di Giampiero Vargiu

LA NUOVA, di lunedì scorso, a pagina 2, ha pubblicato un pezzo dal titolo “L’indagine sulle Amministrazioni” e sottotitolo “Comuni digitalizzati: Sassari è tra i migliori.”

Sono riportati i dati sulla capacità di amministrazione dei 109 capoluoghi di provincia, messi a sistema dalla Fondazione Etica, che è una Fondazione nazionale riconosciuta, indipendente e no–profit. Tra i fondatori annovera anche il costituzionalista Valerio Onida.

In questo Rapporto, che prende in considerazione parametri legati a governance, personale, servizi, bilanci, appalti e ambiente, solo il Comune di Sassari rientra nella top 30 su 109 capoluoghi di provincia in Italia, con grande soddisfazione del primo cittadino Nanni Campus.

In particolare, nel pezzo citato, viene menzionato il fatto che il Comune di Sassari è una delle 17 amministrazioni che ha istituito un ufficio dedicato alla digitalizzazione, mentre tutte le altre hanno solo nominato un responsabile del servizio.

 Viene anche riportata una frase di una intervista rilasciata, in merito al Rapporto, al Corriere della Sera dalla co-fondatrice Paola Caporossi di Fondazione Etica. In detta intervista, dice Caporossi “Tutti questi dati non devono rappresentare una sterile classifica tra Comuni, ma devono servire da bussola per intervenire, laddove serva, in modo da poter gestire meglio i fondi del PNRR”.

La digitalizzazione nel PNRR

Nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) sono previsti in totale 222,03 miliardi di euro, che sono le risorse che ha destinato all’Italia il NGEU (Next Generation European Union) da qui al 2026.

In particolare, la “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura” è una delle sei missioni previste. Per questa missione sono previsti 45,86 miliardi di euro, che sono il 20,65 % del totale. 10,31 miliardi riguardano progetti già in essere. Alla digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pubblica Amministrazione sono destinati 11,31 miliardi, 5,61 dei quali riguardano progetti già in essere. Di queste voci, 8,76 miliardi riguardano la digitalizzazione e modernizzazione della Pubblica Amministrazione, ma poiché 5,06 miliardi di euro riguardano progetti già in essere, restano da impegnare 3,70 miliardi di euro.

LA NUOVA dà anche notizia che la Regione discute con il Ministro Giancarlo Giorgetti della priorità per la Sardegna e che politici, imprenditori e sindacalisti discutono sui temi. Si parla del futuro della Sardegna, ma a nessuno sembra interessare minimamente che anche i cittadini debbano essere correttamente informati e debbano poter dire la loro sul proprio futuro e quello dei propri figli. Ci si dimentica che il Piano della Unione Europea è stato chiamato, non a caso, “Generazione Futura”.

Digitalizzare le nostre amministrazioni pubbliche non riguarda solo l’esigenza di ammodernarle e innovarle, ma è l’esigenza di rispondere alla necessità di efficienza ed efficacia dei processi amministrativi, di trasparenza degli stessi, di fare in modo che gli amministratori siano attori coscienti delle varie fasi dell’agire amministrativo, di rendere i cittadini partecipi dei processi amministrativi e delle scelte che riguardano la vita delle comunità. È una questione, prima di tutto, di democrazia.

La situazione a livello nazionale sulla digitalizzazione

A proposito di digitalizzazione, ha scritto, nel sito dell’Associazione Oristano e Oltre, tanti pezzi Gianni Pernarella e rileggerli sarebbe molto utile, perché, oltre agli aspetti tecnici, in tali pezzi è evidenziata l’esigenza prioritaria che anche il Comune di Oristano non può più rinviare la digitalizzazione della macchina amministrativa, pena relegare il nostro Comune ai livelli più alti dell’analfabetismo digitale e nelle ultime posizioni tra i Comuni capoluoghi di provincia.

In Italia è operativa l’Agenda Digitale

In Italia è operativa l’Agenda Digitale e nel sito del MITD (Ministero per l’Innovazione e la Transizione Digitale è scritto che “Sono 7.246 i Comuni che hanno richiesto di accedere al Fondo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, per sostenere finanziariamente le amministrazioni nei processi di modernizzazione. Si tratta di un numero rilevante che rappresenta il 92% del totale dei Comuni che sono 7.904. I Comuni italiani si avviano quindi verso la digitalizzazione, come prevede il Decreto Legge su “Semplificazione e innovazione digitale”, adottando l’identità digitale Spid e la Carta d’identità elettronica per consentire l’accesso ai servizi, integrando la piattaforma pagoPa per i pagamenti elettronici e avviando la migrazione dei servizi nell’applicazione IO, per favorirne l’utilizzo anche da smartphone.”

Nel sito del MITD è anche scritto che:

– le risorse messe a disposizione degli Enti ammontano a 43 milioni su un totale di 50 milioni dell’intero Fondo;

– con l’ultima legge di bilancio è diventato strutturale;

– le quote, assegnate ai Comuni in base alla popolazione residente, vengono erogate in due tranche, dopo la verifica dello stato di avanzamento dei processi di digitalizzazione: la prima, pari al 20%, per le attività concluse entro il 28 febbraio 2021; la seconda, per il restante 80%, entro il 31 dicembre 2021, a verifica delle attività avvenute.

Sono 5.560 i Comuni che hanno richiesto di accedere al Fondo aderendo all’Avviso Pubblico promosso dal Dipartimento per la Trasformazione digitale il 15 dicembre 2020 e gestito da PagoPa S.p.A, in convenzione con l’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (Ipzs). Gli altri 1.686 Comuni hanno accesso al Fondo avendo aderito a specifici accordi regionali per la messa in atto dei processi. 

La maggior parte delle richieste di accesso al Fondo è giunta dai piccoli Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti e questo rappresenta un segnale della consapevolezza, ormai diffusa anche nelle realtà territoriali minori, dell’importanza di digitalizzare i servizi a cittadini e imprese.

Alle elezioni comunali della prossima primavera questo deve essere uno dei temi principali, anche perché oggi le risorse ci sono.

Dei 5,06 miliardi di euro citati del PNRR e del Fondo messo a disposizione dal MITD e riguardanti progetti già in essere, non è dato sapere se il Comune di Oristano abbia ricevuto le risorse necessarie per iniziare il processo di digitalizzazione.

Il Comune di Oristano e la digitalizzazione

Nel maggio del 2016, con la Giunta Tendas in carica, nel sito del Comune era scritto “Oristano sempre più smart.”

In quel periodo, infatti, il Comune di Oristano sosteneva di aver inserito al centro delle politiche per lo sviluppo culturale ed economico del territorio la promozione della Società della conoscenza secondo le linee guida europee sancite dal Trattato di Lisbona e dall’Agenda digitale europea. L’obiettivo era di poterci riuscire entro il 2020, garantendo l’accesso a internet a velocità pari ad almeno 30Mbps, consentendo ad almeno il 50% delle famiglie ed al 100% delle imprese di utilizzare internet con connessione al di sopra dei 100 Mbps.”

A novembre 2020, con la Giunta Lutzu in carica, scriveva il Comune che “Tra le diverse iniziative che il Governo sta adottando anche per far fronte all’attuale situazione emergenziale e per supportare le situazioni di maggiore difficoltà e di bisogno, rientra il Piano Voucher per la connessione alla banda ultra-larga da parte delle famiglie meno abbienti. Il Piano Voucher prevede l’erogazione alle famiglie con ISEE inferiore ai 20.000 euro di un contributo massimo di 500 euro, sotto forma di sconto, sul prezzo di vendita dei canoni di connessione da rete fissa ad internet in banda ultra-larga per un periodo di almeno dodici mesi, compresi i costi di attivazione e del dispositivo per la connettività, nonché di un tablet o un personal computer.”

Si trattava di una misura, con ricadute positive sull’accesso alla didattica digitale integrata in favore delle famiglie con studentesse e studenti, che potevano fruire, al tempo stesso, sia di un dispositivo adeguato sia della relativa connettività per almeno un anno.

A partire dal 9 novembre 2020, le famiglie con ISEE inferiore a 20.000 euro, che risiedevano in aree o comuni coperti dalla misura, potevano richiedere direttamente presso i punti di vendita di uno degli operatori accreditati da Infratel, l’attivazione di una offerta per la fruizione del voucher di 500 euro, presentando uno specifico modulo di autocertificazione.

Sarebbe interessante ed utile sapere se la misura ha funzionato nella nostra comunità, perché avere queste informazioni è utile per decidere il da farsi per risolvere eventuali problematiche verificatesi e porvi rimedio per il futuro.

Oggi, nel sito del Comune è scritto che il “Progetto MAN” è stato elaborato con riferimento al modello di riferimento individuato Asse I “Società dell’informazione” del POR Sardegna FESR 2007-2013, ai principi indicati nell’avviso e alle tecnologie, topologie e infrastrutture presenti ed in realizzazione per Ia Rete Telematica Regionale, nonché a quelle delle MAN già realizzate nel territorio regionale.”

Non è ben chiaro che fine abbia fatto quel progetto e se il Comune stia usufruendo adeguatamente delle risorse sulla digitalizzazione.

La cittadinanza digitale

Nel processo di digitalizzazione è indispensabile un processo di partecipazione dei cittadini e maggiore trasparenza, perché non si tratta solo di infrastrutturare l’amministrazione pubblica con la digitalizzazione di tutti i processi, ma di promuovere anche la cittadinanza digitale e le competenze digitali dei cittadini. Oggi viviamo dentro l’ambiente digitale, che tanti vantaggi può darci dal punto di vista delle relazioni e dei servizi se aumentano in maniera adeguata le competenze, ma rischia di travolgerci dal punto di vista della nostra identità come persone in assenza di maggiore consapevolezza dei risvolti negativi della tecnologia e di misure adeguate per mitigarne gli effetti.

La rivoluzione digitale necessita di essere accompagnata da un processo culturale, nel quale riacquisisce nuovamente rilievo il concetto di “Comunità competente” e si da meno rilievo all’individualismo esasperato. Noi “siamo relazioni” e in un mondo di relazioni ci vuole particolare cura della dignità delle persone. La sicurezza della rete e la “sensibilità” del tema della privacy sono diventate questioni che vede l’Unione Europea molto impegnata nel trovare soluzioni normative ai lati oscuri della rete stessa e al rispetto della privacy.

Questi ultimi aspetti si sono evidenziati in maniera drammatica nella nostra realtà a seguito della pandemia da coronavirus, poiché patiamo un ritardo notevole dal punto di vista delle competenze digitali. Lo hanno evidenziato la DAD, lo Smart Working e la difficoltà di accesso ai servizi comunali durante, soprattutto, il lockdown.

Nel progetto di ottimizzazione delle competenze digitali della comunità e del cittadino singolo il Comune può avere un ruolo determinante, anche con l’attuazione di progetti, in collaborazione con le Scuole cittadine, di informazione, sensibilizzazione e formazione.

Una soluzione ottimale sarebbe quella di implementare una piattaforma digitale comunale pubblica, sull’esempio di quanto hanno fatto città come Parigi e Barcellona.