Di Giampiero Vargiu

La poesia di Leopardi nasce, in particolare, da un dolore sia universale che personale.

Il tema del dolore trattato da Giacomo Leopardi, si trova in particolare, nello Zibaldone e nei Canti.

Nello Zibaldone, Leopardi si sofferma sul suo “pessimismo cosmico”. L’infelicità è parte integrante della vita e l’uomo è destinato a soffrire per tutta la vita. La natura è colpevole dei mali dell’uomo, lo perseguita  e alimenta la sua sofferenza.

La sua poesia è definita soprattutto nei Canti. Di questi fanno parte gli idilli L’infinito e Alla luna.

Le ragioni del suo grande pessimismo sono raccolte, in particolare, nelle Operette morali.

Delle sue poesie più conosciute ricordo Il sabato del villaggio. Delle liriche A Silvia.

Nell’opera lirica La ginestra definisce la natura come “matrigna”. Sono presenti temi e riflessioni sull’uomo e sul mondo, prese di posizione contro i falsi ideali inseguiti dagli uomini.

“La ginestra”, composta nel 1836 presso la Villa Ferrigni di Torre del Greco, viene pubblicata per la prima volta nell’edizione napoletana dei Canti, curata dall’amico Antonio Ranieri e edita postuma nel 1845, è stata uno degli ultimi componimenti. È costituita di sette lunghissime strofe in stile vario e in metrica libera. La Villa Ferrigni si trova in un luogo che viene chiamato “il miglio d’oro”, un tratto di strada che è famoso per le bellezze storiche e del paesaggio, fra tutte le meravigliose ville d’età settecentesca.

La ginestra inizia con una citazione tratta dal Vangelo di San Giovanni ed è riconosciuta come una sorta di testamento poetico di Giacomo Leopardi, che riflette sulla natura e sulla condizione umana, mentre osserva una ginestra alle pendici del Vesuvio.

Nel presente pezzo viene evidenziata solo una parte della terza strofa. In questa strofa Leopardi contrappone la stupidità di quanti si rifiutano di constatare la situazione della miseria umana alla grandezza di quanti ammettono la realtà. Guarda in faccia la miseria attribuendone la responsabilità alla natura.

È a questo punto che sembra emergere un altro Leopardi, che cerca di avvicinarsi agli uomini e di stare loro vicini e indica una possibile speranza per il genere umano: si può far fronte comune alla “natura matrigna” stringendo legami sociali di solidarietà.

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Nobil natura è quella
che a sollevar s’ardisce
gli occhi mortali incontra
al comun fato, e che con franca lingua,
nulla al ver detraendo,
confessa il mal che ci fu dato in sorte,
e il basso stato e frale;
quella che grande e forte
mostra se nel soffrir, nè gli odii e l’ire
fraterne, ancor più gravi
d’ogni altro danno, accresce
alle miserie sue, l’uomo incolpando
del suo dolor, ma dà la colpa a quella
che veramente è rea, che de’ mortali
madre è di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
congiunta esser pensando,
siccome è il vero, ed ordinata in pria
l’umana compagnia,
tutti fra se confederati estima
gli uomini, e tutti abbraccia
con vero amor, porgendo
valida e pronta ed aspettando aita
negli alterni perigli e nelle angosce
della guerra comune. Ed alle offese
dell’uomo armar la destra, e laccio porre
al vicino ed inciampo,
stolto crede così, qual fora in campo
cinto d’oste contraria, in sul più vivo
incalzar degli assalti,
gl’inimici obbliando, acerbe gare
imprender con gli amici,
e sparger fuga e fulminar col brando
infra i propri guerrieri.
Così fatti pensieri
quando fien, come fur, palesi al volgo,
e quell’orror che primo
contra l’empia natura
strinse i mortali in social catena,
fia ricondotto in parte
da verace saper, l’onesto e il retto
conversar cittadino,
e giustizia e pietade, altra radice
avranno allor che non superbe fole,
ove fondata probità del volgo
così star suole in piede
quale star può quel ch’ha in error la sede.

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In merito a Leopardi, sul quale hanno scritto anche vari filosofi, tra i quali anche Emanuele Severino, consiglio di vedere una rubrica di Martina Asero, che dedica a Leopardi un approccio simpatico ma, come si può vedere ascoltando quanto dice fino alla fine, una visione molto umana dell’uomo Leopardi e, allo stesso tempo, la consapevolezza della sua grandezza.

Martina Asero è di Catania, è insegnante, autrice, attrice, coreografa e booktuber con nick name Ima andthebooks.

Il link del video che consiglio è https://www.youtube.com/watch?v=9zai4z_K2oA