di Riccardo Scintu

Ipotizziamo di essere a Parigi per fare visita a un amico. Non conosciamo la città, ma sappiamo l’indirizzo di casa sua. Un tempo avremmo acquistato una bella cartina di Parigi e in mezzo alla strada avremmo cercato il percorso migliore, o magari quello più suggestivo. Oggi invece, prendiamo il nostro smartphone e attraverso una nota app ci facciano indicare il percorso più breve per arrivare a destinazione. Possiamo arrivare con una camminata di tredici minuti!

A spasso per Parigi, senza vedere la Tour

La famosa app, probabilmente, non ci dirà che facendo una piccola deviazione rispetto al percorso più breve, potremmo goderci la vista della Tour Eiffel. Non è il compito che le è stato assegnato, probabilmente non se ne curerà. Se avessimo preso un taxi, il conducente ci avrebbe segnalato la possibilità e avrebbe proposto la deviazione per rendere il tragitto più fruttuoso. Probabilmente avremmo raggiunto lo stesso risultato consultando la cartina.

Ecco cosa ancora non sa fare bene come noi l’intelligenza artificiale, elaborare proposte che vadano oltre quanto richiesto (anche se negli ultimi anni, le applicazioni e i software hanno migliorato questa capacità attraverso delle sofisticate e repentine elaborazioni statistiche, ma questo tema merita un post a parte).

Viviamo in un mondo in cui le macchine sono estremamente performanti e forniscono supporti, automatizzati, che ci permettono di avere pochi limiti di azione. Oserei dire che l’unico limite è l’immaginazione, con due accezioni:

  • si può fare quasi tutto quello che si pensa di fare. I limiti quasi non esistono più.
  • di contro, si sta disimparando a pensare, a immaginare, perché essendo tutto già disponibile non si riesce a pensare fuori dallo schema, dall’offerta esistente.

È in questo che il mondo digitale in cui siamo immersi ha un grande effetto su di noi: ci condiziona nel modo di pensare, ci rende pigri perché fa il lavoro per noi. Tuttavia, al digitale manca una capacità, che è tipica dell’uomo: non riesce a pensare al di là di schemi predefiniti; talvolta è impostato per simulare creatività, ma la creatività va al di là della capacità saper fare qualcosa, impone un cambio di punto di vista, talvolta richiede un ragionamento per assurdo.

Le macchine questo non lo sanno fare. Saperlo fare talvolta è necessario per cambiare il mondo, nelle cose grandi così come nelle piccole. Questo è il ruolo dell’uomo del ventunesimo secolo: il pensiero.