Il concetto di “frame“ fu introdotto negli studi di Psicologia e in quelli sulla Comunicazione di Massa negli anni ’70 da Bateson e Goffman.

Attraverso alcuni loro saggi, spiegarono come il pensiero di un essere umano si formi utilizzando degli schemi mentali utili a interpretare la realtà in modo semplice e come, gli stessi, possano essere facilmente manipolati. In un possibile processo di alterazione della percezione di ciò che accade, si inserisce il frame che non è altro che una chiave interpretativa, un mezzo che viene fornito per rappresentare, idealmente, un determinato concetto.

Molto utilizzato in ambito politico e nel settore della comunicazione tutta, diventa un punto di riferimento che riesce a rispondere, spesso con pochissime parole e con degli slogan brevi ma efficaci, alle esigenze di chi ascolta, rivelandosi in grado di condizionarne le decisioni.

L’effetto framing prodotto, manipola il sentire dell’interlocutore, vestendo una notizia di oggettività mentre, invece, ne crea e promuove una visione totalmente soggettiva e, il più delle volte, lontana dalla verità. Ottenuto questo, il pensiero critico che dovrebbe essere massimizzato attraverso l’elaborazione di valutazioni obiettive, basate sull’utilizzo autonomo di dati che consentano a ogni individuo di costruire da solo la propria visione delle cose, viene anestetizzato.

Soprattutto oggi, i partiti politici sfruttano l’effetto framing per catalizzare l’attenzione dei cittadini e per inviare loro dei messaggi immediati. Utilizzano parole, studiate ad hoc, in grado di attribuire a un fatto un significato che derivi in maniera diretta dal linguaggio che lo descrive.

Un esempio significativo in merito, ci viene offerto dalla gestione comunicativa del fenomeno dell’immigrazione, da parte dei vari leader presenti nel nostro scenario politico. Il sapiente uso di cornici interpretative differenti, ha agito sull’inconscio dei più e, facendo leva su aspetti a volte positivi, a volte meno, ne ha inibito la razionalità, senza che potessero nemmeno rendersene conto.

Incoraggiando un approccio favorevole, che vuole indurre a considerare la migrazione come un momento di fratellanza, di aiuto nei confronti di chi scappa da povertà, guerre e sofferenza o, di contro, assecondandone uno negativo, che colloca in una situazione di instabilità, pericolo, di “invasione”, sono state generate delle reazioni di profonda confusione, dalle quali solo i politici che le provocano possono trarre vantaggio.

Mentre il cittadino, in una babele di parole, si riscoprirà preoccupato, nervoso e non in grado di capire se deve provare paura o se può stare tranquillo si renderà, nel contempo, più sensibile alla forza, al carisma e all’impegno (anche fasullo) di quel politico capace di quietare il suo animo, in cerca di protezione e rassicurazioni.

Ogni individuo, di fronte a un determinato fenomeno sociale o economico può percepire un disagio o un senso di benessere ma è il frame a sottolinearlo, a minimizzarlo o ingigantirlo. Parlare di “governo del cambiamento“, di “sollievo fiscale” oppure di “morte della democrazia”, “Paese nel baratro“, “dittatura europea”, suscita reazioni positive o negative che, nel secondo caso, possono rivelarsi pericolose dal punto di vista dell’ordine sociale, poiché intervengono sulla sensibilità e sulla suscettibilità di chi riceve quei messaggi.

Il linguaggio è lo strumento principale attraverso il quale scambiare informazioni, recepire ed esprimere bisogni, idee, confrontarsi. Il modo in cui ci esprimiamo, modifica negli altri la percezione dei fatti. Dire ad esempio che un partito, da solo, è stato votato addirittura dal 30% degli italiani o affermare che ben il 70% degli stessi gli ha negato appoggio, sostenendone altri e astenendosi pur di non votarlo, suscita ovvie reazioni differenti tra gli uditori.

In conclusione, ogni parola che noi utilizziamo richiama all'istante un’immagine precisa nella mente di chi ascolta. Quando sentiremo il prossimo dibattito politico in tv, ricordiamoci della strumentalizzazione dell’effetto framing e della volontà con la quale è prodotto, ossia con il precipuo intento di influenzare le nostre menti e la nostra visione della cose, sia in positivo che in negativo. Fateci caso. Niente sarà argomentato, tutto sarà ricondotto a un piano psicologico e istintivo nel tentativo di penetrare nelle coscienze e nelle teste di ognuno.

Un gioco sleale che, purtroppo, potrebbe generare una serie di risposte illogiche, convulse, finanche minacciose per la sicurezza e l’ordine pubblico.

Elisa Dettori