Prendo spunto da una intervista di Damiano Guerra su Sky tg24 a Massimo Cacciari del 22 marzo scorso per presentare alcune considerazioni.

Tutto sommato bene quello che è stato fatto finora nel circoscrivere lo sviluppo del coronavirus. Lo dicono i numeri sulla minore pressione sugli ospedali, il decremento dei ricoveri e delle degenze in rianimazione e della diminuzione delle morti, seppure, queste ultime ancora alte e lontane dall'essere nulle. Può iniziare la fase 2 di graduale riapertura, come sostiene anche la virologa Ilaria Capua, a patto che noi tutti continueremo a rispettare le regole che abbiamo imparato sull'igiene, sull'uso delle protezioni individuali e sul distanziamento sociale. Dobbiamo imparare a convivere con il virus.

Quello che voglio mettere in evidenza è che adesso, in vista della riapertura, dobbiamo dimostrare di aver imparato alcune cose indispensabili da questa vicenda, finita anche una fase di retorica della comunicazione e della socializzazione, che pure giustamente ci possono stare e che rappresentano anch'esse un insegnamento, per progettare il futuro.

Alcune cose le dice Cacciari. Abbiamo dato risposte che si sono rivelate giuste, anche e giustamente con l'importante ausilio degli scienziati, sulla prima fase di contenimento, indispensabile per poter pensare di iniziare la fase 2. Adesso, però, c'è una grande e bella domanda. E la Politica? Intendo quella che progetta il futuro. C'è, ha deciso quale sarà il modello di Società, che deve necessariamente nascere dopo questa vicenda?

Ovviamente bisogna partire da alcune riflessioni e da alcune tramvate che questa buriana ci ha sbattuto in faccia.

Forse le istituzioni pubbliche, soprattutto in questa epoca di globalizzazione, sono le sole in grado di dare risposte adeguate alle esigenze delle nostre Comunità e funzionano meglio, in particolare, in condizioni di stress come, per esempio, una pandemia o nei cambiamenti climatici rispetto a quelle private?

Nei decenni passati abbiamo “pensato bene” di disincentivare la sanità pubblica a vantaggio di quella privata, abbiamo con i numeri chiusi diminuito l'offerta di personale sanitario, ci siamo disinteressati della Scuola pubblica o, quantomeno, l'abbiamo messa in secondo piano. Ancora, abbiamo disincentivato lo Stato sociale, ci siamo disinteressati delle biodiversità e dei cambiamenti climatici, la cui conseguenza, ormai accertata, è, tra le altre cose, di favorire anche il proliferare di nuovi virus.

In questi ultimi mesi ci stanno mancando anche le “Piazze reali”, i giovani del Movimento delle Sardine e del Friday For Future, i giovani di Hong Kong, del Cile, dell'Iran e della Francia, che hanno chiesto con forza risposte sui cambiamenti climatici, sull'esigenza di un nuovo linguaggio, non più di odio, di una nuova politica aperta alle esigenze dei più deboli e di una democrazia vera.

Forse non del tutto, perchè il 21 aprile scorso sul sito di Rinnovabili.it è apparso il messaggio “Il 22 aprile, inonderemo il mondo di speranza, ottimismo e azione. Ti unirai a noi?” Questo è stato l’invito rivolto dalla Giornata della Terra 2020 (Earth Day 2020), che è nata a seguito di una iniziativa di studenti americani il 22 aprile 1970 ed è stata istituita dall'ONU. Oggi è diventata una delle più importanti manifestazioni ambientali mai organizzate a livello mondiale. La manifestazione festeggia quest’anno il suo 50esimo anniversario e nel 2020 si è evoluta per stare al passo con i tempi e con le eccezionali misure lockdown attuate in risposta alla crisi del coronavirus. Quello che fino al 2019 era stata una mobilitazione fisica di milioni di individui, si è trasformata in un evento digitale, una gigantesca maratona virtuale che, per 24 ore, ha attraversato la terra e ha raccolto azioni grandi e piccole, testimonianze e impegni a favore del Pianeta.

Ancora, dicono gli organizzatori della Giornata della Terra 2020, “Il coronavirus può costringerci a mantenere le distanze, non ci costringerà a mantenere bassa la voce. L’unica cosa che cambierà il mondo è chiedere tutti assieme un nuovo modo di procedere. Potremmo essere separati, ma grazie al potere dei media digitali, siamo anche più connessi di prima”.

Durante le 24 ore della Giornata della Terra 2020, la maratona digitale #Earthrise ha collegato virtualmente la Terra con discussioni, inviti all’azione, spettacoli e video didattici. L’Italia ha aperto le celebrazioni mondiali con un focus dedicato a Papa Francesco al quinto anniversario della sua Enciclica ecologica, il Laudato si’. In Italia è stato creato un palinsesto da Earth Day Italia e Movimento dei Focolari, andato in onda su Rai Play, #OnePeopleOnePlanet, staffetta digitale che ha raccolto assieme artisti, scienziati, giornalisti, rappresentanti istituzionali e gente comune in una diretta streaming di 12 ore, con approfondimenti, testimonianze, performance artistiche e culturali per lanciare un messaggio di speranza e di amore per la Terra.

Per l'occasione Giornalisti in Erba, che ha aderito all'evento con il progetto Voci Virali, ha raccolto le voci di tanti ragazzi, 12 giornalisti di varie parti d'Italia tra i 10 e i 13 anni, che sono stati nello speciale #Explorer Pianeta Terra di Rai Gulp alle 18.00, in qualità di reporter per dare notizie e in qualità di giovanissimi cittadini per raccontare il loro #cosahoimparato dalla pandemia e per fare gli auguri alla Terra.

Una ricorrenza blindata da Covid 19, ma celebrata online, anche da Greta Thunberg, che ha detto “La crisi climatica si ripercuote su di noi. È una minaccia immediata. Anche se non è vicina come il coronavirus, avrà comunque un impatto su di noi e su altre persone in altre parti del mondo e lo sta già avendo ora”.

Anche António Guterres, Segretario Generale ONU, allarga gli orizzonti dell'impegno da Covid 19 alla lotta al riscaldamento globale, dicendo “In questa Giornata della Terra, tutti gli occhi sono puntati sulla pandemia, la più grande prova che il mondo stia affrontando dalla seconda guerra mondiale. Dobbiamo agire con decisione per proteggere il nostro pianeta sia dal coronavirus che dalla minaccia climatica. La crisi attuale è un campanello d'allarme senza precedenti. Dobbiamo trasformare la ripresa in una vera opportunità per fare le cose per bene per il futuro. L'emergenza climatica, proprio come la pandemia Covid19, non rispetta i confini nazionali. Propongo sei azioni climatiche per dare forma alla ripresa dal coronavirus per un futuro migliore per tutti”.

Un aspetto che in questo periodo mi ha colpito è che in Lombardia, che ha puntato, soprattutto, sulle grandi strutture sanitarie, molte delle quali private, ci sono state enorme difficoltà a contenere gli effetti del virus, con le strutture e il personale sanitario sottoposti ad un enorme stress. Per non parlare di quello che è successo nelle RSA. Nel Veneto, che ha puntato sulla sanità pubblica e diffusa nel territorio, ci sono stati molti meno problemi.

Continuiamo a parlare di emergenza ogni volta che ci capitano fenomeni che ormai diventano la norma. Forse dobbiamo entrare nella logica che occorre pianificare un modello di progresso che tenga conto delle mutate condizioni. Già due anni fa l'OMS aveva paventato la possibilità di una pandemia e, quindi, avremmo potuto prepararci.

Continuiamo a parlare e scrivere di globalizzazione, ma oggi è giunto il momento di progettare un governo mondiale, almeno, di alcune questioni come la sanità, la povertà, le grandi differenze sociali, culturali ed economiche, il cambiamento climatico e l'immigrazione.

Ecco, la Politica, quella con la P maiuscola adesso deve venire fuori. L'Unione Europea politica si fa? Vogliamo progettare una Comunità Umana equa e sostenibile? Vogliamo eliminare le grandi differenze sociali ed economiche non più sopportabili?

In Italia un progetto credibile, se traessimo le giuste conclusioni dagli insegnamenti della situazione attuale, volendo tenere in debito conto anche le sfide titaniche che ci presenta la Tecnica dal punto di vista dell'accesso per tutti, della privacy, dell'occupazione, della democrazia e della libertà, non può più prescindere da notevoli investimenti nella Scuola pubblica, nella Sanità e nello Stato Sociale. Certo, occorrono anche le riforme di sistema e grandi investimenti nel mondo della produzione e nelle infrastrutture, comprese quelle digitali.

Alle mie considerazioni allego l'URL del video integrale dell'intervista a Massimo Cacciari.