Il mio Post sarà abbastanza breve, anche perché l’Associazione ha dedicato all’argomento molto spazio di analisi.

Tuttavia lo riprendo sinteticamente perché su “La Nuova” del 15/5/2017 è uscito un breve ma assai interessante articolo di Giuseppe Razzu dal titolo ” Ma la flat tax aiuta solo l’elite economica”.

L’autore che lavora presso l’University of Reading – Inghilterra ha analizzato sia gli studi economici sulla flat tax dove è applicata ( prevalentemente i Paesi dell’est Europa) sia quelli di simulazione in quelli che non l’hanno introdotta ( a parte l’Islanda che l’ha introdotta e abbandonata dopo tre anni nel 2010 ).

Risultati:

1 – Non vengono attribuiti alla “flat tax” “»..i benefici sulla crescita economica»[né] la semplificazione fiscale che si pensa risulti dall’avere una sola aliquota”;

2 – “».l’unico risultato sul quale c’è consenso in tutti gli studi è che la flat tax aumenta le disuguaglianze di reddito, e di conseguenza quelle economiche, uno dei problemi principali dell’Italia. Su questo non c’è alcun dubbio.”

L’osservazione più interessante è, a mio avviso, il riferimento a Hall and Rebuscha, che sono forse i proponitori più famosi della “flat tax” e che in un loro studio aggiornato al 2007 concludono (con obiettiva serietà ): ” a tremendous boon to the economic “ cioè ” un favore enorme all’elite economica” ( citato da Razzu con riferimento a pag. 152 del loro studio ).

Concludo così:

noi abbiamo una cultura economica un po’ più “ruspante”, ma siamo in grado comunque di fare analisi e ragionamenti economici sufficienti ad aver già raggiunto le stesse conclusioni per altra via e con analisi più semplici quanto a strumentazione, ma non necessariamente meno centrate.

Quella che mi sembra sia l’osservazione finale, ovvia ma purtroppo non facile da acquisire a patrimonio comune, è che come cittadini dobbiamo sforzarci sempre di più di non “abboccare” a promesse in apparenza allettanti, ma con senso dubitativo e critico chiederci ed approfondire, alla ricerca delle risposte, le domande sul: perché, come e per chi.

Da queste risposte potrà nascere la consapevolezza in ordine alla condivisione o meno della proposta.

Gianni Pernarella

Laurea in Giurisprudenza conseguita a Pisa e studi post laurea in Economia. Dipendente del Banco di sardegna dal 1973 al 2003. Dopo esperienza pluriennale di filiale, assume nel 1990 ruoli di responsabilità nella struttura centrale “Organizzazione e Sistemi Informativi” dove, in veste di funzionario capo progetto, ha gestito oltre 10 progetti organizzativi e relativi a sistemi informativi. Collaboratore per oltre 6 anni del SIL – PTO di Oristano; ha scritto quattro libri sulla materia del credito e dell'economia provinciale oristanese relativa all'artigianato.