In queste pagine ci si è occupati a più riprese della flat tax, da diversi punti di vista. Si vedano in proposito i seguenti post:

Nodo incapienti, aggravato dalla proposta della flat tax. Di Antonio Ladu

Flat tax: aumentano le disuguaglianze sociali e territoriali, in particolare per la Sardegna. Di Antonio Ladu

“Flat tax” e “Abolizione della tassa di successione”: a chi il fumo e a chi l’arrosto? Di Gianni Pernarella

Ancora sulla “Flat tax”: anche i più audaci sostenitori la considerano inefficace. Di Gianni Pernarella

Il “Fiscal monitor” del F.M.I. indica in modo convincente come l’Italia dovrebbe economicamente apparecchiare il “tavolo”: sparecchiando alcune delle idee che circolano attualmente. Di Gianni Pernarella

In questo post si cercano di descrivere gli aspetti principali, anche se non gli unici, che determinano la fattibilità della riforma fiscale proposta dal Governo Conte. Lungi dal volere fare considerazioni sulla bontà della riforma in termini di equità,libertà e sviluppo economico, si cercando di fissare gli aspetti che davvero ne determinano la praticabilità

Gli elementi oggetto di indagine sono tra loro collegati: la riforma fiscale è possibile se tra di essi esiste un equilibrio.

  • La base imponibile. Con la flat tax ciascun contribuente dovrebbe pagare lo stesso o meno di quanto pagava in precedenza. Nel complesso, a parità di altre condizioni, il gettito dovrebbe ridursi. Uno dei corollari della flat tax è che si dovrebbe verificare un incremento della base imponibile, ottenuta attraverso l’emersione del sommerso e l’incremento del PIL derivante dalle riduzioni fiscali. Quanto è possibile incrementare la base imponibile? Fino a che punto permetterà di compensare il minor gettito.
  • L’incremento del PIL. Si ipotizza che gli investimenti e i consumi privati generino una crescita superiore rispetto a quelli sostenuti dal pubblico. Liberando risorse ai privati tramite la riduzione dell’imposizione fiscale, si ipotizza una crescita economica più consistente. Tale crescita dovrebbe apportare benessere e compensare il minor gettito relativo, attraverso l’incremento della base imponibile. Crescerà dunque, il PIL? Di quanto? A quanto ammonterà, alla fine, il gettito fiscale?
  • Il gettito fiscale. Secondo le prime stime degli esperti, a parità di condizioni, il minor gettito dovrebbe essere pari a 50 miliari di euro. Non essendo in grado di fare questi calcoli, possiamo ipotizzare che l’incremento della base imponibile (sulla base degli elementi sopra elencati) possa almeno parzialmente ridurre questo gap. Di quanto? Questo elemento è importante per definire se e di quanto è necessario ridurre la spesa pubblica (e i servizi)
  • La spesa pubblica. Nonostante sia possibile che la base imponibile cresca, è improbabile che essa permetta di compensare la riduzione delle aliquote, portando un minore gettito. In virtù di tale riduzione, dunque, sarà necessario contenere la spesa pubblica. È possibile ridurre tale spesa senza toccare i servizi fondamentali? Quali saranno gli effetti negativi di una contrazione della spesa pubblica?

In conclusione, prima ancora di giudicare gli effetti sociali (invero davvero preoccupanti) dell’introduzione della flat tax, occorre, numeri alla mano, dimostrare che essa è effettivamente praticabile, descrivendo nel dettaglio quali sono le conseguenze sulla spesa e sui servizi pubblici.

Per fare ciò occorre risolvere il problema sovra esposto, come fosse un compito di matematica, sapendo che il saldo complessivo tra entrate e spese deve essere pari a zero, come impone la Costituzione, ma ancora prima il buon senso.

Riccardo Scintu

Ha conseguito nel 2010 il Dottorato di Ricerca in Scienza Politica presso l’Università di Bologna, sede di Forlì. Laureato nel 2006 all’Università di Bologna in Scienze dell’Organizzazione e del Governo. Opera in numerosi enti locali della Sardegna come componente esterno di organismi di valutazione delle performance e come consulente sulle tematiche dell’organizzazione e della gestione delle risorse umane.