Prendo spunto per questo pezzo da quanto scritto ne La Nuova Sardegna del 20 maggio appena trascorso dal titolo, in prima pagina, “Subito la dorsale del metano”, a cura di Giuseppe Centore. Tale articolo delinea una posizione già decisa dall'Assessora dell'Industria della Regione Sardegna Anita Pili a favore della metanizzazione della Sardegna, attraverso la realizzazione della dorsale principale da nord a sud, sulla quale inserire le varie diramazioni secondarie.

Tale posizione segue quanto già detto da Salvini qualche mese fa: “metanizzare la Sardegna”, con una nuova divisione tra Lega e M5S sul futuro degli investimenti in energia dopo il capitolo del TAP (Trans Adriatic Pipeline, la Dorsale Transadriatica che porterà il combustibile dal Mar Caspio direttamente in Italia approdando sulle coste pugliesi). È, quindi, il turno della metanizzazione della Sardegna, con la discesa in campo della Lega, favorevole, contro il Movimento 5 Stelle.

Aggiungeva il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini “È antistorico che la Sardegna non abbia ancora una rete di distribuzione del metano, mi faccio carico di parlarne con i colleghi al governo”, in un’intervista a La Nuova Sardegna, poi ripresa dalle Agenzie di stampa.

E, ancora, “Penso che l’Italia debba avere più energia e pagarla di meno, soprattutto in un’isola come la Sardegna”.

In un’intervista sempre a La Nuova Sardegna dello scorso luglio, invece, il Ministro M5S alle Infrastrutture, Danilo Toninelli, aveva affermato che quel progetto è “obsoleto e impattante sull’ambiente”.

Il progetto di portare il gas naturale in Sardegna era un punto forte della Strategia Energetica Nazionale (SEN) definita dal Governo Gentiloni, con il pieno sostegno della Regione, che considerava la metanizzazione un passo fondamentale per la sua sicurezza energetica.

L'Assessora Anita Pili, ne La Nuova Sardegna citata, aggiunge “Sto studiando da pochi giorni i dossier e spero di essere chiara su questo e sugli altri punti. Il metano per noi è più che strategico: è vitale. La dorsale che collega l'isola va fatta, non si può prescindere da essa, ma si deve fare con i tempi giusti, insieme ai depositi costieri, altrettanto strategici. Sono favorevole alla dorsale non perchè voglio un'opera pubblica in più, ma perchè essa porta il metano alle imprese e riduce, sin quasi a cancellarlo, il trasporto su gomma del gas”.

Alla domanda del giornalista, a proposito della scadenza prossima del 2025, entro la quale l'Italia ha deciso di uscire dal carbone, tenendo presente che i nostri due poli di Portovesme e Fiumesanto vanno a carbone, se è pensabile abbandonare il carbone entro il 2025, l'Assessora ha risposto “No. Il 2025 è troppo vicino per decidere adesso di chiudere le centrali e avviarne la loro trasformazione a gas. Anche l'Enel vuole prendersi tempo, perchè sa che è impossibile “spegnere” le produzioni sarde. Dialogheremo con il Governo e con Bruxelles, ma nell'immediato le centrali, sino a quando non sarà a regime il complesso sistema di approvvigionamento del metano, devono rimanere”.

Ancora ” Non sono favorevole alle rinnovabili senza limiti, che hanno, comunque, un impatto ambientale importante. L'eolico in mare aperto, come in Olanda, ad esempio, non mi vede favorevole. Oggi, domani magari con i nuovi sistemi di accumulo, il problema non si porrà, serve un temperato equilibrio tra rinnovabili e fossili”.

Al di la che ho già espresso, credo motivandola ampiamente in miei precedenti pezzi, la mia contrarietà alla realizzazione della dorsale del gas, l'Assessora, con le sue posizioni, ci ha fornito le seguenti informazioni:

– sembra non tenere in alcun conto che tutte le proiezioni a livello mondiale danno una forte caduta della domanda di gas a partire dal 2030 e, in molti, nutrono seri dubbi che il sistema di distribuzione del gas, così come lei lo prospetta, possa entrare i funzione prima del 2030;

– vuole mantenere il carbone fino a quando non sarà in distribuzione il gas. Quest'ultima data non la sa nessuno e nessuno si azzarda a fornirla, se non come promessa, come tante se ne fanno oggi. Inoltre, è favorevole alla soluzione prospettata, nel momento in cui, soprattutto i giovani di “Fridays for Future”, ma anche molti scienziati, esperti in tutto il mondo e tutte le COP (Conference Of the Parties) sul clima che ci sono state fino ad oggi, considerano il carbone uno dei maggiori inquinanti;

– dimostra di non tenere in debito conto che il gas, anche nella SEN e nel PEARS (Piano Energetico e Ambientale della Sardegna), deve essere una scelta di transizione e, alla luce delle precedenti considerazioni, avendo un “tubo” come la dorsale un tempo di vita utile di almeno trenta anni, è, come minimo, da incauti considerarla una soluzione di transizione verso le fonti ad energia rinnovabile, senza considerare i possibili scenari da oggi a quella data e dati anche i 600 milioni di euro preventivati per la sua realizzazione, spendibili su altre soluzioni, molto più rapide, con mix energetici a fonti rinnovabili;

– forse confonde l'impatto ambientale con l'impatto paesaggistico e visivo (quest'ultimo molto soggettivo);

– forse non sa che esiste un progetto di infrastrutturazione proposto da Terna, riguardante la dorsale, prevista nel Piano di Sviluppo della Rete, in HVDC (High Voltage Direct Current, che sta per Rete di Trasmissione in Alta Tensione in Corrente Continua) Continente – Sicilia – Sardegna, con eventuale suo potenziamento, in modo da rendere la rete sarda aperta, efficiente e sicura, sia dal punto di vista dell'approvvigionamento che della frequenza di rete;

– forse non sa che oggi è possibile la realizzazione di “Comunità Energetiche” dell'intero territorio a energia distribuita e in autoproduzione, sulla falsariga delle “Oil Free Zone” previste nel Collegato Ambientale della Legge Finanziaria Nazionale 2016 e della Legge n. 12 dell'agosto scorso della Regione Piemonte, che, per prima, le ha istituite in Italia. Con questo sistema sarebbe possibile, se la Regione Sardegna operasse, per esempio, come la Regione Piemonte, che tutti possono diventare produttori e consumatori, in un sistema energeticamente democratico, distribuito e con una forte riduzione dell'impatto ambientale;

– sulle rinnovabili ha una posizione di retroguardia, soprattutto in un momento in cui la tecnologia offre soluzioni valide anche dal punto di vista del mix energetico, delle soluzioni ad energia distribuita e delle reti smart, con la possibilità di fare della Sardegna una “Smart Island”, elettrificando il più possibile tutti i settori. La stessa Regione Sardegna ha, nella passata legislatura, dimostrato lungimiranza e ha finanziato le due “Comunità Energeticamente Sostenibili” di Benetutti e Berchidda, con un progetto che le renderà autonome dal punto di vista dell'energia elettrica . Inoltre, le rinnovabili hanno dimostrato di fornire risultati in tempi stretti, sempre in anticipo rispetto ai tempi previsti dagli esperti, anche nelle situazioni in cui “qualcuno” tenta di bloccarle ad arte.

Per sostenere che la soluzione prospettata dall'Assessora è frutto di un'adesione, quantomeno, acritica e incauta, faccio riferimento ad altre soluzioni, che non si vuole neppure prendere in considerazione e, tantomeno, valutare.

Mi rifaccio a uno studio dell'Istituto Affari Internazionali, pubblicato sul portale di QualEnergia l'11 dicembre 2018 e che rilancia la transizione coal – to – clean ( letteralmente, dal carbone alle tecnologie pulite), senza costruire nuovi impianti fossili, riferito a tutta l'Italia, ma ritengo che possa essere esteso alla Sardegna.

In quell'articolo si afferma, in sintesi, che l’Italia può rinunciare del tutto al carbone entro il 2025 senza investire in nuove infrastrutture a gas, puntando su energie rinnovabili, sistemi di accumulo e controllo della domanda.

Nello studio citato, si parla di una transizione coal – to – clean, in modo da sfruttare solo la capacità di generazione elettrica a gas esistente per non costruire altri impianti alimentati da questo combustibile. Una sorta di exit strategy dalle fossili.

Nel documento si legge che il punto è che l’uscita dal carbone è stata decisa con la SEN nel 2017, strategia che, però, “è stata elaborata su uno scenario di riduzione delle emissioni non in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi (COP 21) e su uno scenario della Commissione europea di riduzione dei costi di tecnologie, come rinnovabili ed efficienza, che sottostima fortemente la significativa discesa dei prezzi degli ultimi anni”.

La conseguenza, chiarisce lo studio, è che la SEN sovrastima il fabbisogno di gas nel mix elettrico, mentre le rinnovabili e gli accumuli, insieme con altre soluzioni, come la gestione intelligente della domanda e nuove interconnessioni elettriche, potrebbero sostituire interamente il carbone mantenendo in sicurezza la rete.

Lo scenario della SEN di phase – out (fase di uscita) completo dal carbone, ricorda l’Istituto Affari Internazionali, prevede investimenti aggiuntivi nel gas per 1,8 miliardi di euro circa, che comprendono la contestata metanizzazione della Sardegna.

Con il rischio, chiarisce lo studio dell'Istituto Affari Internazionali, di trasformare le nuove infrastrutture del gas in stranded asset (investimenti non più ammortizzabili), perché sono diventati poco remunerativi, schiacciati dalla concorrenza delle rinnovabili e dal calo della domanda di gas. Tra l’altro, gasdotti e centrali fossili rischiano anche di “bloccare” nel mix energetico (il cosiddetto effetto lock – in) una fetta consistente di future emissioni di CO2, perché tali infrastrutture, una volta costruite, creano una dipendenza del sistema elettrico dal loro utilizzo, con relative emissioni inquinanti.

La stessa Commissione Europea, dopo aver pubblicato la “Strategia 2050“, punta a un’economia a impatto climatico zero, ripensando completamente il ruolo futuro del gas a livello UE.

L’Istituto Affari Internazionali suggerisce, infine, che l’Italia deve, in particolare:

ripensare l’approccio alle infrastrutture in relazione agli obiettivi di decarbonizzazione al 2050, minimizzando così il rischio di stranded asset;

definire nuove regole per favorire gli investimenti in rinnovabili, tra cui meccanismi di capacità che escludano il carbone e minimizzino i sussidi al gas;

pianificare una nuova rete di protezione per gli occupati che rischiano di perdere il posto di lavoro in seguito alla chiusura dei vecchi impianti;

predisporre una fiscalità ecologica, per disincentivare l’utilizzo di combustibili fossili, anche attraverso un prezzo minimo della CO2 per le quote di emissione sul mercato ETS (Emission Trading System, Sistema di Scambio di quote di Emissione) e una carbon tax per i settori esclusi dall’ETS.

Si stanno già costruendo i depositi costieri e, comunque, nella prima fase il trasporto avverrà su gomma con autocarri criogenici. Nulla vieta la costruzione dei depositi costieri previsti, magari rivedendone i numeri, ma, contemporaneamente, si possono finalizzare soprattutto al bunkeraggio per le navi a GNL, perchè ritengo che la Sardegna deve usufruire di questa potenzialità reale, sia in termini di reddito che di occupazione. Inoltre, si possono individuare, eventualmente e, dopo una più accurata valutazione delle soluzioni alternative, dei depositi satellite per le utenze finali di GNL, con depositi criogenici con vaporizzatore per le utenze industriali e i trasporti pesanti.

Le soluzioni alternative esistono e consentono una transizione più rapida, ma si continua a insistere su soluzioni di dubbia validità dal punto di vista delle sostenibilità economica, ambientale, paesaggistica, energetica e di quella sociale.

Sulla possibilità che venga accelerato il processo di decarbonizzazione, cito la risposta di Greta Thunberg, la sedicenne che ha fortemente contribuito alla nascita del Global Climate Strike For Future (Sciopero Globale sul Cambiamento Climatico per il Futuro), in una intervista su Sky TG24, al giornalista, che le chiedeva “Cosa ne dici degli adulti, sono tuoi alleati o nemici?”:

“Dipende dai casi. C’è una forte divisione. Molti adulti sono dalla nostra parte, ci aiutano. Molti altri stanno cercando di ostacolarci, di fare tutto ciò che è in loro potere per fermarci. Credo che le generazioni passate abbiano fallito nell’affrontare questa tematica. Perciò noi, come nuove generazioni, dobbiamo far in modo che rispondano delle loro azioni”.

Io ho molta fiducia nell'impegno delle nuove generazioni, che anche oggi, venerdì 24.05.2019, con il Friday for Future scioperano perchè nei prossimi dodici anni gli adulti operino per diminuire le emissioni climalteranti, in modo che la temperatura nella terra sia mantenuta entro 1,5 °C di aumento rispetto al periodo preindustriale.

Con un secondo pezzo proverò a confutare la posizione dell'Assessora Pili, inquadrando la problematica da un punto di vista sociologico – antropologico.

Con successivi pezzi tornerò, ampliandole, sulle mie posizioni espresse in precedenti pezzi, per esplicitare una proposta sul sistema energetico regionale.

 

Giampiero Vargiu

Laureato in Ingegneria elettrotecnica all'Università di Cagliari nel 1980. Sindaco del Comune di Villagrande Strisaili dal 1995 al 2000. Socio della Societ di Ingegneria TEAM SISTEMI ENERGETICISRL, che ha sede operativa a Oristano e opera in tutta la Sardegna. Esperto in efficienza energetica e fonti di energia rinnovabili.