Non vi è dubbio che l’Oristanese sia un territorio in ritardo di sviluppo. Vive ripiegato su sé stesso e non partecipa alle dinamiche del mondo esterno siano esse istituzionali, politiche, economiche, sociali, culturali; è assente, in particolare, dal dibattito sui temi dell’Autonomia, della Specialità, della Riforma delle Autonomie locali.

L’Oristanese pesa poco negli equilibri politici regionali e viene quindi trascurato. Sicuramente non ha ricevuto un flusso di finanziamenti adeguato alle sue esigenze o quantomeno alla ripartizione teorica fra i territori della Sardegna in base alla popolazione.

Il risultato è la marginalità del territorio che si sente trascurato e si abbandona al vittimismo e alla rassegnazione mentre servirebbe una reazione convinta e decisa per affermare la volontà di rivendicare il ruolo che gli spetta nel panorama regionale.

Un’ ulteriore dimostrazione di quanto affermato è la Delibera del 20 Giugno 2017 che stanzia 50 milioni di euro per l’efficientamento dei principali porti della Sardegna.

“Secondo quanto dichiarato dalla Giunta regionale nel sito della Regione, le scelte sono state fatte dopo una ricognizione completa sull’intero territorio. Dei 50 milioni complessivi 22 vanno al Sulcis: il porto di Sant’Antioco per 12 milioni, il porto di Carloforte per 4 milioni, il porto di Calasetta per 6 milioni. Del restante importo, 2 milioni sono destinati al completamento di interventi già previsti dal mutuo infrastrutture; 10 milioni e 150mila euro a interventi per i quali sono già disponibili i progetti (Marina di Perd’e Sali, Porto di Stintino, Porto Corallo, Cannigione, La Caletta, S. Maria Navarrese, Marina di Alghero); 5 milioni per il ripristino dei danni alle opere di difesa portuali (Castelsardo, Isola rossa, Porto Corallo); 10 milioni e 850mila euro al porto di Buggerru.

Da questa ricognizione completa Oristano è assente.

Questo è solo l’ultimo di una serie di provvedimenti che hanno marginalizzato il nostro territorio.

Ci si dimentica spesso che nonc’è solo il problema del rapporto Regione Stato, ma anche quello del riequilibrio interno dei territori regionali.

Come uscire dalla spirale perversa marginalizzazione-vittimismo?

Il primo presupposto è la creazione di una Identità Territoriale che affermi la specificità dell’Oristanese nella Regione.

Allo stato attuale, purtroppo, il Sinis, il Montiferru, la Planargia, il Guilcer, il Barigadu, la Marmilla, il Terralbese viaggiano ognuno per suo conto e, pertanto, l’Oristanese non è più un’identità comune.

Il secondo presupposto è la definizione di un Progetto di sviluppo organico e condiviso che parta da una corretta analisi della situazione esistente, dalla individuazione di obiettivi precisi e di strumenti adeguati per raggiungerli.

Il terzo presupposto è la messa in piedi di una Vertenza Oristano sostenuta dall’unità delle forze istituzionali, economiche e sociali del territorio.

Ad oggi questi presupposti mancano tutti.

Spetta al Sindaco della Città capoluogo porsi alla testa di questo processo, esercitando fino in fondo il ruolo di Oristano Città Guida.

Antonio Ladu

Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano al Liceo Jeansono de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano