È di questi giorni la notizia dell’ennesimo atto, non certo civile, compiuto ai danni della nostra splendida natura. Uno di quelli che ormai, purtroppo, non suscitano nemmeno più il dovuto sdegno. Secondo i quotidiani che si sono occupati dell’accaduto, dei locali hanno lavato le proprie stoviglie in prossimità delle acque termali di Fordongianus, riversandovi sporcizia e detersivo.

Protagonisti della vicenda dei sardi che, come si evince dai vari articoli che hanno riportato l’episodio, ricordano più o meno vagamente quei nostri conterranei pronti a vomitare bile contro i turisti che sporcano o addirittura “disturbano” la quiete dei pacifici abitanti e severi nel fare la morale a chi decide di passare qualche giorno di vacanza nella nostra terra ma che, nel contempo, sono altrettanto abili nel non sottoporsi mai a un sano esame di coscienza che li porti a valutare in modo oggettivo i comportamenti scorretti che loro stessi assumono. Anzi, se invitati a mostrare un senso di responsabilità rispondono con tracotanza di essere a “casa propria” e di poter agire come meglio credono. Come se l’essere nati in un luogo possa in qualche modo legittimare ciò che, in realtà, è solo deprecabile.

Si dovrebbe comprendere che atteggiamenti come questi rappresentano un pessimo biglietto da visita per una Regione che, forse più di altre, ha il dovere di preservare un inestimabile patrimonio naturalistico e ambientale e ha inoltre un disperato bisogno degli introiti derivanti dal turismo. Brutta figura anche per i suoi abitanti, tutti, sia quelli che tendono ad agire in modo scorretto, sia quelli che fanno finta di non vedere ciò che accade, anziché sentire addosso il dovere di prendersi cura dei propri territori, preservandoli, amandoli e condannando chi li deturpa.

Ancora una volta, i sardi più consapevoli si ritrovano costretti a provare un profondo senso di imbarazzo a causa dei propri corregionali che mostrano poco rispetto nei confronti delle bellezze di cui possono godere e che sono i primi a compiere azioni come quelle viste in prossimità delle antiche terme oristanesi o a buttare i sacchi della spazzatura nelle cunette, a sporcare parchi, piazze, boschi, spiagge, salvo poi aggredire i visitatori, in alcuni casi per un nonnulla.

Avere la decenza di rispettare ciò che è pubblico, talvolta pare un'impresa titanica. Ogni tanto mi viene il dubbio che a certe persone sfugga perfino la differenza tra bene pubblico e bene privato.

Qual è il significato della frase che allude alla possibilità di poter fare ciò che si vuole perché si è a casa propria, pronunciata in risposta a un turista dotato di coscienza civica che prova a infondere un po’ di sensibilità in chi ne è evidentemente privo?

No, signori, quella non è casa vostra. È casa di tutti, compresa la mia, cittadina onesta e a modo che come tanti altri, per fortuna, non penserebbe mai di sfregiare i luoghi in cui è nata, cresciuta e vive. Per educazione e per gratitudine verso ciò che, dagli stessi, ha ricevuto e riceverà.

L’incuria nei confronti della propria terra è insopportabile. L’atteggiamento di chi non comprende, nemmeno di fronte a un civile richiamo, quale sia l’entità del danno che sta arrecando alla natura e alla stessa immagine della propria Isola, è da condannare fermamente.

Il fastidio che provo nel leggere sul web dei commenti che minimizzano ogni volta certe azioni con frasi come “si è sempre fatto cos씝 o “i turisti tornino a casa loro, a casa mia faccio quello che voglio”, è incalcolabile.

Chi vive nella convinzione che il rispetto gli sia dovuto ma non debba essere concesso, non merita nessuna giustificazione.

 

Elisa Dettori