Nel Post “Qualcuno ha capito come verrà finanziato il Reddito di Cittadinanza?“ del 28 luglio 2017, osservavo che, a quella data, venivano avanzate tre ipotesi di finanziamento che non stavano in piedi.

La prima ipotesi, quella del ddl dei 5 Stelle, prevedeva un Fondo per il reddito di cittadinanza alimentato mediante il versamento degli importi derivanti da maggiori entrate e da riduzioni di spesa. facendo ricorso a 20 voci diverse.

La seconda ipotesi era quella di utilizzare i fondi europei; anche questa possibilità si è rivelata impossibile sia perché i fondi sono impegnati fino al 2020, sia perché sarebbero in ogni caso insufficienti.

La terza ipotesi era che il RDC si sarebbe finanziato da solo.

Rimandando al post per approfondimenti, il commento più immediato è che tutte le perplessità espresse erano fondate.

E si passa ora alla quarta ipotesi., quella di finanziare non solo il RdC, ma anche la flat tax e il superamento della legge Fornero aumentando il deficit oltre il tetto del tre per cento.

Fedele alla linea politica del governo gialloverde che ritiene la tecnica delle minacce la maniera più efficace per ottenere risultati, Di Maio ha dichiarato che l’Italia non verserà più i contributi all’Unione Europea.

Tralasciando la difficoltà di non versare i contributi dovuti all’attuale bilancio europeo, approvato e in essere, la minaccia varrebbe per il Bilancio 2021-2027.

Subito due domande: sono vere le cifre dei contributi versati all’UE dichiarate da Di Maio e, soprattutto, conviene all’Italia non partecipare al Mercato unico europeo?

Rimando, per rispondere a queste due domande, al Post:

Quanto danno e quanto ricevono i paesi dell’Unione europea? Vincono i paesi dell’Est ma, in ogni caso, i benefici (per tutti) superano i costi. Di Antonio Ladu

Osservo preliminarmente che i dati citati sono stati, in questi giorni, confermati da tutti mass media.

Non sono, in ogni caso, da mettere in discussione le conclusioni: chi beneficia di più dei fondi europei sono i paesi dell’Est che sono anche quelli che danno meno prova di solidarietà verso l’Italia; il nostro paese versa, come tutti gli altri, in base al Pil; la partecipazione al mercato unico significa, per l’Italia, un beneficio di 40 miliardi di euro.

Ma c’è un altro, importante dato che il Meridione deve valutare bene e che ho messo in risalto nel Post:

Lo sviluppo del Sud e della Sardegna dipende in larga parte dalla politica di coesione europea. Di Antonio Ladu

Teniamo ben presente che senza le risorse europee il Mezzogiorno e la Sardegna avrebbero una quantità di risorse per gli investimenti assolutamente insufficienti, anche perché il Mezzogiorno riceve meno soldi di quanto dovuto per gli investimenti ordinari nazionali.

Le risorse europee sono quindi diventate sostitutive e non aggiuntive delle risorse nazionali.

Relativamente alla Sardegna dobbiamo ricordare che essa riceverà una porzione maggiore dei fondi di coesione.

Nel periodo 2014-2020 l’Isola ha ricevuto dall’Europa 600 milioni del Fondo sociale, oltre a 900 milioni del Fondo per lo sviluppo regionale e a 1 miliardo e 300 milioni del Piano sviluppo rurale. Nel periodo 2021-2027 dovrebbe avere diritto al 30 per cento di risorse in più.

Antonio Ladu

Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano al Liceo Jeanson de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.