di Giampiero Vargiu

Questa è la trascrizione della terza parte della videoconferenza del 25 aprile scorso dal titolo “Grande reazione della Scuola alla crisi, difficoltà e prospettive per il futuro.”

La videoconferenza è stata coordinata da Riccardo Scintu, che ha posto tre domande ai due ospiti dell’Associazione, che sono stati Pino Tilocca in qualità di Dirigente scolastico del Liceo Classico De Castro di Oristano e Caterina Pes insegnante di Storia e Filosofia al Liceo Classico De Castro di Oristano e già deputata al Parlamento dal 2008 al 2018. In questo pezzo troverà posto la terza ed ultima domanda e la terza risposta degli ospiti.

Riccardo Scintu ha esordito dicendo “L’Italia ha un bassissimo livello di produttività in Europa, perchè non abbiamo investito sulle competenze. Questo è, ovviamente, un discorso generale, non riguarda solo la Scuola. Tutti ci siamo resi conto dell’emergenza e di quanto sia importante la competenza in questo momento che la pandemia ci ha messo di fronte a ostacoli ai quali non avevamo pensato. La consapevolezza che occorre migliorarci professionalmente è uno dei pochi aspetti positivi dell’attuale situazione, anche per chi, per fortuna, ha un lavoro. Voglio, però, richiamare la vostra attenzione su un punto che ritengo importante. Dobbiamo aspettare  a settembre per agire e proporre qualcosa di nuovo o si possono fare da subito delle sperimentazioni? Vi pongo due questioni.

1. Per la prima cito l’esempio di un vostro collega, Roberto Scema, molto stimato, in particolare da me, che ha proposto di avviare in qualche area a bassa densità di popolazione una sperimentazione;

2. la seconda questione riguarda il dimensionamento scolastico. Fino adesso c’è stata una concentrazione delle scuole, un accorpamento. L’attuale situazione ci spinge a credere, anche se io ero convinto che fosse giusto l’accorpamento quando è stato fatto, che quanto fatto sia stato sbagliato, perchè adesso serve un processo inverso a causa della pandemia.

Vi chiedo cosa ne pensate di questi due aspetti:

– sperimentazione da subito;

– riapertura dove ci sono stati accorpamenti.

Pino Tilocca ha esordito dicendo “Il problema è grosso. Se dobbiamo operare parte con la DAD e parte in presenza lo dobbiamo sapere oggi. Se dobbiamo suddividere le classi è importante saperlo oggi, perchè se dobbiamo raddoppiare le classi ce lo devono dire oggi. Anche il semplice reperimento di altri banchi è un problema. In questi anni sono state picconate la Sanità e la Scuola. In questa crisi scopriamo che senza Sanità e Scuola pubbliche questo paese sarebbe andato a gambe all’aria. Questo paese, in questo periodo è stato retto dai medici, dal personale ospedaliero, dagli insegnanti, dal personale scolastico e dalle segreterie.

Dobbiamo non solo non aspettare settembre, ma dobbiamo pensare a una Scuola diversa. Ogni anno combatto con il Provveditore, che fa il suo mestiere, per avere qualche insegnante in più, ma siamo costretti a lavorare con i provvedimenti del 2009 della Gelmini, che ha tagliato otto miliardi alla Scuola e ci ha detto che le classi devono essere di 27, 28 alunni e che non le si può sdoppiare sotto i trenta alunni. La dispersione c’è perchè chi è debole in quelle classi di trenta alunni si disperde.

Quindi, bisogna ripensare la Scuola.

Immagine dal sito “#Scuole Innovative”

Non bastano gli organici di quest’anno, ma a livello ministeriale sembrano non andare in questa direzione. Si stanno bandendo concorsi con prove scritte e orali e non per titoli, per cui non si potranno concludere entro settembre. Questo vuol dire che circa un terzo dei docenti in servizio l’anno prossimo saranno supplenti: oggi sono qua e domani sono là. Stiamo parlando di 200 – 250mila su 800mila docenti. Non ci può essere una Scuola seria in questa situazione, senza pensare che ancora oggi mancano 2000 Presidi su 7000 e 3000 Direttori amministrativi  su 7500: ruoli centrali che se non vengono ricoperti non consentono al sistema di funzionare.”

Aggiunge il Preside del Liceo Classico “Dove ci sono le condizioni bisogna pensare a sperimentazioni, consapevoli che in assoluto la sperimentazione non può essere considerata solo buona o solo cattiva. La Didattica a Distanza vista come completamento della Didattica in Presenza può essere un ottimo strumento. Si può anche immaginare che un 20 – 25% del curriculum sia fatto con la DAD: decongestioniamo gli spostamenti continui verso le città, rendiamo la situazione più comoda, perchè la DAD consente questo per un certo numero di lezioni.

Ci deve, però, esser un disegno. L’impressione è che, però, Ministra e Ministero, tirata fuori dal cilindro la DAD, abbiano tirato un sospiro di sollievo senza pensare che oltre all’immediato occorre pensare al tempo lungo, occorre pensare da subito a settembre.

In questo modo si può sperimentare di fare parzialmente DAD e parzialmente didattica in presenza, tenendo presente che esistono problemi di non poco conto, come, per esempio, la sicurezza, perchè se qualcuno si ammala nella scuola la responsabilità è mia.

Devo sapere oggi come mettere insieme sicurezza e diritto all’apprendimento di tutti, ma oggi non so ancora come farò l’esame tra un mese.”

Ancora ” Rispetto al dimensionamento, non sono contrario a un dimensionamento razionale, perchè non sono utili Scuole con troppo pochi alunni e insegnanti che appena possono abbandonano per sedi più comode.

Le questioni sono:

– le classi sono troppo numerose;

– gli Istituti sono troppo numerosi.

Il mio Istituto ha quasi 1000 studenti, con 5 indirizzi di studio diversi, con una grande complessità dovuta ad un agglomerato troppo grande: il solo Collegio dei Docenti è di 200 insegnanti. In una situazione del genere è difficile, pur essendoci molta qualità, avere qualità distribuita nel giusto modo, con grande difficoltà nel rimuovere vere sacche che portano a dispersione. Quindi, occorre ridimensionare il numero di studenti per classi e il numero di Istituti.

L’attuale legge dello Stato norma che, in contrapposizione a quanto prevedono le Regioni, chi ha meno di 600 studenti non possa avere nè un Dirigente nè un Direttore amministrativo. Sono norme che non consentono una gestione adeguata della Scuola.”

Caterina Pes illustra la sua posizione in merito alle questioni poste da Riccardo dicendo ” Non aggiungo molto rispetto a quanto detto da Pino sul dimensionamento, perchè il problema non sono le scuole piccole, ma il numero degli alunni elevato che non consente un’inclusione, che deve essere differenziata, in quanto ci sono anche i disabili, per cui l’inclusione la si può praticare solo se gli alunni per aula sono meno di 27. Ogni tipo di insegnamento deve essere individualizzato per ogni ragazzo: le soluzioni dovranno essere differenziate.

Tornando a quanto detto prima, perchè non tutte le scuole sono uguali, perchè una cosa sono i Licei Classici, un’altra cosa sono gli Istituti Professionali, dove oggi, in alcune classi, i ragazzi non si collegano più, come riportato da un articolo de l’Unione Sarda.

Altra cosa ancora è la Scuola Elementare, dove lo sviluppo cognitivo dei bambini passa attraverso il rapporto affettivo. Se togli ai bambini la relazione anche lo sviluppo cognitivo ne risente.

La Scuola deve essere riaperta e deve essere in presenza. Non possiamo farlo oggi con 8 milioni di studenti, 1 milione di insegnanti, più tutto il personale e i genitori che accompagnano i bambini e i ragazzi. Rimettere in moto tutto subito è impossibile. Dobbiamo fare le cose con intelligenza, razionalità e rigore.

Non sprechiamo questa occasione. Questa esperienza ci ha dato l’occasione per ripensare la Scuola, vorrei che non venisse sprecata.”

Riccardo si dice d’accordo con l’ultima cosa detta da Caterina e aggiunge “Questa è una situazione in cui ripensare tante cose e la Scuola è una priorità, come la Sanità.”

Caterina, riprendendo la parola, “Bisogna anche dire che la Scuola ha fatto tantissimo.”

Chiude la videoconferenza Giampiero Vargiu, dicendo “Grazie agli ospiti. La Ministra sta pensando al più all’anno scolastico 2020 – 2021, al breve periodo. Due saggi di Piketty, “Il Capitale nel XXI secolo” e “Le disuguaglianze” parlano anche di patrimonio e reddito, ma, in particolare, dicono che le disuguaglianze sono generate, soprattutto, dalle differenze nella formazione. In Europa si spende in media per la formazione il 4,6% del PIL, in Italia il 3,8%. Questo significa che c’è chi spende il doppio dell’Italia. Mi auguro che la situazione cambi e che si dia alla Scuola il ruolo che merita.”