di Gianni Pernarella

In una logica che passa sotto la voce “razionalizzazione”, la Bper, controllante del Banco di Sardegna, ha già:

a – trasferito sotto il suo controllo (51%) la maggioranza della Sardaleasing, società già del Banco di Sardegna;

b – eliminato, per sostanziale fusione nel Banco di Sardegna, la rete degli sportelli operanti nell’Isola della Banca di Sassari, di proprietà del Banco, attraverso un’operazione che è un eufemismo definire allucinante.

La Bper compra dal Banco di Sardegna l’80% della Banca di Sassari e rivende contestualmente al Banco stesso il ramo d’azienda della banca acquistata, costituito dalla rete degli sportelli isolani. La Bper resta proprietaria della Banca di Sassari per la parte che in precedenza era la “Divisione Consumer”: ora società prodotto per le carte di credito ed i prestiti personali.

Cioè, in sostanza, il Banco di Sardegna si è comprato un pezzo di una banca che era già sua!? (operazione di vendita e riacquisto parziale avvenuto in un unico contesto il 23/5/2016);

c – fatto chiudere una parte degli sportelli del Banco di Sardegna operanti nell’Isola, considerati “antieconomici” (ritornerò sul punto).

Ha proseguito la “razionalizzazione” facendo chiudere al Banco altri 12 sportelli operanti nell’Isola (Soleminis, Collinas, Gesturi, Furtei, Suelli, Barrali, Selegas, Genoni, Escolca, Triei, Olzai e Torralba), ritenuti anch’essi “antieconomici”.

L’ANCI – Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, ha deciso di schierarsi con i Sindaci dei Comuni interessati che avevano protestano per la preannunciata chiusura (La Nuova del 21/9/2017 Banco di Sardegna, l’ANCI: no alla chiusura di 12 sportelli).

Un plauso all’ANCI che, nel silenzio generale e trasversale di ben altri soggetti che avrebbero dovuto far sentire la propria voce, ha deciso di prendere posizione. La “razionalizzazione” tuttavia non si arresta, ma prosegue. Ora sono altri 17 i Comuni interessati dalla chiusura: Nughedu San Nicolò, Anela, Mara, Bultei, Cargeghe, Oniferi, Abbasanta, Tramatza, Nurachi, Ruinas, Sini, Putifigari, Silius, Turri, Siddi, Gesico e Guamaggiore. Si è già alzata la voce contraria dei Sindacati del credito su questa, che definirei, “politica di desertificazione del servizio del credito nei centri minori della Sardegna”. Il 22/3/2022 “La Nuova” riporta la notizia (nel titolo “Il Banco sta penalizzando territori già spopolati”) che l’Unione dei Comuni del Coros ha trasmesso una lettera di rimostranze e preoccupazione alla Presidenza del Banco di Sardegna. Il giorno successivo 23/3/2022 “La Nuova” riporta l’ulteriore notizia (nel titolo “Consiglio Regionale unanime contro la chiusura delle filiali”) che l’Aula ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che impegna il Presidente della Giunta a dare supporto alle rivendicazioni dei Comuni e ad avviare interlocuzioni con i vertici del Banco “…per favorire un ripensamento e l’avvio di un percorso di potenziamento delle filiali dislocate nell’Isola”. Quella del Banco di Sardegna è una scelta, sottolinea il Presidente dell’ANCI Deiana, che va “…in controtendenza rispetto al fatto che oramai da anni le istituzioni nazionali e regionali hanno avviato importanti politiche di rigenerazione urbana e sociale dei piccoli centri…”.

Su questi aspetti mi ero già intrattenuto su questo sito con un Post dello stesso titolo che, ora, reitero.

In questo quadro introdurrò alcune considerazioni, alcune domande e segnalerò anche alcune risposte che erano state avviate da un altro Banco di Sardegna.

Alcune considerazioni –

Che l’atteggiamento della Bper profilasse un carattere di “spoliazione” lo si capiva – per chi voleva capirlo – sin dall’origine. La cartina di tornasole sono stati due fatti a mio avviso fondamentali:

1 – il divario abissale tra il Sistema Informativo del Banco (valutato dalla consulenza una eccellenza nazionale) e quello della Bper inefficiente ed obsoleto di almeno 10-15 anni rispetto a quello del Banco. Divario di confronto che, pur riconosciuto dall’acquirente, non è stato motivo ed occasione per consentire alla Bper stessa un salto di qualità, adottando il Sistema Informativo del Banco ovvero il miglior mixer tra i due.

Non volendo investire in oneri di adeguamento delle sue strutture, ha pensato bene di far tornare indietro il Banco che è stato costretto a trasferirsi nel suo sistema.

Chi scrive, che aveva contribuito – insieme ai tanti – a costruire l’eccellenza del Banco nei sistemi informativi, capita l’antifona ed il presumibile esito finale ha preferito per orgoglio professionale (ed avendone i requisiti) andarsene in pensione;

2 – la cortina fumogena di un presunto, ma vuoto di contenuti, “federalismo” bancario non esplicitato nella sostanza operativa per autonomia e limiti, che ha costituito il paravento attraverso cui sono passate molte “strane” operazioni, vendibili come consensuali tra controllante e controllata (sul presunto federalismo ed altri aspetti mi sono ampiamente intrattenuto sul sito con l’analisi Fondazione Banco di Sardegna: qualcosa si muove). In sostanza mano libera, con autonomia decisionale del Banco ridotta ai minimi termini.

Alcune domande

Le domande che pongo sono queste:

– non credo vi siano dubbi (personalmente non ne ho) che nelle vicende afferenti i rapporti tra Bper e Banco di Sardegna, quest’ultimo abbia subito un depauperamento patrimoniale complessivo ed una rilevante perdita di autonomia gestionale.

– Il Banco è una società per azioni quotata in borsa, quindi sotto il controllo di Consob, e, come banca, sotto il controllo di Banca d’Italia: è possibile che tutte le vicende di cui abbiamo dato conto all’inizio della nostra analisi si siano potute verificare nel più assoluto disinteresse dei due organismi di controllo? Quali verifiche hanno effettuato? Sono disponibili gli atti di verifica? Non ritengono che questi atti dovrebbero essere di pubblica evidenza, quantomeno allo scopo di fugare i tanti dubbi avanzati da tanti analisti (si vedano ad esempio i numerosi “occhiuti” articoli del gruppo Amsicora su Sardiniapost.it).

Qualche risposta a suo tempo avviata da un “altro” Banco di Sardegna –

Va premesso che l’acquisto di salvataggio della Banca di Sassari da parte del Banco di Sardegna – che per inciso aveva ben poco interesse, per una significativa sovrapposizione di sportelli, a portare questa banca nella propria compagine – è avvenuto su pressione, quasi imposizione, di Banca d’Italia (Governatore Antonio Fazio).

Fatta questa premessa sottolineo che, indicativamente a cavallo dell’anno 2000, il Banco ha costituito un gruppo interno di progetto con personale di vari Sevizi Centrali (di cui sono stato coordinatore per il Servizio Organizzazione e Sistemi Informativi), con due obiettivi prioritari:

1 – razionalizzare la rete degli sportelli nell’Isola nelle realtà in cui le due banche erano in sovrapposizione, individuando lo sportello con il miglior posizionamento, che sarebbe quindi rimasto rafforzandone la compagine operativa (personale, strutture e logistica) in relazione alla confluenza complessiva della clientela, conseguente all’accorpamento ed alle prospettive di mercato della piazza.

Un progetto avviato con un’adeguata mappatura di ogni realtà, che ha utilizzato sia dati interni di lavoro sia dati esterni (abitanti, reddito pro capite, numero di imprese, etc.);

2 – razionalizzare la rete delle Agenzie del Banco di Sardegna, ridisegnandone organizzazione e funzione (diversificazione di missione).

Il disegno proposto dal Servizio Organizzazione e Sistemi Informativi ed approvato, ha previsto la riprofilazione delle Agenzie individuando, in sostituzione, una nuova ed unica figura di agenzia: l’Agenzia Distrettuale, di cui le ex agenzie limitrofe, modificate di rango, costituissero Sportelli staccati; quindi con confluenza dei risultati operativi sulla “Distrettuale”, ed assegnando agli sportelli staccati una missione specifica: operare, grazie all’efficienza del sistema informativo, esclusivamente nei servizi di “sportello”. L’area Affari sarebbe stata curata dall’Agenzia Distrettuale, con la presenza di suo personale presso ciascun sportello staccato secondo un calendario fisso.

Obiettivi: a) diversificare la missione conseguente alle modifiche organizzative tra Agenzia Distrettuale e relativi Sportelli staccati (ex Agenzie) del distretto; b) realizzare con questa modifica migliore massa critica dal punto di vista economico; c) mantenere il presidio territoriale.

Vincoli: a) identificazione baricentrica dell’Agenzia Distrettuale con distanze in Km degli Sportelli staccati non superiore a 8 – 10 Km in pianura, da ridursi anche sensibilmente in territori ad orografia non lineare.

I due progetti avviati ed in corso di realizzazione – in particolare il secondo, di più immediata fattibilità – sono stati interrotti con l’acquisto da parte di Bper. Motivo: l’obsoleto Sistema Informativo di Bper non era in grado di gestire il livello organizzativo costituito dall’Agenzia Distrettuale (Sic !!!).

Ho tanto l’impressione che anche attualmente questa strozzatura del Sistema Informativo BPER, che è vincolante per attuare il disegno previsto dal punto 2) suindicato, sia tuttora presente e, nel caso, dubito vi sia una volontà di rimuoverla.

Conclusione, per chi ha il solo scopo di far cassa è più facile chiudere strutture che impegnarsi nella ricerca di soluzioni organizzative in grado di coniugare economie con il mantenimento del radicamento sul territorio: la progressiva perdita di posizione nel mercato isolano, e non solo, del Banco di Sardegna ne è, insieme ad altre cause, una naturale ed inevitabile conseguenza che sta progressivamente producendosi nell’indifferenza pressoché generale.

Vale forse quello che avevo già scritto, a chiusura, nel post precedente:

La mucca è stata munta e, forse, non ha più latte da donare alla Bper.