È di questi giorni l’informativa, riportata anche dalla stampa, di un aumento delle difficoltà di accesso al credito e di riscontrati aumenti di costo per interessi per Imprese e Consumatori su prestiti e mutui e per servizi bancari.

Stupore in esponenti di ambiente governativo! Ettore Licheri, avvocato senatore del M5S, protagonista presenzialista di trasmissioni televisive ha gridato, ospite in TV di “Agorà”, quasi allo scandalo per questi accadimenti; frutto a suo dire dell’arroganza di comportamento delle banche. In sintesi il ragionamento è stato: nella Legge di Bilancio è vero che abbiamo recuperato risorse attraverso una tassazione aggiuntiva di circa 5 miliardi sulle banche, ma è scandaloso che loro tentino di scaricarle sui clienti ?! Santa, falsa ingenuità. Evidentemente Licheri è come Laura Castelli, la sottosegretaria all’economia del M5S che nella trasmissione TV “Porta a Porta” aveva definito come “» sue opinioni” quelle di Pier Carlo Padoan, senatore ex ministro dell’economia, relativamente alle conseguenze connesse all’aumento dello “spread”: siamo cioè di fronte a protagonisti che non capiscono nulla ( peggio se mistificano sapendo ) dei meccanismi economico – finanziari, ma con arrogante presunzione vorrebbero anche coartarli alle loro ossessionate visioni di governo.

In tempi non sospetti, cioè ben prima che se ne producessero le conseguenze, avevamo evidenziato nel Post del 3/9/2018 “L’aumento dello spread ed il doppio gravame sul debito pubblico e sulle tasche degli Italiani: gli effetti della superficialità del governo giallo – verde” e nel successivo Post del 3/1/2019 “Nel gioco dell’oca governativo si torna al via: l’incompetenza e l’arroganza a danno degli italiani”, entrambi rintracciabili sul sito dell’Associazione, i rischi connessi all’atteggiamento arrogante ed imprudente dei due leader del governo giallo – verde, convinti di vivere in una bolla asettica e senza conseguenze nel liquido della loro presunzione.

Ne richiamiamo in sintesi, per opportuna memoria i termini essenziali ( repetita juvant ).

Nell’ossessione dei due obiettivi di bandiera, alla ricerca di risorse per realizzarle, almeno in parte per salvare la faccia, hanno sfidato i mercati e l’Europa con i risultati noti:

1 – aumento dello “spread” oltre i 300 punti, costato 730 milioni nel 2018 e oltre 3 miliardi messi in conto stabilmente per il futuro ( con un costo del debito per interessi che sale dai 68 miliardi ad oltre 72 miliardi all’anno );

2 – allarmato i mercati internazionali e nazionali che hanno visto bruciare oltre 89 miliardi di minusvalenze su azioni, obbligazioni e BTP; questo ancora prima di varare una Legge di Bilancio con una ipotesi di aumento del deficit/Pil al 2,4%;

3 – dopo tanto presuntuoso e costoso atteggiamento concordare con l’Europa, al fine di evitare la “procedura d’infrazione”, la modifica dei saldi decurtati di oltre 10 miliardi riconducendo il deficit/Pil al 2,04%;

4 – introdurre nella Legge di bilancio, aspetto che aggiungo in contesto, una tassazione aggiuntiva sulle banche di circa 5 miliardi, spinti dall’esigenza di ramazzare risorse ( unica circostanza quest’ultima citata dal senatore Licheri, a cui evidentemente fa difetto la memoria dei fatti già avvenuti in precedenza e richiamati ai punti 1 e 2 ).

Questi effetti negativi iniziali si sono moltiplicati, generandone altri sia per le banche, sia per le imprese, sia per i consumatori/risparmiatori:

a – Banche – oltre a subire minusvalenze “potenziali” patrimoniali di Borsa sul capitale, l’aumento dello spread ha generato una decurtazione delle quotazioni dei BTP detenuti in modo consistente nei portafogli delle banche ( otre 700 miliardi ) che, in base alle regole, devono contabilizzare queste perdite.

A questo va aggiunta la maggiore tassazione di circa 5 miliardi.

La riduzione complessiva del patrimonio genera – per l’esistenza di correlazione tra “patrimonio” e “prestiti erogabili” – conseguenze tecnicamente ovvie nell’erogazione dei crediti ( con possibili restrizione nell’erogazione del credito stesso ) da un lato, e, dall’altro lato, un aumento dei tassi sui prestiti e costo dei servizi per il recupero progressivo di redditività;

b – Imprese – oltre a subire “potenziali” minusvalenze di Borsa sul capitale ( ove quotate ) subiscono restrizioni di liquidità sia per quelle che si finanziano anche emettendo obbligazioni proprie, per un aumento del costo per interessi trascinato dall’aumento dello “spread”, sia per possibili restrizioni del credito bancario sia, infine, per un aumento del costo per interessi sui prestiti stessi e per i servizi;

c – Consumatori/Risparmiatori – oltre a subire perdite “potenziali” su azioni, obbligazioni e BTP in cui hanno investito i risparmi, divenute “effettivi” ove abbiano deciso di liquidare in tutto o in parte gli investimenti ( per timore di ulteriori e più gravi perdite successive ), hanno subito e continueranno a subire difficoltà di accesso al credito e maggiori costi, per l’aumento dei tassi sui prestiti e mutui bancari e costo dei relativi servizi.

Alla luce di quanto evidenziato ne è conseguito che i rischi sono diventati fatti ed i fatti si stanno tramutando in cifre.

Stupisce pertanto lo stupore in ambito governativo, quasi si trattasse di esponenti politici che non sono in grado di riconoscere i nessi di causa – effetto correlati agli atteggiamenti e comportamenti assunti o che rifiutano di riconoscere ed assumersi la responsabilità di aver generato quei rischi con le scelte da loro operate; allontanando, con la propaganda, che sia nella loro responsabilità aver creato i rischi stessi, tramutatisi in fatti e poi in cifre. Conseguenze di cui non vogliono assumersi la responsabilità.

Delle due l’una: o siamo di fronte ad incompetenti che non sanno valutare le conseguenze delle scelte di governo che vanno facendo o siamo di fronte a dei mistificatori, il che se possibile è ancora peggio, che pur avendo consapevolezza delle conseguenze le negano o cercano di scaricarne la responsabilità su altri, per non dover riconoscere che stanno portando il Paese verso una china disastrosa.

Del resto hanno avuto la presunzione, malgrado i fatti di cui abbiamo dato conto nei punti 1 e 2, tutti avvenuti dopo il 4/3/2018 cioè con il governo giallo – verde, di sostenere che la “recessione tecnica” o “stagnazione” come definita dal ministro Tria, non sia una conseguenza dell’azione di governo, considerato che ancora non era stata varata la legge di Bilancio e, quindi, da ricondurre ad effetti della politica del precedente governo ( sic !! ): tutto quanto avvenuto dal 4/3/2018 sino al varo della legge di bilancio cancellato con un colpo di spugna. La negazione dell’intelligenza e della responsabilità portata a livello esponenziale.

Auguriamoci che almeno i cittadini elettori sappiano riflettere criticamente sui fatti e riconoscano i morsi di aggravio dei costi sulle proprie tasche attuali e futuri, come conseguenze delle politiche di questo governo. Se questo non avverrà valga l’adagio ” chi è causa del suo mal pianga se stesso”.

Gianni Pernarella

Laurea in Giurisprudenza conseguita a Pisa e studi post laurea in Economia. Dipendente del Banco di sardegna dal 1973 al 2003. Dopo esperienza pluriennale di filiale, assume nel 1990 ruoli di responsabilità nella struttura centrale “Organizzazione e Sistemi Informativi” dove, in veste di funzionario capo progetto, ha gestito oltre 10 progetti organizzativi e relativi a sistemi informativi. Collaboratore per oltre 6 anni del SIL – PTO di Oristano; ha scritto quattro libri sulla materia del credito e dell'economia provinciale oristanese relativa all'artigianato.