di Giampiero Vargiu

“Non siamo lontani: un vaccino efficace potrebbe esserci già tra fine novembre e dicembre. Ma non sarà distribuito prima del 2021”. Al telefono dal suo studio di Washington il medico più famoso d’America, il virologo Anthony Fauci, 79 anni, capo dell’Istituto nazionale per la prevenzione delle malattie infettive, è pragmatico: “Potremo dirci al sicuro, spero, prima del prossimo Natale: quello del 2021, intendo“.

Sono tanti gli scienziati che ripetono quanto dice Anthony Fauci. Dovremo convivere con il virus fino alla fine dell’autunno del 2021, prima che il vaccino risulti testato nel rispetto di tutte le procedure di sicurezza e sia affidabile.

In Italia la situazione peggiora di giorno in giorno: ieri eravamo a 19644 nuovi contagi. In Lombardia i numeri non erano mai stati così alti, nemmeno a marzo, al picco dei contagi. La curva ormai cresce in modo esponenziale e Milano rischia di diventare la nuova grande malata d’Italia, com’era stata Bergamo nella prima ondata.

Dalla Lombardia alla Puglia si allarga la didattica a distanza per le superiori. La Ministra: “Cercare altre soluzioni. Nelle scuole i focolai dal 3,8% al 3,5%“. Fontana: “Se vuole impugni”. Il Comitato tecnico Scientifico: “studenti al sicuro”.

Tutti i quotidiani e i Media titolano in maniera allarmata del peggioramento della pandemia, con grandi difficoltà a individuare posizioni concordi tra il Governo centrale e le Regioni.

“Covid, allarme nelle metropoli. Ora blocco della mobilità”, Il Governo alza l’argine, coprifuoco anticipato e stretta sugli studenti”, “A Roma le lezioni tornano online” “12 ore interminabili nelle file drive in per un tampone”, “Se continua così reggiamo un mese”. Questi alcuni dei titoli più comuni.

In Sardegna, nella prima pagina de La Nuova Sardegna di ieri, appariva il titolo “Solinas ferma i giovani” con sottotitolo “Da lunedì chiuse le scuole superiori. Consumazioni, stop alle 22″. Didattica a distanza per almeno due settimane, ma forse anche tre o quattro. Serrata anche per le università.

La Nuova Sardegna di oggi cita la protesta dei Presidi, che evidenziano come non siano le scuole in una situazione critica ma i trasporti e che, dopo tante promesse di raddoppio dei mezzi di trasporto, sono sempre i ragazzi a rimetterci, molti dei quali hanno ancora problemi di connessione.

È molto interessante un pezzo dal titolo “La chiusura delle scuole sarà una sciagura per i bambini e per le donne“, apparso sull’Huffington Post di ieri a firma di Mila Spicola, insegnante, pedagogista e scrittrice.

Nel pezzo la Spicola scrive “Io non lo so se alcuni presidenti di regione sanno cosa significherebbe per la tenuta delle loro stesse regioni, per le persone che le abitano, chiudere le scuole. Mi auguro di no, perché se lo sanno e vanno avanti negli intenti mostrano di avere abissi di lontananza non solo dai loro elettori ma da considerazioni serissime che vanno facendo economisti in tutto il mondo. L’Italia ha una differenza rispetto a parte del mondo occidentale: è messa peggio sugli indicatori di rischio. Diciamola meglio e dall’inizio. La chiusura dei nidi e delle scuole, in particolare quelle del primo ciclo, sarebbe una sciagura sia per il futuro dei bambini e delle bambine sia per i genitori, per le donne, e dunque per tutti”.

In particolare, la Spicola mette in evidenza che il lockdown mondiale ha messo in ginocchio settori economici a prevalente occupazione femminile, sia per la chiusura delle attività ma soprattutto perché ha privato tutte le madri (o le figlie di genitori anziani) del supporto alla cura dell’infanzia a causa della chiusura dei nidi e delle scuole e degli altri servizi di cura. L’effetto misurato è stato un crollo mondiale dell’occupazione femminile. Inoltre, fa notare come ci sono vari studi che mostrano come al crollo dell’occupazione femminile a livello globale si accompagni una decrescita della domanda interna in proporzioni maggiori che nel caso dei crolli di domanda interna da maggiore disoccupazione maschile. “La situazione è più grave in Italia e, in particolare, al Sud, dove è disomogenea se non assente la presenza dei servizi per l’infanzia e il tempo pieno”.

Il pezzo conclude che chiudere altri settori sia meno a rischio di propagazione non solo del virus ma della recessione, rispetto a quella causata dalla chiusura della scuola e dei servizi per l’infanzia.

Chi volesse leggere tutto il pezzo della Spicola può farlo al link:  https://www.huffingtonpost.it/entry/la-chiusura-delle-scuole-sara-una-sciagura-per-i-bambini-e-per-le-donne_it_5f93e92ac5b68dbe93f797c1.

Il nuovo DPCM è stato firmato oggi da Conte, è in vigore da lunedì e per le scuole prevede la didattica a distanza per le scuole superiori e l’università, almeno per il 75% delle ore.