di Giampiero Vargiu

La vicenda della pandemia da coronavirus, della quale non si vede ancora, con certezza, la luce in fondo al tunnel, è esemplificativa delle difficoltà che l’Umanità affronta oggi al verificarsi di crisi globali e della impreparazione a tutti i livelli.

Dalle prime avvisaglie all’allerta e alla pandemia

La Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan ha segnalato il 31 dicembre 2019 all’Organizzazione Mondiale della Sanità un cluster di casi di polmonite a causa ignota a Wuhan stessa.

Il 9 gennaio 2020, il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie della Cina (CDC) ha comunicato che era stato identificato un nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) come agente causale della malattia respiratoria, che è stata poi denominata Covid-19. La Cina ha reso pubblica la sequenza genomica, che ha permesso la realizzazione di un test diagnostico. 

Il 30 gennaio 2020 l’OMS ha dichiarato l’epidemia di Coronavirus in Cina Emergenza internazionale di salute pubblica.

Il 28 febbraio 2020 l’OMS ha dichiarato la minaccia per l’epidemia di coronavirus, al livello mondiale, di livello “molto alto”.

L’11 marzo 2020 il direttore generale dell’OMS Ghebreyesus ha definito la diffusione del Covid-19 non più una epidemia confinata ad alcune zone geografiche, ma una pandemia diffusa in tutto il pianeta.

Situazione a livello globale

Alcuni dati. Nel sito del Ministero della Salute dell’Italia, in merito alla situazione nel mondo globale del Covid 19, vengono riportati i seguenti dati OMS, fonte Health Emergency Dashboard del 23 agosto appena trascorso:

  • 211.373.303 casi confermati nel mondo dall’inizio della pandemia;
  • 4.424.341 morti.

Ancora oggi tanti minimizzano la tragedia: o non conoscono i dati o sono ciechi o sordi o non hanno nessun interesse della sorte dei propri simili e di se stessi.

Mappa europea

Sulla base dei dati forniti dagli Stati membri, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie pubblica una mappa degli Stati membri dell’UE, suddivisa per regioni, che mostra i livelli di rischio nelle regioni europee utilizzando un sistema a semaforo. Le regioni vengono indicate con i colori verde, arancione, rosso, rosso scuro e grigio (se non sono disponibili informazioni sufficienti). Dalla mappa risulta evidente che la Sardegna è rossa.

A causa del rischio particolare nelle aree rosso scuro, tutti gli Stati membri dovrebbero richiedere alle persone che viaggiano da tale area di eseguire un test prima della partenza e di sottoporsi a quarantena / autoisolamento.

Al 22 agosto 2021, a livello europeo, secondo l’OMS, fonte Dashboard Who European Region, i dati più significativi sono i seguenti:

  • 63.801.863 casi confermati;
  • 1.254.664 morti.

Al 19 agosto 2021 i dati sui principali paesi sono i seguenti:

  • Francia casi confermati 6.504.978, morti 112.943;
  • Spagna casiconfermati 4.733.602, morti 82.739;
  • Italia casi confermati 4.449.606, morti 128.510;
  • Germania casi confermati3.835.375, morti 91.921;
  • Regno Unito casi confermati 6.460.934, morti 131.591.

Situazione delle vaccinazioni a livello globale

Al 22 agosto 2021, in Italia è di 75.306.022 il totale delle vaccinazioni effettuate , mentre sono 36.354.666 le persone che hanno completato il ciclo vaccinale.

LaJohns Hopkins CSSE ha elaborato una mappa, dalla quale è evidente che i paesi più ricchi si sono accaparrate le maggiori quote di vaccini a livello mondiale.

In particolare, al 20 agosto 2021, a livello mondiale sono state somministrate 4.562.256.778 dosi di vaccino.

In un pezzo de LA STAMPA dal titolo “Il virus, i vaccini e l’apartheid” di lunedì 23 agosto scorso, Eugenia Tognotti scriveUna miscela esplosiva, il cui effetto è l’iniquità globale: se la capacità produttiva sarebbe adeguata ad assicurare un sufficiente numero di dosi di vaccino per il mondo intero, una parte ne è privo per l’egoistico accaparramento dei paesi ricchi, che dispongono di una scorta di un miliardo di dosi inutilizzate, mentre i paesi più poveri – in Africa, Asia e America Latina – con l’1-2 per cento delle loro popolazioni vaccinate, sono in balia del virus che marcia a tutta velocità provocando centinaia di migliaia di morti premature. Le 50 nazioni meno ricche, dove vive il 20 per cento della popolazione mondiale, hanno ricevuto solo il 2 per cento di tutte le dosi di vaccino. Non appare davvero ingiustificata l’invettiva «il mondo ricco dovrebbe vergognarsi», che compare nell’editoriale, firmato anche dallo studioso di vaccini, Gavin Yamey, direttore del Center for Policy Impact in Global Health alla Duke University”.

E ancora “Prima il mondo ricco. Covax è finita in coda nella fila di acquirenti e ha ricevuto solo 163 milioni di dosi, molto al di sotto di quelle necessarie, mentre la decisione del G7 è stata quella di donare meno dell’8 per cento delle dosi richieste. Ignorando gli inviti dell’OMS ad evitare la terza dose di vaccino a vantaggio dei paesi svantaggiati, quelli ricchi la stanno prevedendo (col sostegno di Pfizer). Sembra lontano anni luce il periodo, tra gli anni ‘50 e ’70, in cui l’obiettivo dell’OMS, “salute per tutti nell’anno duemila”, appariva dietro l’angolo, mentre miglioravano – pur con gravi sperequazioni nel mondo – gli indicatori di salute, tra cui la speranza di vita e la mortalità infantile. Questa pandemia ha rivelato fino a che punto siano cresciute le differenze nel livello di salute sia tra le nazioni che all’interno delle nazioni. E ci sta mostrando tutta la ferocia degli egoismi politici e della corsa al profitto pandemico che ha appannato, insieme al successo della scienza nello sviluppo dei vaccini, anche la speranza di chiudere ben prima il tragico capitolo della pandemia”.

Un ulteriore segnale dell’inadeguatezza del modello neoliberista di affrontare in maniera equa e sostenibile la sfida della globalizzazione e della società complessa di oggi.

Come siamo messi a livello globale

Durante i primi mesi della pandemia da Covid-19, quelli del lockdown stretto e generalizzato, si è spesso utilizzata l’espressione “niente sarà più come prima”. Una espressione per indicare quanto il mondo sia stato stravolto dalla pandemia.

Oggi le prime ammissioni: “la pandemia ci ha colto tutti impreparati”. Un’impreparazione che – seppur con diverse gradazioni – ha riguardato i vari ambiti della vita delle nostre società, sociale, culturale ed economico.

In Italia era aggiornato al 2006 il Piano di preparazione e risposta a una pandemia influenzale. Era, quindi, a gennaio 2020, inadeguato perché non aggiornato ma, anche, perchè riferito genericamente all’influenza, per cui non del tutto applicabile al Covid 19. Era un Piano Pandemico approvato nel 2006 e aggiornato formalmente, stilato secondo le indicazioni dell’Oms del 2005. Aggiornava e sostituiva il precedente “Piano Italiano Multifase per una Pandemia Influenzale”, pubblicato nel 2002. Tale piano pandemico rappresentava il riferimento nazionale in base al quale si dovevano mettere a punto i piani operativi regionali. Questo piano, si sarebbe dovuto sviluppare secondo le sei fasi pandemiche dichiarate dall’Oms, prevedendo per ogni fase e livello obiettivi e azioni. Le Linee guida nazionali per la conduzione delle ulteriori azioni le avrebbe dovute emanare il Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM), come allegati tecnici al Piano, con periodici aggiornamenti e integrazioni. La stesura di questo piano è durata anni ed è stata fatta in accordo con le Regioni e ratificata dalla conferenza Stato-Regioni. Ogni Regione avrebbe dovuto elaborare un proprio piano pandemico, ispirato a quello nazionale.

La Conferenza Stato-Regioni, nella seduta del 25 gennaio 2021, ha sancito l’accordo, ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sul “Piano Strategico-Operativo Nazione di preparazione e risposta a una pandemia influenzale”.

Era impreparata l’Italia, ma lo era tutto il mondo. Nel futuro sarà, molto probabilmente, necessario dotarsi di Piani pandemici, operativi, adeguati e aggiornarli regolarmente, ma anche prevedere figure professionali e manageriali in grado di gestire tali piani, non solo a livello istituzionale ma anche a livello sanitario, scolastico, imprenditoriale, nella mobilità e nel settore terziario.

Libertà e sicurezza al tempo della pandemia

Su MicroMega è apparso, con data 20 luglio 2021, un pezzo scritto da Teresa Simeone dal titolo “Il paravento della libertà”. Un pezzo molto interessante, che è possibile consultare integralmente al link https://www.micromega.net/il-paravento-della-liberta/.

“La Libertà che guida il popolo”è un dipinto realizzato nel 1830 da Eugène Delacroix, uno dei principali esponenti del romanticismo. È una rappresentazione allegorica della rivoluzione parigina del luglio 1830.

Sul dipinto, la libertà è simbolizzata dalla donna al centro del quadro, che avanza sicura a seno scoperto, sventolando la bandiera francese e tenendo ben stretto il fucile con l’altra mano. La donna ha un viso rivolto indietro, verso i compagni che stanno combattendo; questo sguardo è quello della libertà che tiene unito e guida il popolo.

Scrive Teresa Simeone “In questi ultimi due anni, infatti, si è acceso un vivace dibattito tra coloro che parlano di ingerenza autoritaria dello Stato come stigmatizzato nell’espressione “dittatura sanitaria” e quanti hanno accettato le limitazioni della libertà individuale al fine di tutelare la salute collettiva, in particolare dei cittadini più esposti al rischio di morte. Di nuovo, come nel caso delle misure di contrasto al terrorismo seguite all’undici settembre, si è riproposta l’opposizione tra libertà e sicurezza. Un tema estremamente complesso, spesso ridotto a semplicistica polarizzazione tra ottimisti e pessimisti: nei primi sono stati riconosciuti per lo più rappresentanti della destra e tra i secondi progressisti dell’area di centrosinistra, con l’ovvia polemica e il conseguente scontro politico. In molti le espressioni sono degenerate: negazionisti da un lato e covidioti dall’altro”.

Inoltre, “Nei più raffinati, la discussione ha rimandato ai classici. Alcuni sono risaliti a Cicerone e al celeberrimo “Legum servi sumus ut liberi esse possimus” (Siamo servi della legge per poter essere liberi), affermazione che richiama l’adesione a un sistema normativo che tutela anche la nostra libertà. Altri sono tornati alla teoria di Hobbes e al bisogno di protezione che avrebbe indotto gli uomini, per uscire dalla condizione di perenne conflittualità, il bellum omnium contra omnes, dello stato di natura, a delegare i propri diritti a un ente sovrano che li gestirebbe in maniera assolutistica: rinuncia alla propria libertà in cambio di sicurezza.

Di contro, si è ribadita la posizione di Locke, teorico del modello di stato liberale, sulla finalità dell’istituzione statuale come garante dei diritti naturali dell’uomo: diritto alla vita, diritto alla salute, diritto alla libertà, diritto alla proprietà. La presenza del diritto alla salute, dunque, è presente già nell’analisi di Locke e ne definisce l’attualità. Non dimentichiamo che sia l’OMS che la nostra Costituzione non solo lo prevedono ma lo considerano uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano. L’articolo 32 della nostra carta costituzionale, nello specifico, tutela la salute non solo come diritto dell’individuo ma anche come interesse della collettività”.

Nella storia questi concetti sono stati ripresi da tanti filosofi, economisti e persone della cultura.

Io sono convinto che, come scrive Teresa Simeone “radicalizzare il concetto di libertà come predominante su tutti gli altri diritti e se ne consideri astrattamente l’ambito di applicazione senza riguardo per la sfera dell’altro; quando si oppone la libertà privata all’interesse pubblico, si inizia a percorrere un sentiero che ha alla sua fine l’autoritarismo, cioè il contrario di ciò che si vorrebbe difendere”.

Oggi più che mai occorre prendersi cura del mondo e progettare una “Comunità Umana Globale” fondata sulla equità e sulla sostenibilità. Prima ne prendiamo atto e meglio sarà per gli umani. Le sfide di oggi riguardano la sopravvivenza di noi umani. La Terra ha affrontato ben altre catastrofi prima che l’homo sapiens apparisse sulla Terra ed è sopravvissuta e sopravviverà anche senza di noi.