Oggi, dai grandi marchi alle semplici persone comuni, tutti sentono l’esigenza di esporsi a un pubblico, attraverso i social media.

In questo ambito, sono nate anche delle nuove figure professionali. Tra coloro che fanno già parte del mondo dello show business nazionale e internazionale o tra persone che conducono una vita cosiddetta “normale”, assistiamo quotidianamente alla nascita di nuovi fenomeni del web che, spesso senza reali capacità, diventano degli “influenzatori”, ossia persone in grado di condizionare gusti, pensieri e azioni di chi li segue.

Internet è diventato così uno strumento estremamente competitivo. Il dover subire il successo degli altri, senza riuscire a conseguirne uno proprio, il dover assistere alla vita dorata di personaggi ricchi e noti, mentre non si riesce ad arrivare alla fine del mese, hanno alimentato astio e vera e propria rabbia in chi vorrebbe vivere una vita agiata e spensierata ma non può.

Quest’odio, spesso organizzato in piccoli “eserciti del web”, radunati in gruppi ai quali si iscrivono persone che condividono le stesse idee, buone o cattive che siano, viene espresso quotidianamente non più solo nei confronti di personaggi famosi ma anche verso chiunque sia o si mostri in qualche modo diverso da chi, quello stesso odio, lo manifesta.

Da un lato abbiamo il semplice esibizionismo mediatico fine a se stesso. Dall’altro troviamo invece noia, frustrazione, mancanza di educazione al rispetto. Sentimenti e modi di essere e fare, che sentono l’esigenza di trovare sfogo in un modo rapido esemplice.

In realtà, l’odio sempre esistito, oggi ha solo trovato un nuovo modo di comunicare, attraverso un mezzo che lo amplifica e lo moltiplica, riuscendo ad arrivare in tempo reale a tantissime persone nelle quali trova sostegno e incoraggiamento. Estendendosi, sempre più spesso, anche nella vita reale, purtroppo.

Come ci si difende, dunque, dall’imperante violenza nei social? Ecco due opinioni agli antipodi:

  1. Reagendo a difesa della verità – Elisa Dettori

Attraverso i social, internet è diventato un rifugio perfetto dove individui aggressivi possono contribuire a distruggere altre persone e a minare la serenità collettiva.

Tanti, troppi, i casi di cyberbullismo, fatto di attacchi feroci e costanti anche verso le categorie più deboli della società. Diffuso soprattutto tra i giovani, il cyberbullismo demolisce la reputazione con vasta eco, poiché i contenuti offensivi possono essere condivisi e diffusi su larga scala, in tempi rapidissimi.

Per fortuna oggi, il fenomeno individuato e riconosciuto, può essere contrastato per vie legali che consentono una tutela alle vittime, anche se in misura non ritenuta ancora soddisfacente.

Al di là di questo, resta però aperto un dibattito su come ci si possa comportare, individualmente, quando ci si trova di fronte, in maniera diretta e indiretta, a fenomeni di questo tipo e rilevanza. È giusto rispondere oppure no?

La violenza nasce sempre dalla mancanza di elementi che vanno ricercati nelle vite dei singoli e può essere contrastata solo attraverso un percorso culturale ed educativo, avviato soprattutto nelle scuole, rivolto a una maturazione del concetto del rispetto di sé e degli altri. Ma, premesso questo, cosa resta da fare ai singoli utenti che leggono post offensivi e denigratori?

C’è chi sostiene che le armi migliori siano il silenzio e l’indifferenza perché, anche rispondere con buone parole a un post negativo, contribuisce comunque a dargli risalto. C’è invece chi, come me, ritiene sia giusto intervenire. Tralasciando commenti meramente provocatori e non argomentati, credo che ogni persona dotata di buonsenso e buone intenzioni, abbia il dovere morale di inserirsi in certe discussioni, provando a dare informazioni corrette, mirate e ponderate, che possano invitare alla riflessione e ad assumere toni bassi e contenuti.

Anche l’indifferenza e il lasciar credere che tutto sia lecito, accrescono la violenza negli altri. Mentre, in noi, alimentano quell’insensibilità nei confronti della sofferenza nostra e altrui, che inibisce l’amor proprio, il senso di solidarietà verso gli altri e, alla fine, disumanizza.

  1. Con il più assordante dei silenzi – Riccardo Scintu

In un contesto in cui si è letteralmente bombardati di informazioni, gli algoritmi che ne regolano il traffico mettono in maggiore evidenza i post per i quali le reazioni sono di numero maggiore.Per questo motivo molto spesso i post virali sono quelli che colpiscono in negativo, quelli per i quali sentiamo di dover reagire e inopinatamente reagiamo.

Quando rispondiamo indignati a un post razzista, omofobo, demonizzante, non facciamo altro che rafforzare quel post, alimentarlo nella rete. I toni del post diventano i toni predominanti, costituiscono nell’immaginario collettivo l’opinione pubblica prevalente.

Dobbiamo convincerci invece, come ne siamo convinti in relazione a quello che vediamo in televisione, che i social non descrivono la realtà per come è, ma ne è una rappresentazione estremizzata. Per utilizzare categorie di un passato che non ritornerà, per ogni post inqualificabile esiste una maggioranza silenziosa che non la pensa in quel modo.

Come si disinnesca, dunque, la violenza? Con il silenzio, credo. Un post senza commenti sparisce dalla vista, è come un urlo al vento, non fa presa, non colpisce. È il pensiero stolto di una persona ignorata.

Dovremmo evitare, dunque, di lottare pubblicamente contro gli istigatori d’odio. Dovremmo segnalarli agli amministratori delle pagine e dove necessario alle autorità competenti, poi ignorarli e farli macerare nel proprio inqualificabile odio.

 

In conclusione, gestire l’odio e la violenza sul web non è semplice, così come non lo è nella vita reale. In entrambi i casi, le reazioni possono essere le stesse, a seconda del carattere e della volontà di chi recepisce messaggi inopportuni. Ci si può battere sul campo dei valori e delle idee, tentando un confronto che, attraverso il dialogo, porti a una mediazione o si può decidere di selezionare le persone con le quali relazionarsi, creando degli spazi nei quali esprimersi in modo diverso, pulito e sereno, senza dare risalto a chi prova a incidere negativamente sulle nostre vite.

Qualsiasi atteggiamento si decida di assumere, sarebbe importante riuscire a superare la rabbia, la meschinità e la negatività di chi non accetta il rispetto dell’altro come valore fondamentale nella vita di ciascuno, cercando di valorizzare invece gli aspetti positivi di ciò che osserviamo, perché è solo affrontando in maniera positiva e propositiva i problemi che le persone migliorano e con esse le società di cui fanno parte. Con l’apertura al posto della chiusura, con l’ascolto al posto delle urla, con il rispetto dell’altro al posto del disprezzo.

Elisa Dettori

Riccardo Scintu