di Giampiero Vargiu

Sull’onda dei cambiamenti climatici, il concetto di sostenibilità, spesso abusato, assume sempre di più i connotati di categoria culturale, sociale ed economica, dalla quale non si può prescindere, se non si vuole che il nostro pianeta diventi sempre più invivibile per una parte consistente dell’umanità.

Kate Raworth

La definizione più efficace di sostenibilità l’ho trovata nel saggio di Kate Raworth “L’Economia della Ciambella” con sottotitolo “Sette mosse per pensare come un economista del XXI secolo”, nel quale l’economista scrive che oggi “La sfida che l’umanità ha di fronte è epocale, la pressione umana sui sistemi naturali è completamente insostenibile e, con i grandi cambiamenti globali che abbiamo indotto nella natura, la nostra stessa civiltà è a rischio”, per cui occorrono scelte coraggiose, che guardano al futuro, la transizione ad un “Sistema Energetico Sostenibile, Diffuso e Democratico”.

La Raworth immagina un Modello Economico di Società non più basato sul PIL ma sulle reali esigenze degli umani, raffigurato da una ciambella, costituita da due cerchi, uno interno ed uno esterno.

All’interno del cerchio interno ci sono le condizioni di povertà. All’esterno del cerchio esterno ci sono le condizioni negative create dai cambiamenti climatici indotti dall’uomo con il modello consumistico e della crescita senza limiti. Tra i due cerchi, cioè nella ciambella, ci sono “le condizioni di sicurezza e di equità del nucleo domestico planetario”.

La Raworth propone di passare dalla “crescita infinita alla prosperità in equilibrio”, individua quali sono i dodici bisogni socialmente ed ecologicamente equi e sicuri, le condizioni che consentiranno agli umani di sopravvivere e, quindi, i nuovi valori da perseguire:

– cibo sufficiente per tutti;

– acqua potabile e condizioni igieniche decorose;

– accesso all’elettricità e ad attrezzature per cucinare pulite;

– accesso all’istruzione e alla sanità;

– alloggi decenti;

– reddito minimo e un lavoro decoroso;

– accesso alle reti di comunicazione e supporto sociale;

– equità di genere;

– equità sociale;

– espressione politica;

– pace;

– giustizia.

In sintesi, la Raworth individua una “base sociale e un tetto ecologico”, come salvezza per l’Umanità, un'”Economia Circolare”.

Sulla sostenibilità sia l’Europa, con il Green Deal Europeo che con il Piano per l’Economia Circolare,

ma anche l’ONU con i 17 Sustainable Development GOALS (obiettivi), hanno tracciato un percorso dal quale non è possibile deviare, pena un mondo futuro invivibile.

Come dice Rossella Sobrero “la sostenibilità non è un progetto ma un processo” e, come tale, necessita, perché sia realmente praticata, di una strategia, a livello delle istituzioni internazionali e nazionali, efficace, efficiente, condivisa e partecipata in tutte le Comunità.

Le parole indispensabili in tale strategia e nella sua realizzazione sono trasparenza, chiarezza, correttezza, tracciabilità, cooperazione, condivisione e formazione.

Nel suo saggio “Verde, anzi verdissimo” scrive Rossella Sobrero “In un momento in cui di sostenibilità si parla molto è ancor più necessario porre attenzione ai contenuti e alle modalità con cui si comunica. Dagli environmental claims (slogan ambientali) per promuovere in modo enfatico l’impegno ambientale alle immagini che evocano una dimensione valoriale non rispondente alla realtà, i rischi della comunicazione della sostenibilità possono essere di livello diverso. E di diversa gravità ….”.

In quest’ottica assume una notevole importanza il fenomeno del greenwashing.

Come scritto nello stesso Saggio “il temine greenwashing è una sincrasi delle parole inglesi green (verde, colore dell’ecologismo) e washing (lavare), che richiama il verbo to whitewash (“imbiancare, dare la calce” e quindi per estensione “coprire, nascondere”). In italiano questo termine può essere tradotto con l’espressione “darsi una patina di credibilità ambientale”.

La Commissione Europea definisce il greenwashing come l’appropriazione indebita di virtù ambientaliste finalizzata alla creazione di un’immagine verde. In altre parole, un’operazione per ottenere maggiore profitto con claim vaghi e generici e indurre i consumatori a credere di trovarsi davanti a packaging (confezioni) sostenibili e a cicli produttivi virtuosi.

Le problematiche create da greenwashing interessano e hanno effetti negativi in tutti i settori della Società:

– le/i cittadine/i;

– le imprese;

– le associazioni;

– i fornitori;

– le istituzioni;

– i consumatori, che, come scrive Rossella Sobrero, devono diventare “consumattivisti”, cioè consumatori che scendono nelle piazze fisiche e virtuali, che agiscono nel concreto per cercare un cambiamento, che ci mettono la faccia.

Rossella Sobrero

Scrive Rossella Sobrero “…. per qualsiasi organizzazione, ma in particolare per le imprese, il greenwashing rappresenta un grave pericolo:

  • nuoce gravemente alla credibilità dell’organizzazione mettendo in discussione la reputazione costruita spesso con fatica in molti anni;
  • mette in crisi il processo di cambiamento avviato, facendo compiere all’impresa passi indietro nella definizione della strategia di sostenibilità;
  • attiva un boicottaggio che si propaga velocemente attraverso il web e che può ingigantirsi a dismisura;
  • più in generale, il greenwashing incrina la fiducia del mercato nei confronti di tutte le imprese, anche di quelle che hanno scelto seriamente di modificare la propria strategia coniugando business, impegno sociale e ambientale, E, cosa ancora più grave, una comunicazione scorretta, che è la grande imputata, può indurre i consumatori ad acquistare prodotti poco sostenibili oppure spingerli ad adottare atteggiamenti sbagliati”.

Alcuni dei settori più critici, come la moda, la finanza e l’agrifood, stanno facendo dei passi in avanti per scongiurare gli effetti negativi del greenwashing, anche in termini di credibilità, delle imprese e di fiducia nelle stesse, con situazioni che arrivano spesso a un vero e proprio boicottaggio dei prodotti immessi sul mercato.

Gli strumenti usati possono essere i seguenti:

  • Carta dei valori, che è il documento che indica i principi che stanno alla base dell’organizzazione e ne definiscono l’identità (per esempio “accessibilità, lungimiranza, rispetto, solidarietà, responsabilità”, come scritto nella Carta dei valori del Gruppo Unipol;
  • Codice Etico, che è un documento di indirizzo che indica le linee di condotta degli appartenenti all’organizzazione nei confronti di tutti gli stakeholder (gruppi di interesse) e che chiarisce i principi che stanno alla base della strategia aziendale (per esempio “onestà, trasparenza, innovazione, responsabilità sociale e ambientale, come ha scritto Barilla nel proprio Codice etico);
  • Codice di comportamento, che ha lo scopo di assicurare che tutti i membri dell’organizzazione agiscano correttamente non solo rispettando leggi, norme e regolamenti, ma anche gestendo in modo trasparente il rapporto con i diversi stakeholder;
  • Bilancio della sostenibilità;
  • Bilancio sociale;
  • Report integrato, che è un processo che permette di chiarire la policy aziendale, integrare la rendicontazione aziendale e sviluppare la comunicazione delle performance finanziarie, sociali, ambientali e di governance in un unico bilancio, perché ci deve essere uno stretto legame tra strategia, risultati finanziari e contesto sociale nel quale l’organizzazione opera. Con questo approccio è più facile capire le reali performance di un’impresa;
  • utilizzo e rispetto degli indicatori individuati a livello internazionale come i fattori ESG (Environmental, Social, Governance). Quelli ambientali riguardano i rifiuti, l’inquinamento,     l’esaurimento delle risorse naturali, la preservazione della biodiversità, l’emissione di gas serra, la deforestazione e il cambiamento climatico. Quelli sociali riguardano come le aziende e le istituzioni trattano le persone, la relazione con i dipendenti, le condizioni di lavoro, compreso il lavoro minorile e la schiavitù, il finanziamento di progetti o istituzioni che serviranno le Comunità povere o sottosviluppate a livello globale, la salute, la sicurezza e la gestione dei conflitti sociali. Quelli relativi alla Governance racchiudono il complesso delle strutture, delle regole e delle strategie che presiedono alla guida di un’azienda o di uno Stato come la strategia fiscale, la remunerazione dei dirigenti, le donazioni e le pressioni politiche, la corruzione, la diversità e la struttura di governo aziendale e statale;
  • la tracciabilità dei prodotti, per esempio nell’agrifood, con etichette, packaging sostenibile, certificazioni di prodotto e di processo riconosciute a livello internazionale e nazionale;
  • indici e indicatori di sostenibilità;
  • l’impronta ecologica.

Gli strumenti indicati sono utilizzati da molte aziende e istituzioni ma, spesso, succede che vengano messi in evidenza solo i risultati positivi e nulla si scrive nei propri bilanci sui risultati non raggiunti e su cosa si intende fare nel futuro per raggiungerli: è meglio lasciare da parte i proclami roboanti e prima fare e poi dire, raccontare i risultati, i fallimenti e le scelte future per ovviare agli errori e agli insuccessi. La comunicazione deve essere trasparente, chiara e corretta.

Un ruolo importante e, forse, decisivo, possono avere le/i giovani, che durante gli appuntamenti dei “Fridays for future” dicono in piazza: “il clima sta cambiando, perché non lo facciamo anche noi?”

 Varie ricerche attestano che sono le/i giovani i più consapevoli rispetto all’emergenza climatica e sono i più critici nei confronti delle organizzazioni che dichiarano le loro scelte green senza dimostrare un reale cambiamento verso un modello di gestione sostenibile.

Un ruolo importante, già oggi, inizia ad avere la realizzazione di smart city e foreste urbane, con la reale partecipazione delle/dei cittadine/i nelle varie fasi di ideazione, progettazione e realizzazione dei relativi progetti.

Serve anche una strategia energetica e un modello energetico diffusi e democratici a “Energia 100% rinnovabile” entro il 2050, con un ruolo importante delle Comunità Energetiche Rinnovabili costruite dal basso.