In Sardegna, a fronte di un crescente numero di laureati, resta sempre troppa alta la percentuale di giovani che non proseguono gli studi dopo il conseguimento del diploma di Terza Media. L’abbandono scolastico è una piaga sociale legata, prima di tutto, alla povertà.

Quando una famiglia versa in una condizione economica sfavorevole, non riesce a garantire ai propri figli un’istruzione adeguata. Questo crea un circolo vizioso per il quale chi nasce povero, spesso, si ritrova a perpetuare quella stessa condizione da adulto, soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui l’ascensore sociale – ossia quel processo attraverso il quale è possibile migliorare il proprio tenore di vita – pare irrimediabilmente bloccato.

Chi cresce in una famiglia svantaggiata, incontra maggiori difficoltà nello studio e si vede limitare l’accesso a tutta una serie di attività che aiutano a maturare, a formarsi come individui e a relazionarsi agli altri in modo adeguato, coltivando ad esempio interessi come la musica, lo sport, la lettura, i viaggi, non riuscendo in tal modo a nutrire in maniera più costruttiva anche il proprio tempo libero e i rapporti interpersonali.

Tutti fattori che non devono essere ignorati, dato che molti di questi ragazzi rischiano l’emarginazione sociale. Una situazione complessa da affrontare, che alimenta un terreno fertile di potenziali pericoli legati alla violazione della legalità, in ogni sua forma. Condizione che può rivelarsi dannosa non solo per il singolo che delinque ma per ognuno di noi.

C’è anche un altro aspetto che incide sul livello d’istruzione, più trasversale, che prescinde dalle condizioni economiche ed è legato a una questione di mentalità. Ancora oggi, molti non comprendono il vero valore dello studio, le sue ricadute positive sui singoli e, di conseguenza, sulla società.

Le istituzioni tutte, non possono sottovalutare il problema. E i primi ad adoperarsi in questo senso devono essere i comuni, gli enti più vicini alla popolazione. Un sindaco ha il dovere morale di coinvolgere le famiglie con delle iniziative che informino i genitori sui rischi dell’abbandono e sul ruolo determinante che hanno, in questo senso, sul futuro dei propri figli. Un diploma, una laurea, non sono solo dei “pezzi di carta”. Considerarli tali, è diseducativo. Chi amministra deve prendersi cura delle proprie comunità, partendo dai giovani, agevolando la fruizione di biblioteche, ludoteche, musei, impianti sportivi, favorendo attività che possano creare una rete che consenta ai ragazzi di arricchire il proprio percorso formativo e di crescita personale e, soprattutto, di stare lontani da situazioni sgradevoli.

È necessario un lavoro culturale che permetta ai bambini e ai ragazzi di comprendere che lo studio è un dovere, un momento che consente di procurarsi strumenti di intervento diretto sulla società, attraverso la trasmissione di valori e l’acquisizione della capacità di leggere e comprendere la realtà. I titoli di studio non servono solo per un potenziale arricchimento materiale quando si entra nel mondo del lavoro ma rappresentano, innanzitutto, un arricchimento personale.

Apprendere significa imparare ad avere consapevolezza di sé, sicurezza, aumenta l’autostima, migliora i rapporti del singolo con chi lo circonda e permette di migliorare la qualità della vita. L’istruzione è l’elemento che consente di abbattere le differenze tra classi sociali, rende credibili perché aiuta un individuo a esprimere meglio le proprie opinioni, consente di contribuire a rendere il mondo un luogo più sicuro.

Un giovane che abbandona la scuola rappresenta un fallimento per tutti, è il chiaro segnale che lo Stato non fa abbastanza per proteggerlo e che le comunità non si impegnano a sufficienza per tutelare i propri ragazzi.

La campagna elettorale per le prossime regionali è iniziata. Prima di esprimere il voto, non fermiamoci ai nomi dei candidati, pretendiamo di conoscere i loro programmi elettorali e di sapere quali misure vorranno adottare per favorire l’istruzione. Ascoltiamo i loro discorsi per capire se parleranno di riduzione dei costi, di progetti concreti contro la dispersione scolastica e l’abbandono, se proporranno l’agevolazione di attività extrascolastiche, utili per lo sviluppo del processo formativo di ogni ragazzo.

La scuola è il punto da cui ripartire per risollevare le sorti di questo Paese, quelle della nostra regione, soprattutto in un mondo così competitivo come quello di oggi.

Trasformiamo il voto in un valido investimento per il futuro.

Elisa Dettori