di Giampiero Vargiu

Tutti i quotidiani e i Media internazionali dedicano molto spazio all’Inauguration Day, che ha rappresentato l’inizio ufficiale della presidenza degli Stati Uniti d’America da parte di Joe Biden e della vicepresidenza da parte di Kamala Harris.

Titola in prima pagina la Repubblica “Il riscatto dell’America”, evidenziando che Joe Biden ha giurato come 46° presidente degli Stati Uniti d’America. Inoltre, mette in evidenza le frasi pronunciate da Biden nel suo discorso inaugurale e più richiamate “La democrazia è fragile, ma ha vinto”, “Batteremo il terrorismo interno. Kamala vice, un traguardo storico”.

Abbiamo tutti presenti le immagini impressionanti dell’attacco al Campidoglio degli Stati Uniti d’America, sede dei due rami del Congresso, da parte dei facinorosi, dei suprematisti bianchi e di rappresentanti di estrema destra del 6 gennaio scorso, in occasione dell’ufficializzazione del risultato delle elezioni di novembre scorso, che hanno visto perdere Trump a favore di Biden.

Siamo ulteriormente sgomenti perchè dalle prime indagini emerse sembrerebbe che quelle azioni, forse volte anche a decapitare la presidente della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi e il vicepresidente degli Stati Uniti d’America in quel momento ancora in carica Mike Pence, erano sicuramente finalizzate a bloccare l’ufficializzazione dei risultati delle elezioni: un colpo di stato vero e proprio nella democrazia più vecchia e solida del mondo.

Siamo stati a un passo di un evento di altissima drammaticità per tutte le democrazie occidentali e non.

Questi avvenimenti ci hanno ricordato, ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che la democrazia non è conquistata una volta per tutte. Gli avvenimenti drammatici del secolo scorso, dei fascismi, del nazismo e delle dittature comuniste, le due guerre mondiali, dovrebbero averci insegnato qualcosa in merito. Piano piano ci stanno lasciando tutti quelli che hanno combattuto per restituirci la libertà e i valori della democrazia e facilmente perdiamo la memoria di quei fatti drammatici. Nelle nostre scuole ci sono ripetuti tentativi di non insegnare più la nostra storia alle ragazze e ai ragazzi.

Anche i sovranisti, i nazionalisti e populisti di casa nostra insistono a percorrere queste strade, indifferenti di fronte alla pericolosità rappresentata dal linguaggio dell’odio e della rabbia verso le istituzioni democratiche.

Dopo le crisi, prima economica e poi finanziaria, del primo decennio di questo nuovo millennio e dopo questa pandemia da coronavirus, ancora in piena attività e che ci sta mettendo in ginocchio sia dal punto di vista sociale ed economico che delle relazioni umane, qualcuno ha pensato bene di innescare una crisi di governo non ancora risolta.

La crisi climatica incombe.

Cosa dobbiamo ancora aspettarci?

Ecco, di fronte a queste difficoltà ci può salvare l’unità dei cittadini nel perseguire gli obiettivi principali della nostra Costituzione, i diritti alla libertà, al lavoro, all’uguaglianza, alla salute e alla formazione: l’impegno di tutti per rispettare e far rispettare le regole della nostra democrazia.

Ci può salvare l’attenzione per le difficoltà degli ultimi, di chi non ha la fortuna di nascere nei paesi più avanzati, ma anche chi, da noi, è povero e si trova in una situazione drammatica ulteriore a seguito della pandemia che ci ha colpiti.

Ci può salvare, come sta già facendo Biden, il ritorno alla multilateralità dei rapporti a livello mondiale. Trump aveva rotto il patto con l’Organizzazione mondiale della sanità, era uscito dal Patto per la lotta ai cambiamenti climatici, aveva dichiarato una lotta feroce agli immigrati, aveva riacuito le tensioni con il mondo musulmano, negato la pericolosità della pandemia da coronavirus e messo in un angolino gli scienziati che gli rappresentavano la delicatezza della situazione climatica e la pericolosità della pandemia da coronavirus.

Ci può salvare una Unione Europea, unità anche politicamente, che si conquista l’autorevolezza necessaria per avere ruolo nel tentativo deciso di aprire una nuova epoca di dialogo e di pace.

Con l’uscita di scena di Trump non credo che per incanto sparisca il clima di odio da lui instillato non solo nella società americana ma anche in tutto il mondo e riprenda nuovamente il cammino delle sorti progressive dell’umanità.

La democrazia è quanto di più bello abbiamo, ma è fragile e non ne dobbiamo lasciare le sorti nelle mani dei sovranisti, dei razzisti, dei populisti e dei nazionalisti.

La paura e la rabbia non sono mai buone consigliere. Possiamo non sprecare questa situazione di crisi globale se facciamo nostra una nuova visione del mondo e se ci impegniamo per un nuovo modello di sviluppo incentrato su due parole: uguaglianza e sostenibilità.

Un messaggio: in questi giorni difficili ci può fare buona compagnia l’esecuzione dell’inno americano da parte di Lady Gaga alla Inauguration Day, della quale allego il video.