di Elisa Dettori

L’1 Marzo 2021 ho letto su La Nuova Sardegna: “Oristano, emergenza all’ospedale San Martino: «Anestesisti sostituibili da altre figure»”.

Questo avrebbe affermato Vincenzo Pecoraro, primario di Urologia del San Martino che propone di sostituire i quattro anestesisti che abbandoneranno il nostro ospedale, con altre figure professionali come Oncologi o Chirurghi, per alcune attività che ritiene compatibili.

Esternazioni come questa, danno l’esatta misura dello stato di drammatica criticità in cui versa la struttura che, da tempo sotto organico, costringe gli operatori sanitari a lavorare in condizioni di estrema difficoltà.

Secondo quanto dichiarato nel settembre 2020 da Alessandro Vergallo, presidente del sindacato degli anestesisti rianimatori Aaroi-Emac, in Italia mancherebbero circa 4000 anestesisti, numero a cui si aggiunge una lunga lista di tanti altri specialisti mancanti in varie discipline. E sottolineo “specialisti”, non “medici”. La differenza, infatti, è tutt’altro che irrilevante.

Secondo recenti stime, nel nostro Paese non mancano tanto i laureati in Medicina e Chirurgia, quanto gli specialisti che si perdono nel cosiddetto “imbuto formativo”, problematica per la quale, al numero crescente di laureati, non corrispondono posti sufficienti nelle scuole di specializzazione.

Ogni anno, i neolaureati abilitati si sommano a quelli degli anni precedenti che ritentano il concorso, mandando in tilt il sistema. Abbiamo così da un lato dei medici sottoposti a turni estenuanti e, spesso, in età avanzata. Dall’altro, giovani medici ambiziosi che scalpitano per diventare professionisti e che, scontrandosi contro un muro di gomma, decidono in molti casi di trasferirsi all’estero, laddove gli specializzandi godono di maggiore considerazione, operano in ambienti più stimolanti e sono meglio remunerati.

Credo che questa puntualizzazione sia necessaria per fare delle valutazioni più consapevoli anche sulla situazione in cui versa il San Martino.

In questi giorni, leggo ovunque la legittima richiesta da parte dei cittadini di un aumento di organico. Ritengo che questa ulteriore informazione possa rivelarsi utile per approfondire il dibattito su un sistema che, a livello nazionale, non funziona.

Perché per arrivare a nuove assunzioni in un settore di importanza primaria come quello sanitario, purtroppo in Italia dobbiamo chiederci – con grande imbarazzo – se c’è un medico formato a cui affidare l’incarico.