Nel polverone sollevato dai demagoghi di turno il nemico è l‘Europa che ha lasciato sola l’Italia ad affrontare il problema dei migranti.

Il che è molto efficace dal punto di vista elettorale, ma è controproducente dal punto di vista dei risultati perché, se si vuole che il problema dei migranti diventi un problema europeo, bisogna fare alleanze con chi condivide questo obiettivo e contrastare chi vuole sottrarsi completamente ai propri obblighi.

Iniziamo quindi col dire che l’Europa non è un’entità indistinta. I soggetti principali sono tre: il Consiglio europeo formato dai Capi di Stato o di Governo dell’Unione, il Parlamento e la Commissione europea.

Che ruolo hanno giocato finora questi tre soggetti rispetto a due questioni fondamentali come la riforma del Trattate di Dublino e i ricollocamenti?

Trattato di Dublino

In sostanza, il regolamento di Dublino stabilisce che la richiesta di asilo deve essere gestita dal primo paese dell’Unione in cui il migrante ha messo piede. Si tratta indubbiamente di un meccanismo che oggi svantaggia i paesi mediterranei di prima accoglienza.

Nel novembre 2017, dopo anni di negoziati, il Parlamento europeo aveva approvato una proposta di riforma molto ambiziosa

Nel quadro della riforma, il Paese in cui un richiedente asilo fosse arrivato per primo non sarebbe stato più automaticamente responsabile del trattamento della domanda di asilo. I richiedenti asilo sarebbero stati invece ripartiti tra tutti i Paesi dell'Unione europea e sarebbero stati ricollocati in un altro Stato membro rapidamente e in maniera automatica.

I Paesi UE che non avessero accolto la propria quota di richiedenti asilo avrebbero rischiato secondo la proposta dei deputati, di veder ridotto il loro accesso ai fondi UE.

Perché non è passata la proposta del Parlamento europeo?

È il Consiglio che ha fatto marcia indietro proponendo un testo di compromesso presentato dalla presidenza bulgara del Consiglio dell’Unione, addirittura peggiorativa rispetto allo status quo.

Veniva infatti eliminata la componente automatica dei ricollocamenti, mentre le quote venivano basate su impegni volontari da parte degli stati membri. Il nuovo testo avrebbe anche eliminato le sanzioni a chi rifiutava i migranti, sostituendole con un contributo per chi superava la quota prevista.

I ministri dell’Interno dell’UE hanno respinto il compromesso della presidenza bulgara sulla riforma del trattato di Dublino.

Ora la partita si gioca al Consiglio europeo di fine mese.

Ricollocamenti

In merito ai ricollocamenti la Commissione europea aveva tentato di stabilire meccanismi automatici (basati su parametri oggettivi) per la ripartizione di richiedenti asilo e rifugiati sul territorio europeo.

Il Consiglio aveva deciso invece per la negoziazione di quote diversificate, stabilite in accordo con i singoli paesi.

Il risultato è stato che molti stati prima hanno ottenuto quote bassissime, poi hanno di fatto rifiutato di applicare il programma.

Stato di avanzamento dei ricollocamenti di migranti da Italia e Grecia nei paesi UE

(Decisione del Consiglio (UE) 2015/1601 del 22.9.2015)

Paesi Ue

Obiettivo stabilito

nel 2015

Ricollocamenti al 7.3.2018

Stato di avanzamento

Germania

27.536

10.282

37,3%

Francia

19.714

4.944

25,1%

Svezia

3.766

3.047

80,9%

Paesi Bassi

5.947

2.724

45,8%

Finlandia

2.078

1.981

95,3%

Portogallo

2.951

1.532

51,9%

Spagna

9.323

1.358

14,6%

Belgio

3.812

1.169

30,7%

Irlanda

600

888

148,0%

Romania

4.180

728

17,4%

Lussemburgo

557

549

98,6%

Lituania

671

384

57,2%

Lettonia

481

328

68,2%

Slovenia

567

253

44,6%

Malta

131

168

128,2%

Estonia

329

147

44,7%

Cipro

320

143

44,7%

Croazia

968

82

8,5%

Bulgaria

1.302

60

4,6%

Austria

1.953

39

2,0%

Slovacchia

902

16

1,8%

Rep. Ceca

2.691

12

0,4%

Ungheria

1.294

0

0,0%

Polonia

6.182

0

0,0%

Totale

98.255

30.834

31,4%

Fonte: Com(2018) 250 del 14.3.2018

Ben pochi paesi hanno rispettato gli impegni presi ma particolarmente scandalosa è la condotta dell’Austria, della Slovacchia, della Repubblica Ceca, dell’Ungheria e della Polonia. Questi ultimi due paesi non hanno ricollocato neanche un migrante.

Come mai Salvini attacca Francia, Malta, Spagna, Germania ma non chiede conto del loro comportamento a questi paesi?

Forse l’obiettivo finale della Lega è quello del blocco delle coste, del respingimento di tutti i migranti e non l’accoglienza con l’apporto solidale degli altri paesi europei.

Se, come ufficialmente viene dichiarato dal Governo, l’obiettivo fosse il secondo, L’Italia dovrebbe cercare le alleanze per riaprire il negoziato sulla base della proposta del Parlamento UE, sulla quale potrebbe trovare l’assenso dei paesi dell’Europa occidentale e meridionale in modo da superare la resistenza dei paesi dell’ESt dell’Est.

Se ogni possibilità di modifica del trattato dovesse fallire, la responsabilità non sarebbe in astratto “dell’Europa“, non del Parlamento e della Commissione, ma dei paesi guidati da partiti nazionalisti e xenofobi.

Antonio Ladu

Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano al Liceo Jeanson de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.