Negli ultimi tempi, stiamo assistendo a un’epidemia di odio e rabbia sul web, che infetta la comunicazione rendendola inefficace e, in molti casi, pressoché inutile.

I freni inibitori dell’educazione e del rispetto, sono allentati. Ognuno si sente in diritto di giudicare gli altri, di offenderli e umiliarli senza alcun motivo, rivelando livelli di frustrazione probabilmente mai visti prima.

Gran parte delle responsabilità, in questo senso, sono certamente da imputare a ciò che la televisione è diventata negli ultimi decenni e a come è stata capace di influenzare i costumi sociali, alterando le coscienze degli italiani.

Nata come mezzo di intrattenimento, ai suoi esordi ricopriva anche un forte ruolo educativo. Oggi è sempre di più lo strumento attraverso il quale si anestetizzano le menti e si annichilisce lo spirito critico. Tolta qualche rara eccezione, un modello negativo che entra con estrema facilità nella vita di ognuno di noi e che il web riesce ad amplificare, spesso in modo riprovevole.

La frenesia che caratterizza la società moderna, il lavoro, i problemi quotidiani, inducono molti a desiderare di guardare qualcosa di semplice, che faccia compagnia e non richieda particolari sforzi di concentrazione.

Gran parte dei palinsesti sono occupati dalla cosiddetta “tv spazzatura“ che risponde a queste esigenze e propina programmi leggeri nei quali regnano, però, esibizionismo, ostentazione e povertà di valori. Una tv urlata e cafona, che suscita sempre più interesse, coinvolgendo totalmente soprattutto chi non ha gli strumenti culturali per scindere la realtà dalla finzione e si appassiona a storie prive di senso ma capaci di solleticare la giusta dose di voyeurismo mediatico.

Finito il tempo degli eroi, dei modelli positivi da imitare e dai quali trarre ispirazione, si è passati a riconoscersi in persone di dubbio valore, prive di attitudini, nelle quali chiunque può identificarsi con estrema facilità.

Mi riferisco a ragazze e ragazzi non certo travolti dalle fiamme del sacro fuoco dell’arte e che hanno, come unico sogno, quello di essere ricchi e famosi, diventando tronisti, veline, inquilini della casa del Grande Fratello, figure ritenute ormai “professioni” che, ahinoi, non richiedono nessuna preparazione specifica e nessuna qualità ma soltanto una buona dose di vanità e faccia tosta.

Strumentalizzati da chi per mestiere ha, come unico obiettivo, la ricerca spasmodica di un ottimo risultato di ascolti, sono indotti da autori e conduttori senza scrupoli, ad abbassare sempre di più il livello qualitativo dei contenuti. Ed ecco che attraggono i flirt, i tradimenti, gli scontri violenti, all’ultimo insulto. Il nulla assoluto, il vuoto, l’arte del non saper fare.

Un sistema che consente di guadagnare denaro in modo facile, con il minimo impegno, attira ormai tantissimi giovani che, fin da piccoli, sognano l’effimero. Non studiano, non si preparano, perché consapevoli del fatto che, oggi, nessun talento varrà mai quanto un gran bel colpo di fortuna.

Attualmente, la ribalta appartiene a personaggi che, non avendo nulla da dire, hanno trovato collocazione nei campi dello scompiglio, della lite e dell’offesa più becera, tenendo quell’atteggiamento strafottente di chi sa che ha tutto concesso perché, più le reazioni saranno esagerate e convulse, più si verrà chiamati nelle trasmissioni televisive, diventando beniamini del seguitissimo trash.

Qualcuno obietterà richiamando a programmi basati sul saper fare, ai famosi “talent“, nei quali per emergere si dovrebbe dimostrare (almeno in teoria) di possedere qualche capacità. Invece purtroppo, anche in questi casi le logiche dell’audience prevalgono, finendo per dare spazio al sensazionalismo televisivo, fondato su tutto fuorché sulle abilità.

Peraltro, proprio i talent hanno sdoganato la mancanza di rispetto per l’esperienza e l’autorità degli insegnanti, hanno fomentato invidie per i compagni, una competizione affatto sana e hanno legittimato una sempre più insostenibile arroganza, esercitata nel disperato tentativo di riuscire a mettersi in mostra in qualche modo. Tutti atteggiamenti che si possono ritrovare anche nella quotidianità dell’ambiente scolastico.

La tv è in grado di condizionare il linguaggio, i comportamenti, la vita di chi la guarda. Oggi, ci ritroviamo in una situazione di perfetta omologazione delle ambizioni che diventano sempre più piccole e, potenzialmente, realizzabili.

Chi, bramando il successo, non riesce a raggiungerlo, tende a odiare senza remore chi emerge. Prepararsi richiede impegno e fatica. Molto più semplice entrare sui social e sfogare l’insoddisfazione, demolendo tutto e tutti, in preda a degli inequivocabili raptus di invidia.

Dai reality, dai talent e dal trash in genere, è emerso un nuovo modo di rapportarsi agli altri, nel quale si è persa di vista la linea di confine tra verità, volgarità e miseria umana.

Nel tempo, diversi programmi hanno insegnato a chi li guarda che l’apparenza vale più della sostanza, che per migliorare le proprie condizioni di vita non serve applicarsi, imparare un mestiere, studiare ma conta mettersi in mostra, ancor meglio se dando il peggio di sé. La sincerità, l’essere veri, sono qualità attribuite solo a chi si mostra rozzo e senza quei filtri fondamentali, utili per sapersi comportare in modo civile in società. La delicatezza nel porsi, la tolleranza e il sano bon ton oggi identificano persone false, artefatte. Tutto questo è passato, in modo abbastanza rapido, dalla tv, alla rete e alla realtà. Una realtà distopica, un mondo alla rovescia nel quale i giusti valori non trovano più spazio, pare.

Un mondo che, ricordando il titolo di un vecchio film degli anni “˜70, molti fermerebbero volentieri per poter, finalmente, scendere!

Elisa Dettori