di Giampiero Vargiu

Questa è la trascrizione della seconda parte della videoconferenza del 25 aprile scorso dal titolo “Grande reazione della Scuola alla crisi, difficoltà e prospettive per il futuro.”

La videoconferenza è stata coordinata da Riccardo Scintu, che ha posto tre domande ai due ospiti dell’Associazione, che sono stati Pino Tilocca in qualità di Dirigente scolastico del Liceo Classico De Castro di Oristano e Caterina Pes insegnante di Storia e Filosofia al Liceo Classico De Castro di Oristano e già deputata al Parlamento dal 2008 al 2018. In questo pezzo troverà posto la seconda domanda e la seconda risposta degli ospiti.

Riccardo Scintu ha posto la questione della dispersione scolastica in Sardegna, già in situazione critica prima della pandemia da coronavirus. Nel chiedere agli ospiti che cosa bisognerebbe fare per attenuare la dispersione scolastica, ha evidenziato la notizia che quest’anno la Sardegna è stata la Regione nella quale c’è stato il numero minimo di ammessi all’esame di maturità.

La prima riflessione di Pino Tilocca è stata che si tratta di una questione complicata e di difficile risposta. Riprendendo il discorso di Caterina Pes sulle difficoltà che sta attraversando la Scuola, ricorda di essere preside non solo del Liceo Classico De Castro, ma anche del Liceo Artistico di Oristano e del Liceo Scientifico e Tecnico di Terralba.

“Mentre al Liceo Classico gli studenti che si sono staccati sono stati pochi, si possono contare facilmente, nei primi anni dell’Artistico di Oristano e del Tecnico di Terralba è ben più drammatica: 3 o 4 studenti in totale al Classico,  3, 4 studenti per classe (dal 20% al 30%) nell’Artistico e nel Tecnico. La questione si fa molto più complessa per i disabili, per i quali servono percorsi di inclusione e di integrazione e poichè sono costretti a stare in famiglia vivono una doppia e tripla esclusione.”

A questo punto Pino Tilocca racconta di una vicenda nella quale si è dovuto scontrare con un genitore che si lamentava del fatto che per via della scelta della Scuola di voler seguire tutti e aspettare chi patisce ritardi, la figlia non era messa nelle condizioni di lavorare al meglio. Il Preside ha ribadito che il compito della Scuola è quello di eliminare le distanze e non quello di accentuarle.

Ha aggiunto “Il tasso di dispersione non colpisce tutte le zone della Sardegna nello stesso modo. Per esempio, a Oristano è metà della media regionale. Significa che in Sardegna ci sono zone che hanno grandi difficoltà dal punto di vista sociale con una forte disoccupazione, zone abbandonate a se stesse, periferie di città in sofferenza: zone nelle quali la Scuola non è riuscita ad essere un punto di riferimento importante. La Didattica a Distanza ha evidenziato, accentuandolo,  un problema che già esiste: i ragazzi sono in difficoltà. Per esempio, i modelli regionali portati avanti dai Progetti Iscola, che hanno avuto tanti finanziamenti, hanno dato qualche sollievo, ma non sono stati la soluzione, come dimostrano i dati e i fatti. Bisogna avere un modello diverso di intervento per attenuare la dispersione scolastica.”

Inoltre, “A Terralba, ai primi giorni di marzo si stava iniziando a sperimentare un modello diverso, con il coinvolgimento del territorio, dell’Unione dei Comuni e dei Sindacati: è stato interrotto tutto dopo tre giorni per l’aggravarsi della situazione a seguito del coronavirus. Il modello prevedeva di passare dai 60 minuti di lezione a 50 minuti per liberare tempo da recuperare il pomeriggio, con l’obiettivo di personalizzare la didattica in funzione dell’orientamento. Bisogna progettare, pensare un modello diverso, perchè Iscola è stato un sollievo, ma non ha contribuito a risolvere e a diminuire il fenomeno della dispersione scolastica.

Caterina Pes, nel condividere quanto detto da Pino Tilocca sulla dispersione, ha evidenziato subito che è stata protagonista dell’esperienza negativa delle proposte calate dall’alto, che non portano i risultati sperati.

Ha Aggiunto “Per dare senso al lavoro di tutti questi mesi dobbiamo partire, pensando alla ripresa di novembre, prendendo in considerazione quanto la Didattica a Distanza ha messo in luce in questo periodo: la dispersione scolastica è legata alle condizioni sociali. Anche dietro il Digital Divide ci sono condizioni sociali diverse.  La DAD non è una didattica inclusiva. Questo lo dobbiamo dire. Dobbiamo anche dire che, probabilmente, non potremo fare a meno a settembre anche della Didattica a Distanza, almeno in parte, come ci viene detto. Come potremo coniugare il metodo della DAD con il ruolo che la Costituzione assegna alla Scuola e alla Formazione, che è quello di essere inclusiva e di non lasciare indietro nessuno? Per risolvere la situazione, il Ministero deve, tradotto in soldoni:

– aumentare il numero degli insegnanti, anche se, in base alle informazioni avute, non si ha intenzione di andare in questa direzione;

– modificare gli spazi e i tempi. Occorre sdoppiare le classi. Non ci possono essere ventisette ragazzi in una classe, se vogliamo evitare le classi pollaio. In alternativa, come propongono alcuni, ci dovranno essere Gruppi A e Gruppi B, parte in presenza e parte a distanza, sapendo che il Gruppo A apprenderà di più.

Quindi, più insegnanti, chiamando anche i precari già da adesso, sdoppiamento delle classi, investimento da subito sull’edilizia scolastica e fare rete con gli Enti Locali, perchè la Scuola dell’autonomia è una Scuola del territorio, pena la limitazione della caratteristica principale insita nel concetto di autonomia scolastica.”

 In ultimo, la Pes ha evidenziato che è indispensabile un’adeguata formazione del personale, perchè gli insegnanti non sono completamente preparati. Ha, inoltre, spezzato una lancia a favore degli insegnanti e dei dirigenti, perchè in questi mesi hanno fatto qualcosa di molto importante, ma occorre migliorare ulteriormente dal punto di vista professionale.