciplinato la cumulabilità con il superbonus del 110% sull’efficientamento energetico e sul bonus fiscale sulle ristrutturazioni. Il prestito a tasso zero si abbina agli incentivi per l’autoconsumo e per le Comunità Energetiche attualmente in vigore, cioè il meccanismo di sostegno introdotto dal Decreto Legge 30 dicembre 2019, n. 162, modificato dalla Legge 28 dello stesso anno e attuato con la delibera ARERA 318/2020, per il modello normativo, dal Decreto MISE del 16 settembre 2020, per gli incentivi;

– la Sardegna ha un suo Piano Energetico e Ambientale, che va aggiornato alle mutate situazioni e la classe dirigente appare confusa, chi la pensa in un modo e chi in un altro, con la complicazione della crisi del gas, aggravata dalla guerra della Russia contro l’Ucraina;

– le giovani e i giovani di Fridays for Future, sollecitati in tal senso da Greta Thunberg, hanno sbattuto in faccia ai governanti di tutto il mondo le loro inadempienze in merito alla lotta ai cambiamenti climatici, ma gli esiti sono stati significativamente descritti da Greta con un “bla, bla, bla…”;

– in questi anni si sono regolarmente susseguite le giornate mondiali sulla Terra (Earth Day) e le giornate mondiali sull’Ambiente, ma, anche con queste iniziative, i risultati non sono stati significativi. Sicuramente occorrerà insistere.

Una proposta

Tenendo conto dello scenario nel quale ci troviamo, la mia proposta per la transizione energetica in Sardegna è in accordo con l’”Analisi preliminare sul possibile percorso di decarbonizzazione della Sardegna” del Politecnico di Milano con il contributo del WWF Italia, con il Documento presentato da Legambiente nella Conferenza a Cagliari del 07.10.2019 e con quanto scritto e detto, in varie occasioni, anche qui a Oristano nella Conferenza organizzata dall’Associazione di Promozione Sociale Oristano e Oltre il 28.01.2022 nella Chiesa di San Domenico sulle Comunità Energetiche Rinnovabili, dal il Professore Nicola Armaroli, chimico, membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze, dal 2018 membro eletto dell’Executive Board della European Chemical Society e Ricercatore del CNR. Mi convincono meno gli scenari prospettati da RSE (Ricerca Sistema Energetico).

Come ho già scritto, la Sardegna non può più indugiare su battaglie di retroguardia a difesa del fortino che ha sempre trovato la sua esplicitazione nell’idea “Siamo gli unici a non avere il metano”. Oggi serve uno scatto della nostra classe dirigente, tutta, un atto di coraggio e delineare con sicurezza un progetto di futuro che vede la nostra Regione come una delle prime al mondo che raggiunge gli obiettivi di “Comunità 100% rinnovabile” e “Carbon Neutral” entro il 2050 e, forse, anche prima, se non ci si continua ad attardare su battaglie che non guardano al futuro e alle nuove generazioni.

La Regione Sardegna deve prendere con decisione una soluzione alternativa, tipo quella che si sta per realizzare nello Stato delle Hawaii, simile alla Sardegna come superficie ed abitanti, decidendo di:

1. dotarsi di un Piano Industriale che definisca i fabbisogni delle attività produttive in maniera più puntuale di quanto fatto finora;

2. eliminare quanto prima le fonti energetiche fossili, considerando le soluzioni che stanno portando avanti ENURA e Medea di transizione breve verso le fonti di energia rinnovabile. SNAM, che avrebbe dovuto realizzare le dorsali insieme a SGI, attraverso la Società comune ENURA, prevede solo la realizzazione della rete del metano nelle 4 aree di Portovesme, di Cagliari (collegata a Portovesme), di Oristano, collegato ai depositi costieri e di Sassari, con Porto Torres, Alghero e Sassari. Italgas, attraverso Medea, sta completando le reti nei 17 Bacini che gestisce con dei depositi satellite costituiti da depositi criogenici e da vaporizzatori. Il trasporto del GNL a tali depositi sarà realizzato con cisterne criogeniche. La situazione degli altri 21 Bacini, su un totale di 38 Bacini individuati in Sardegna per la realizzazione della rete di metanizzazione, non è chiara;

3. elettrificare tutto il sistema con un mix energetico più ampio possibile (solare, vento, idrogeno per la mobilità pesante e le industrie che hanno un fabbisogno di energia ad alte temperature, idroelettrico e accumuli), facendo interventi con infrastrutture innovative e smart sulle reti, con accumuli del tipo innovativo, anche riprendendo, per la Sardegna, in maniera seria il sistema di accumulo dovuto alle centrali idroelettriche, che potrebbero avere anche altre funzioni, dati i periodi sempre più importanti di siccità. Sono d’accordo anche per l’eolico offshore, a debita distanza dalle coste, purchè superi la valutazione ambientale e paesaggistica anche a seguito di dibattito pubblico vero. Per quanto riguarda l’idroelettrico sembrerebbe possibile una implementazione di 400 MW da qui al 2030. Sono d’accordo con quanto proposto da Enel sulla elettrificazione, che ha in progetto un Sistema di accumulo elettrico di 500 MW;

4. elettrificare in maniera più importante la Sardegna per quanto riguarda la mobilità leggera, rispetto alle scelte già fatte dalla Regione, peraltro, molto apprezzabili, con la scelta di realizzare stazioni di ricarica elettrica sui principali assi viari. Sono d’accordo sul progetto di Tyrrhenian Link di collegare la Sardegna alla Sicilia e alla penisola con due cavi da complessivi 1.000 MW. Questa linea renderà il sistema sardo più sicuro e flessibile. Per quanto riguarda la paura di essere “colonizzati” mi sembra frutto di una demagogia da battaglia di retroguardia. Mi convince di più se viene realizzato questo collegamento e la classe dirigente sarda contratta e pretende la realizzazione in Sardegna di un Centro di Ricerca sull’idrogeno, per esempio, a Oristano e la realizzazione da subito di progetti pilota di tratte ferroviarie a Idrogeno;

5. efficientamento energetico spinto in tutti i settori. I bonus fiscali non devono essere aboliti, ma, se ci sono criticità, come è successo per le cessioni dei crediti, vanno eliminate subito. Tanti studi hanno dimostrato che convengono allo Stato, alle imprese, ai cittadini e creano occupazione. La Regione Sardegna deve puntare in maniera decisa sull’efficientamento energetico nella programmazione delle risorse del POR 2021 – 2027;

6. spostare le risorse previste per la dorsale sulla realizzazione di una “Rete Sarda Intelligente”, flessibile e adeguata a un sistema che punta in maniera decisa sulle fonti rinnovabili di energia, sull’accumulo, sull’autoconsumo e sulla produzione, quando possibile, dove serve. Soprattutto nelle zone interne è possibile realizzare una rete di “Comunità Energetiche” nel domestico, nel terziario e nelle piccole e medie imprese.

Più in dettaglio, lo scenario 2025-2030, funzionale a supportare il phase out del carbone, può prevedere una capacità aggiuntiva di circa 5.000 MW di impianti rinnovabili tra eolico e fotovoltaico e circa 400 MW di nuovo pompaggio in alternativa allo sviluppo di una prima possibile infrastruttura a idrogeno verde.

Lo scenario al 2050, la domanda finale di energia potrebbe essere soddisfatta  integralmente da fonti rinnovabili nel settore elettrico, inclusi gli apporti per la produzione di idrogeno verde indispensabile in diversi segmenti della domanda, 20 GW complessivi di eolico e fotovoltaico, equivalenti a un’installazione di circa 600 MW di impianti ogni anno fino al 2050, 1.000 MW di nuovo pompaggio idroelettrico, 500 MW di accumuli per autoconsumo, circa 1.000 MW di impianti a idrogeno, la realizzazione del Tyrrhenian link per l’ottimizzazione delle risorse elettriche tra Sardegna e continente, una significativa penetrazione delle pompe di calore elettriche, possibili reti isolate di sistemi di teleraffrescamento e misure di efficienza energetica nel settore civile. Nel settore industriale si può prevedere una maggiore elettrificazione, l’aumento dell’efficienza dei processi, l’impiego di fonti rinnovabili per i processi a bassa temperatura e il ricorso all’idrogeno per i consumi di calore ad alta temperatura.  Per quanto riguarda il settore dei trasporti si può prevedere una significativa transizione alla mobilità elettrica nella mobilità leggera e una quota di idrogeno verde per il trasporto pesante.

Per ovviare questa confusione della classe dirigente, che, ovviamente, si riflette nei cittadini, nelle imprese e nelle istituzioni locali, andrebbe organizzata una mobilitazione generale, un dibattito pubblico stringente da subito e scelte conseguenti coraggiose di transizione energetica verso le fonti di energia rinnovabile per rendere la Sardegna un’isola di altissima qualità di vita, un esempio al quale potrebbero guardare in tanti nel mondo, in linea con tutti gli impegni nazionali e internazionali di lotta ai cambiamenti climatici.